Vincent Bollorè, il tycoon francese di Vivendi, aveva già deciso da tempo di lasciare i suoi incarichi in occasione del suo settantesimo compleanno – che avverrà il prossimo primo aprile – e dei 120 anni del gruppo francese, ma ora ci sono motivi impellenti – sia giudiziari che di salute – che spingono per un’accelerazione dell’addio e del passaggio del testimone ai suoi quattro figli. Lo ha anticipato lo stesso Bollorè nel libro “Dictionnaire amoureux de l’enterprise et des enterpreneurs”, come ha riferito l’agenzia Reuters.
Ma sostituire un personaggio carismatico come l’imprenditore normanno, che per molto tempo ha avuto un ruolo di spicco anche nella finanza italiana e in particolare in Mediobanca e in Generali, non sarà affatto semplice e i primi segnali di sbandamento di Vivendi già si vedono ad occhio nudo. Soprattutto in Tim, dove Vivendi, che è il primo azionista della compagnia telefonica con una quota azionaria del 23,7%, ha raccolto una lunga serie di insuccessi. Ora rischia di collezionare un nuovo clamoroso scivolone.
Agli osservatori più attenti non è sfuggito che Vivendi, attraverso indiscrezioni fatte filtrare ai giornali italiani, sta cercando da giorni di delegittimare l’attuale presidente di garanzia di Tim, Salvatore Rossi, con l’idea di sostituirlo con un uomo di stretta fiducia dei francesi. Ma solo chi non conosce la realtà italiana e chi non conosce il valore di un uomo delle istituzioni come Salvatore Rossi potrebbe commettere un errore così marchiano.
Che vada in porto l’Opa di KKR su Tim o che nasca un progetto alternativo basato sull’asse Vivendi-Cdp e finalizzato alla creazione della rete unica, avere al vertice di Tim un uomo delle istituzioni di grande indipendenza e di assoluta moralità è un punto di riferimento per chiunque e soprattutto per chi si troverà, come Vivendi, a trattare con i governi e con le massime istituzioni italiane. Possibile che nessuno abbia raccontato ai francesi chi è Salvatore Rossi, già Direttore generale di Banca d’Italia e in rapporti più che cordiali con il Premier Mario Draghi, con cui ha lavorato a via Nazionale, con il ministro dell’Economia, Daniele Franco, altro ex collega in Bankitalia, e naturalmente, ma non da ultimo, con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella?
Finora Vivendi è sembrata vivere sulla luna e non pare abbia imparato nulla dai precedenti strafalcioni ma per aprire gli occhi c’è sempre tempo. Prima che sia troppo tardi.