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Bollette elettriche e sprechi pubblici: l’Enel e 7 milioni di rimborsi per la pubblicità

Le bollette elettriche non mancano mai di stupire – Ora l’Authority dell’energia autorizza il pagamento di Enel per una campagna di sensibilizzazione, chiesta dai ministri Marzano e Scajola, e realizzata nel 2005-2006 – La somma già accantonata sulle bollette da un decreto di dieci anni fa – Il mistero di 1,6 milioni del Fondo per l’efficienza energetica.

Le bollette elettriche sono da sempre un rebus. A rimettere un po’ di ordine ci ha provato il ministro Federica Guidi. Con l’ultimo decreto competitività da poco approvato in Parlamento il ministro dello Sviluppo economico ha dichiarato guerra agli sprechi e pur di ridurre gli alti costi dell’energia per le piccole e medie imprese ha tagliato con effetto retroattivo, attraverso lo “spalma-incentivi”, la remunerazione per gli impianti fotovoltaici scatenando la dura reazione dei diretti interessati. Ma ecco che ora dal grande pozzo degli “oneri di sistema” viene fuori che l’Enel potrà incassare quasi 7 milioni di euro (6.873.500,46 per l’esattezza) per una campagna di “informazione e sensibilizzazione a supporto dell’efficienza energetica negli usi finali” avvenuta nel lontano 2005-2006.

Certamente, si tratta di pochi spiccioli paragonati ai 13 miliardi pagati a vario titolo in un anno per incentivare l’insieme delle fonti rinnovabili (incluso il cosiddetto Cip6). Ed è vero, inoltre, che 7 milioni si risolvono in una spesa di qualche centesimo a testa considerato che la cifra raccolta attraverso 30 milioni di bollette elettriche, si polverizza. Tuttavia si tratta di soldi della collettività e andrebbero comunque spesi con la massima oculatezza. Per questa ragione associazioni come Codici hanno puntato i riflettori su tutta l’operazione.

E’ del mese scorso la decisione dell’Autorità per l’Energia che autorizza la Cassa conguaglio per il settore elettrico a versare all’Enel i 7 milioni in questione, la quasi totalità degli 8,5 milioni disponibili per campagne di sensibilizzazione pubblicitaria per l’efficienza energetica sui 17 milioni stanziati da un decreto del 2004. Tutto assolutamente regolare come dimostrano i 13 dispositivi, fra leggi, decreti e regolamenti, richiamati nella delibera del 14 luglio dell’Autorità con la quale dopo esattamente 10 anni si è concluso il percorso avviato dal legislatore. Chi era il ministro dello Sviluppo allora? 

Era Antonio Marzano, Forza Italia, rimasto in carica tra il 2001 e il 2005 e firmatario con il ministro dell’Ambiente Altero Matteoli (An) delle norme che paghiamo sulle nostre bollette. Fu poi Claudio Scajola, in carica tra l’aprile 2005 e il maggio 2006 a portare avanti il compito. L’Enel, a quanto risulta, chiese uno slittamento al 2006 per risparmiare sui costi dei passaggi televisivi, più costosi sotto il periodo festivo. Ma il ministero spinse per accelerare i tempi. Le cifre in questione, fanno sapere all’Autorità, in linea di principio sono già state accantonate a suo tempo e quindi sono già state assorbite dalle bollette passate.

Resta il fatto che l’Enel, cui va la quasi totalità dei fondi visto che controlla circa l’85% della distribuzione elettrica, ha portato avanti la campagna informativa a cavallo del Natale 2005 su richiesta del ministero (4,3 milioni per interventi su giornali e tv, il resto per una mostra itinerante e la distribuzione di 1 milione di opuscoli, il tutto per una durata di 6 mesi) e che, dopo aver ottenuto un anticipo del 30% sulla spesa, ha concluso l’iter con la presentazione di una relazione conclusiva sottoposta a controlli da parte del Mise e della Cassa conguaglio nel lontano 2007.

Anche altri distributori, precisa la delibera dell’Autorità senza nominarli, hanno ottenuto l’anticipo e se non avranno, come sembra, presentato la relazione finale, saranno chiamati a rimborsare le somme incassate. In pratica, l’Autorità chiede conto alla Cassa di verificare che fine hanno fatto i restanti 1,6 milioni del fondo per la promozione dell’efficienza energetica.

In conclusione: sette anni di burocrazia e ritardi oltre al legittimo dubbio che i soldi dei consumatori non siano stati spesi al meglio. L’Enel, multinazionale quotata in Borsa, ha anticipato allo Stato italiano 7 milioni che rivede ora con enorme ritardo dopo una campagna di sensibilizzazione che nessuno ricorda più. Forse neppure l’ex ministro Marzano.

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