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Bonus in busta paga, come cambierà lo stipendio nel 2025? Ecco chi guadagna e chi perde con la nuova legge di Bilancio

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La Manovra per il 2025 porterà significativi cambiamenti nella busta paga degli italiani, in particolare per i lavoratori con redditi annui lordi compresi tra 35mila e 40mila euro. A partire dal primo gennaio 2025, spiega Il Corriere della Sera, circa 1,3 milioni di dipendenti beneficeranno di un bonus in busta paga, finora riservato esclusivamente a chi guadagna meno di 35 mila euro. Di conseguenza, questi ultimi dovranno accontentarsi di incrementi modesti, dato che il bonus era già attivo l’anno scorso.

Attenzione: non è tutto oro ciò che luccica. La nuova formula per il taglio del cuneo fiscale (il calcolo si basi sul reddito complessivo, non solo su quello da lavoro), insieme alle modifiche alle detrazioni, potrebbe ridurre, se non addirittura annullare, i vantaggi attesi.

Aumenti in busta paga per i redditi tra 35mila e 40mila euro

Le simulazioni effettuate dal ministero dell’Economia indicano che i vantaggi per i lavoratori con redditi di 35mila euro ammonteranno a circa 1.000 euro all’anno, equivalenti a 83 euro al mese. Per chi guadagna 38mila euro, il guadagno sarà di 687 euro annui (57 euro al mese), mentre per i lavoratori con un lordo di 40mila euro, il vantaggio si attesterà a 460 euro all’anno (38 euro al mese).

Busta paga 2025: come cambia il bonus per i redditi inferiori a 35mila euro

Per i lavoratori con un reddito inferiore a 35mila euro, come anticipato, le novità sono limitate. Sebbene il bonus fosse già previsto nel 2024, ci sarà una lieve variazione: ad esempio, chi percepisce 25mila euro beneficerà di un incremento di 119 euro all’anno, che si traduce in meno di 10 euro al mese. Questa modifica deriva dal fatto che il bonus cambierà la sua natura: attualmente è frutto di un abbattimento dei contributi (7 punti percentuali per redditi fino a 25mila euro e 6 punti per quelli tra 25mila euro e 35mila euro), il che riduceva le entrate per l’Inps e creava un’elevata tassazione per chi si avvicinava alla soglia dei 35mila euro. A partire dal 2025, il bonus diventerà strutturale e si configurerà come una somma proporzionale al reddito: il 7,1% per i redditi fino a 8.500 euro, il 5,3% tra 8.500 e 15mila euro, e il 4,8% tra 15mila e 20mila euro. Al di sopra di 20 mila euro, fino a 32 mila, si prevede una detrazione d’imposta di 1.000 euro, che inizierà a diminuire oltre i 32 mila euro e si azzererà a 40 mila.

Questi nuovi bonus non influenzeranno il calcolo del reddito ai fini Irpef; quindi, non aumenteranno l’importo su cui si pagano le tasse, ma le limitazioni e le modifiche potrebbero ridurre i vantaggi rispetto al sistema precedente.

Chi ne paga le conseguenze? I redditi superiori a 75mila euro

La categoria più colpita dalla Manovra sarà quella dei lavoratori con un imponibile oltre i 75 mila euro (circa 3.500 euro netti al mese). Nonostante il numero di contribuenti in questa fascia sia relativamente ridotto (circa 1,3 milioni, ovvero il 3% del totale), la legge di Bilancio prevede una significativa restrizione delle detrazioni, ad eccezione di quelle per spese sanitarie. Questa misura mira a generare un risparmio di circa un miliardo di euro, con un impatto medio di 769 euro di minori detrazioni per ciascun contribuente con redditi superiori a 75mila euro.

A partire dal 2025, coloro che superano questa soglia saranno soggetti a un limite di spese detraibili fissato a 14mila euro, che scenderà a 8.000 euro per chi dichiara oltre 100mila euro. È importante notare che questi limiti massimi si applicano solo ai contribuenti con almeno tre figli a carico; per gli altri, i tetti si ridurranno, arrivando a dimezzarsi per chi non ha figli.

Il nuovo calcolo del cuneo fiscale: chi ci perde?

Secondo uno studio tributario di Timpone, riportato da La Stampa, il nuovo metodo di calcolo del cuneo fiscale potrebbe comportare perdite per molti lavoratori. In particolare, coloro che guadagnano tra 15mila e 40mila euro potrebbero vedere una riduzione tra 82 e 1.080 euro lordi se si hanno altre entrate, come affitti, assegni di invalidità parziale, pensioni anticipate o prestazioni occasionali. I più colpiti saranno i lavoratori con redditi compresi tra 32mila e 40mila euro, per i quali i vantaggi promessi si riducono a una manciata di pochi euro e potrebbero annullarsi del tutto se si hanno altre fonti di reddito. “Le misure appaiono studiate per limitare e assottigliare i potenziali beneficiari e consentire un risparmio allo Stato”, conclude Timpone.

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