Nell’ultima riunione, la Bce ha deciso di mantenere i tassi di interesse fermi, ma ha lanciato un chiaro segnale: si profila un taglio a giugno. Questa mossa anticiperebbe l’azione della Federal Reserve negli Stati Uniti, dove una robusta crescita economica e un’inflazione persistente (al 3,5% a marzo) rimandano eventuali tagli. Nell’Eurozona invece, l’inflazione continua a calare, trainata da prezzi più stabili per alimentari e beni. La maggior parte delle misure dell’inflazione di fondo è in calo, la dinamica salariale è in fase di graduale moderazione e le imprese stanno assorbendo parte dell’incremento del costo del lavoro nei loro profitti. Le condizioni di finanziamento rimangono restrittive e i rialzi dei tassi di interesse stabiliti in precedenza continuano a gravare sulla domanda, contribuendo a ridurre l’inflazione. Tuttavia, le pressioni interne sui prezzi sono forti e mantengono elevata l’inflazione dei servizi.
È quanto emerge nell’ultimo bollettino economico della Bce.
L’economia dell’area euro resta debole: servizi in lenta ripresa, incertezze sui salari
Il primo trimestre del 2024 ha testimoniato una debolezza nell’economia dell’area dell’euro, con una produzione limitata soprattutto nei settori ad alta intensità energetica. Tuttavia, si prospetta una ripresa graduale nel corso dell’anno, trainata principalmente dai servizi e supportata dall’incremento dei redditi reali e dalle previsioni di crescita delle esportazioni. Infine, la politica monetaria dovrebbe esercitare un minore effetto frenante sulla domanda nel corso del tempo. La disoccupazione raggiunge il suo livello più basso dall’introduzione dell’euro, mentre le tensioni nel mercato del lavoro si attenuano gradualmente, accompagnate da una diminuzione delle offerte di posti vacanti. È necessario che i governi revochino le misure di sostegno legate all’energia per garantire una disinflazione duratura.
L’Ue, scrive la Banca, deve attuare rapidamente il nuovo quadro economico per ridurre il disavanzo di bilancio. A livello nazionale, politiche mirate possono aumentare la produttività, riducendo le pressioni inflazionistiche.
Inoltre, il Next Generation Eu e un mercato unico più forte promuoveranno l’innovazione. Completare l’unione bancaria e dei mercati dei capitali è essenziale per attrarre gli investimenti necessari.
Inflazione in calo, ma persistente
Secondo le stime preliminari dell’Eurostat, l’inflazione annua è scesa al 2,4% da febbraio al 2,6%. Questo è dovuto principalmente alla riduzione dei prezzi alimentari, che sono passati dal 3,9% al 2,7%. Anche l’inflazione energetica è diminuita, passando da -3,7% a -1,8%.
Sebbene l’inflazione sia in leggero calo, resta una priorità. La pressione sui prezzi interni rimane robusta, specialmente nei servizi.
Si prevede che l’inflazione rimanga intorno ai livelli attuali nei prossimi mesi e che scenda al 2% il prossimo anno. Questo potrebbe accadere perché i salari crescono meno velocemente, la politica monetaria è restrittiva e gli impatti della crisi energetica e della pandemia si attenuano gradualmente.
Rischi per la crescita al ribasso, ma al rialzo per l’inflazione
I rischi per la crescita economica sono principalmente orientati al ribasso. Ciò potrebbe accadere se la politica monetaria fosse più efficace del previsto nel rallentare l’economia o se l’economia mondiale si indebolisse ulteriormente. Eventi come il conflitto in corso in Medio Oriente e le tensioni tra Russia e Ucraina potrebbero minare la fiducia e interrompere gli scambi internazionali.
Tuttavia, ci sono anche rischi di inflazione più alta, specialmente se le tensioni geopolitiche aumentassero i costi energetici e di trasporto. Allo stesso modo, l’inflazione potrebbe superare le aspettative se i salari o i profitti aumentassero più del previsto. Al contrario, potrebbe essere più bassa se la politica monetaria frenasse la domanda più del previsto o se ci fossero peggioramenti improvvisi nell’economia globale.
Credito: domanda ancora debole
Nonostante una leggera riduzione dei tassi di interesse sui prestiti alle imprese e sui mutui ipotecari, le condizioni di finanziamento rimangono restrittive e la dinamica del credito continua a mostrare debolezza. A febbraio, i tassi medi sui prestiti alle imprese sono leggermente scesi al 5,1% rispetto al 5,2% di gennaio, mentre i tassi sui mutui ipotecari sono passati al 3,8% dal 3,9%.
Nonostante ciò, l’alto livello di indebitamento e la riduzione degli investimenti hanno causato una diminuzione della domanda di prestiti nel primo trimestre del 2024. Le banche continuano ad essere rigide nei criteri di concessione dei prestiti, con un leggero inasprimento per i finanziamenti alle imprese e un moderato allentamento per i mutui ipotecari.
In generale, la dinamica del credito rimane debole. A febbraio, i prestiti bancari alle imprese sono aumentati dello 0,4% su base annua rispetto allo 0,2% di gennaio.