In un precendente articolo ho sostenuto che le scelte di molti organismi finanziari internazionali, e in particolare dell’EBA, piú che rassicurare gli operatori economici e l’opinione pubblica sembrano alimentare il circolo vizioso della paura che é il maggiore ostacolo al superamento dell’attuale fase di difficoltá sistemica delle economie occidentali mature. Il tema della crescita sta guadagnando terreno rispetto a quello della semplice messa in sicurezza dei conti pubblici poiché solo una economia capace di superare velocemente le fasi negative del ciclo economico e quelle che “tecnicamente” sono definite recessive, puó assicurare alle banche opportunitá di investimenti remunerativi.
Per altro, la crescita non é fattore esogeno alle scelte e ai comportamenti delle banche, ma oltre che dalle politiche economiche dei governi nazionali o dagli organismi sovranazionali (Consiglio Europeo, Eurogruppo, G8, G20 etc.) é fortemente influenzata dalle scelte che esse compiono. Se il criterio diventa quello di minimizzare o ridurre il rischio finanziario e di massimizzare i proventi e gli utili da semplici transazioni di prodotti finanziari e di mantenere la liquiditá presso la BCE con depositi over night, la possibilitá dei diversi Paesi di riprendersi sará limitata o ritardata.
Si é affermato che il piú importante patrimonio di una banca é costituito dalla qualitá della propria clientela, sia di quella che chiede prestiti sia di quella che deposita fondi. Concentrandosi sulla prima categoria si ricorda che uno dei principi fondamentali dell’economia aziendale afferma che “la capacitá di reddito determina la capacitá di credito”. E’ il principio che ha sostenuto in Italia lo sviluppo di un diffuso tessuto di piccole e medie imprese sostenute da banche di credito cooperativo e da altre banche locali. E’ il principio che ha favorito le esplosioni della silicon valley e di situazioni analoghe di altre aree negli Stati Uniti e in molti altri Paesi del mondo nei quali sono state attivate istituzioni finanziare che hanno finanziato idee innovative piú che prestiti sub prime per la costruzione di case risultate poi invendute o al di sopra delle possibilitá e della capacitá di reddito dei proprietari.
In conclusione si puó dire che una “autoritá realmente competentente”, piú che ai quozienti patrimoniali e di leva finanziaria delle banche, che comunque dovrebbero essere monitorati, senza diventare il mantra o gli obiettivi primari, dovrebbe definire indirizzi e promuovere politiche che inducano le banche europee a ritornare a svolgere la funzione di banche e non quella di intermediazione di prodotti finanziari. Banche nelle quali il numero di persone impegnate nella valutazione, a vari livelli della catena decisionale, delle prospettive di redditivitá della propria clientela sia superiore al numero delle persone impegnate a calcolare giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto se certe operazoni consentano alla banca di guadagnare lo 0,01% a seguito di operazioni di acquisto e vendita di titoli di Stato, azioni, pubblicazioni e altri prodotti finanziari. Persone dotate di adeguata professionalitá, che se non esistono o sono state perse vanno promosse con la formazione, in grado di “trovare e proporre soluzioni per rispondere alle richieste di finanziamento di imprese e di famiglie”, facendo correre qualche rischio alle banche ma creando anche opportunitá di redditivitá solida e di lungo periodo per esse.
Dalla esperienza quotidiana di tantissime piccole e medie imprese e di famiglie che chiedono mutui sembra invece che oggi le banche siano diventate nemiche dei propri potenziali clienti poiché gli addetti agli sportelli sembrano avere un mandato dominante: spiegare alla maggior parte di loro le ragioni per cui il credito non puó essere concesso, o concedere credito solo a coloro che non ne hanno un reale bisogno.
Svolgere veramente la funzione della banca integrata con e a sostegno dell’economia reale, e non funzionale all’economia puramente finanziaria e agli operatori-speculatori, significa avere conoscenza delle persone, delle imprese, del contesto socio economico in cui queste ultime operano. Uno sviluppo solido e duraturo puó essere generato da una capacitá competitiva radicata in un contesto istituzionale e sociale nel quale esistono anche forti relazioni di collaborazione e di solidarietá (economica e non solo etica) tra i diversi soggetti.
Lo sviluppo economico non é determinato dall’azione di “mercati” anonimi ma da mercati che sono costituiti da scelte e da comportamenti di imprese che accettano le sfide della concorrenza e che non cercano il facile successo da posizioni di rendita o da comportamenti di concorrenza sleale. Imprese vitali sono quelle nelle quali operano persone dotate di professionalitá, volontá di migliorare la propria condizione economica e sociale insieme ad altre persone dotate di sinceri valori etici e di comportamenti coerenti.