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Bond magic moment: il successo dell’emissione Eni scatena la corsa alle obbligazioni come polizza anti-recessione

FIRSTonline

Tutti pazzi per i bond? I segnali di euforia non mancano. Dal primo gennaio il future sul Btp sale di un buon 8 per cento in linea con il recupero dei Bund: una bella rivincita dopo le traversie del 2022, l’anno più nero. Certo, Piazza Affari per ora non è da meno: alla vigilia della stagione degli utili delle banche (si comincia con Unicredit martedì 31) la crescita media dell’indice principale sfiora il 10 per cento. 

Bond: per gli analisti il 2023 sarà l’anno della riscossa

Ma a favore delle obbligazioni giocano sia le dimensioni del mercato che il gradimento degli esperti. Il recente successo delle obbligazioni Eni al 4,30% ha confermato l’esistenza di una robusta richiesta del mercato retail, per niente scoraggiato dai pessimi risultati dello scorso anno: più di 300 mila risparmiatori in fila per una richiesta complessiva superiore ai 10 miliardi, cinque volte tanto l’offerta. Un grande successo, favorito dal taglio “popolare” (minimo di 2mila euro contro i 50-100 mila euro per le emissioni rivolte agli operatori istituzionali). 

Una volta tanto, poi, l’orientamento dei cassettisti riscuote il consenso dei professionisti. Se esiste più di un dubbio sulla tenuta del mercato azionario nel prossimo futuro, a fronte della prudenza predicata dalle banche centrali, gli osservatori sono unanimi nel sostenere che la riscossa delle obbligazioni è appena cominciata. Le ragioni? Semplice. Sia che l’Europa possa limitare i danni alla crescita grazie alla discesa dei prezzi dell’energia e di altre materie prime, sia che si materializzi il rischio recessione, è probabile che le banche centrali saranno in grado di mettere l’inflazione sotto controllo

Di riflesso, si legge in un report di Schroders, sta per concretizzarsi “un contesto molto interessante per il reddito fisso dal punto di vista delle valutazioni”. Una volta che gli operatori di mercato inizieranno a dare meno peso all’inflazione e a confrontarsi con il deterioramento del contesto di crescita, si realizzerà “un ottimo potenziale di rendimento in tutti i mercati globali del reddito fisso”. 

Non è diverso il consiglio dei Guru di Ubp. “A nostro avviso – scrive il Cio Mikhael Loik – i multipli azionari sono ancora troppo elevati. Soprattutto in un momento in cui gli strumenti a reddito fisso offrono rendimenti interessanti con un rischio molto minore rispetto alle azioni. Di conseguenza, dopo aver aumentato tatticamente l’esposizione per beneficiare del rally del mercato ribassista, siamo recentemente usciti dall’azionario per acquistare obbligazioni high yield a breve scadenza”.  

Perfino Alessandro Fugnoli, in genere cauto e problematico nelle indicazioni d’acquisto, non nutre dubbi, Dopo aver raccomandato prudenza nei confronti del mercato azionario, lo strategist di Kairos sottolinea che “I bond possono e devono essere acquistati subito anche per la riacquistata funzione di copertura rispetto al rischio di una recessione” come non è avvenuto lo scorso anno.

Bond: nel 2023 una tempesta che non si vedeva dal ‘69

Tra le cose peggiori che il 2022 ha riservato agli investitori, commentano gli esperti di Rbc Blue Bay c’è stata infatti “l’inversione della correlazione tra azioni e bond”. È venuta meno la relazione tradizionale 40/60 tra le due classi di investimento, garanzia da sempre del giusto mix tra rischio e sicurezza. Al contrario, muovendosi nella stessa direzione al ribasso, le due asset class hanno infatti smesso di fungere da ammortizzatori reciproci. Sull’equity hanno pesato inflazione, tassi al rialzo e tensioni geopolitiche, sulle obbligazioni si è abbattuta la stretta monetaria sostanziosa e repentina imposta dalle banche centrali”. Una sorta di tempesta che dal 1929 è avvenuta solo altre tre volte: nel 1931, nel 1941 e nel 1969. 

Bond: pericolo volatilità, privilegiare asset difensivi

Ma adesso, a mano a mano che l’attenzione dei mercati si sposta dai timori di inflazione a quelli di recessione, la correlazione tra rendimenti obbligazionari e azionari è destinata a tornare negativa. Con un’avvertenza: complici le tensioni geopolitiche, dall’Ucraina a possibili crisi tra Usa-Cina, il vero pericolo è la volatilità, che inciderà sugli utili aziendali. Di qui il consiglio di continuare a privilegiare asset difensivi rispetto a quelli ciclici e sensibili alla crescita fino a quando non si inizierà ad intravedere il punto di minimo della recessione e la successiva ripresa: meglio l’obbligazionario core e il credito di alta qualità che offrono un reddito relativamente sicuro. In attesa di incassare un premio nel caso che, nel 2024, la guerra al carovita sia vinta una volta per tutte. E i tassi abbiano intrapreso la via della discesa come prevede Olivier Blanchard. L’economista più seguito al mondo è convinto che, una volta superate le emergenze, si tornerà ai tassi bassi perché le economie “sono troppo deboli per permettersi rendimenti adeguati”. Ben venga intanto la mania dei bond. Sperando che Eni abbia fatto scuola.

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