Il governo interviene ancora una volta per contrastare il caro bollette. Il Consiglio dei ministri ha approvato un nuovo decreto fiscale, che dovrebbe poi confluire nel ddl di bilancio. Si tratta di “un decreto legge per misure urgenti finanziari e fiscali” che vale 3,3 miliardi e rappresenta un avanzo di bilancio sulla manovra dell’anno in corso. Una cifra che sarà investita in misure finanziarie e fiscali urgenti e che verrà poi supportata con avanzi di spesa, di cui 1,4 miliardi di euro utilizzati per rafforzare i finanziamenti a infrastrutture ferroviarie nazionali; 1,85 miliardi serviranno per l’acquisto di vaccini e farmaci anti Covid e, infine, 49 milioni per le forze dell’ordine impegnate in prima linea nella pandemia tra controlli e impegno sul campo.
L’anticipo di queste spese libera sulla manovra 2022 una cifra di pari livello, una parte andrà alla decontribuzione per i redditi più bassi, il resto verrà investito – quantomeno è l’intenzione politica dichiarata – nel fondo per abbassare i rincari delle bollette. Un fondo che aumenta a 3,8 miliardi di euro (in manovra ci sono 2 miliardi, a cui si aggiungono 500 milioni dal tesoretto fiscale e altri 300 secondo l’intesa già siglata in Cdm). Risorse dichiarate – ancora non stanziate – che andranno messe nero su bianche ma che serviranno nel 2022 a calmierare il prezzo dell’energia. Nel corso del Cdm sarebbe stato ribadito l’impegno a intervenire sulle fasce più deboli, soprattutto per mitigare il forte rincaro dell’energia.
Un tema caldo che nonostante i partiti ritengano primario ha bloccato sul nascere il “contributo solidarietà” proposto dal presidente Draghi e dal ministro Franco che avrebbe escluso temporaneamente i redditi superiori a 75mila euro dai benefici della riforma dell’Irpef per arginare in parte il caro bollette. Ma che ha trovare un muro formato da Forza Italia, Lega e Italia Viva.
Ma il clima è ancora tesissimo, soprattutto tra governo e sindacati. La Commissione di Garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali ha richiesto a Cgil e Uil di riprogrammare lo sciopero del 16 dicembre, in quanto non rispetta il “periodo di franchigia” previsto per i servizi postali, per quelli di igiene ambientale e per i servizi alla collettività, ma anche perché viola la regola della “rarefazione oggettiva”, in pratica è troppo vicino ad una serie di altri scioperi programmati per singoli settori.