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Bond e azioni: la distanza si riduce dopo la tempesta nata dal crack della Svb. L’opinione di Fugnoli (Kairos)

Kairos

Prima la Silicon Valley Bank, poi la Signature Bank. Dopo 48 ore di tumulti, la tempesta sui mercati sembra rientrata, con gli investitori che rivolgono ora lo sguardo verso le banche centrali sperando che quanto accaduto porti i falchi verso più miti consigli. Ma da dove arriva la crisi che stanno vivendo alcune banche americane? “Ci sono errori delle banche, che hanno investito in strumenti a lungo termine che con il rialzo dei tassi hanno perso valore”. e c’è un’evidente carenza di vigilanza da parte dei regolatori. ”, spiega Alessandro Fugnoli nell’ultima puntata del suo podcast “Al 4° Piano”

Gli errori fin qui citati però, secondo lo strategist di Kairos, non sono gli unici. All’elenco bisogna aggiungere la “fuga dei depositanti dai rendimenti vicini a zero offerti dalle banche verso i rendimenti molto più interessanti offerti dai titoli del Tesoro brevi”. Un’emigrazione che fino ad oggi non ha preoccupato le banche, ma che, se assumesse dimensioni più elevate, potrebbe costringere gli istituti interessati a liquidare i loro titoli in perdita, erodendo il capitale.

Fino a questo momento, sottolinea Fugnoli, la risposta della Federal Reserve e del Tesoro americano a una crisi che ha fatto tremare i polsi a molti investitori, facendo riaffiorare il fantasma Lehman Brothers, è stata molto rapida: sono stati offerti alle banche prestiti a condizioni estremamente generose e salvati i depositanti delle banche in crisi. “Questa risposta intende ridare fiducia e rallentare il processo di fuga dei depositanti. Probabilmente sarà efficace. Resteranno però aperti due problemi”, commenta l’economista.

I due problemi della crisi delle banche americane

Il primo problema, secondo Fugnoli, riguarda il fatto che solo i depositi fino a 250mila dollari sono fino a questo momento garantiti. Il secondo è che il divario tra i rendimenti sui depositi e quelli dei titoli di stato dovrà ridursi. In caso contrario le banche si ritroveranno presto o tardi in una crisi di liquidità. Da qui potrebbe nascere un ulteriore problema: “aumentare il rendimento dei depositi ridurrà però i margini delle banche, già colpiti dalla curva dei tassi invertita”, avverte.

Si riduce la distanza tra bond e azioni

Fino a oggi, il ciclo di rialzi dei tassi ha colpito molto più l’obbligazionario dell’azionario, creando “una sopravvalutazione evidente dell’equity rispetto ai bond”, segnala Fugnoli. Questa distorsione però comincia a ridursi, facendo recuperare terreno ai bond e deprimendo l’azionario. “Per un portafoglio bilanciato questi movimenti si compensano tra loro, a condizione che la parte obbligazionaria sia investita in strumenti a medio-lungo termine, consiglia lo strategist, che aggiunge: “un supporto importante per l’azionario potrà venire dalla politica monetaria se la Federal Reserve interromperà prima del previsto il ciclo di rialzo dei tassi e starà ferma qualche mese per osservare la situazione”.

Gli occhi di tutti sono ora puntati sulla prossima riunione in programma il 22 marzo. 

“Sarà importante, per la Fed e per i mercati, guardare l’andamento dell’inflazione”. Il 14 marzo sono arrivate le prime buone notizie: i prezzi a febbraio sono cresciuti dello 0,4% rispetto a gennaio. Il dato “core”, ovvero quello depurato dalla componente dei prezzi dei beni alimentari ed energetici, è aumentato dello 0,5%, contro attese per un rialzo dello 0,4%. Su base annuale, il dato generale ha messo a segno un +6%, il più basso dal settembre 2021, dopo il +6,5% di gennaio. Il dato “core” è cresciuto del 5,5%, dopo il +5,6% di gennaio, in linea con le attese; si tratta del dato più basso dal dicembre 2021.

Secondo Fugnoli, se la discesa dell’inflazione sarà confermata, “allora molte delle tensioni nell’economia e nei mercati si allenteranno. Se invece l’inflazione sia assesterà su un livello troppo superiore al 2 per cento, la Fed, magari verso la fine dell’anno, dovrà prendere in considerazione l’ipotesi di ritoccare nuovamente i tassi verso l’alto oppure, più probabilmente, ritarderà alla primavera del 2024 l’avvio del ciclo di ribasso dei tassi”.

Bond e azioni: come investire?

Qual è, sulla base di queste evidenze e di queste previsioni, il consiglio per gli investitori? “Gli investitori devono organizzarsi per tempi di ripresa ciclica un po’ più lunghi. Il rallentamento dell’economia, infatti, è ancora agli inizi e prenderà velocità nei prossimi mesi. Il 2024 resta comunque l’anno della ripresa. I prossimi mesi saranno dunque da sfruttare per una lenta e graduale accumulazione di rischio. In questa fase la liquidità potrà essere fruttuosamente parcheggiata in strumenti brevi e sicuri”, conclude lo strategist.

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