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Bolla immobiliare inglese travolge i fondi ed è panico

La sospensione dei fondi immobiliari Aviva, Standard Life Investment e M&G Investment ha scatenato il panico sul mercato immobiliare inglese come ai tempi di Lehman: oltre il 7% degli investimenti totali britannici in proprietà commerciali è legato a questi fondi – Ora il rischio di svendite con un pericoloso effetto domino è evidente – Il vuoto politico britannico accentua uno scontro sociale e generazionale impressionante con inevitabili ripercussioni sulla Ue.

Bolla immobiliare inglese travolge i fondi ed è panico

Sul nuovo minimo della sterlina inglese che non si ricordava da 30 anni rimbalzano simultaneamente lo yen ed i prezzi sui Treasuries americani. Ma è lo scoppio della bolla immobiliare che sta preoccupando maggiormente gli analisti internazionali per le inevitabili ricadute sulle società di fondi coinvolte. Se già gli indicatori sulle vendite al dettaglio e sull’incertezza lavorativa in sole due settimane hanno evidenziato come pubblicato dal Financial Times un evidente ed anomalo peggioramento, è stata la sospensione dei fondi immobiliari di Aviva, Standard Life Investments e M&G Investments a scatenare il panico.

Solo nel periodo della crisi Lehman si era dovuti ricorrere ad una misura così drastica legata ad un intensificarsi delle richieste di disinvestimento a fronte di un mercato immobiliare in crisi evidente. Già la scorsa settimana si parlava di un calo del 10% dei prezzi legato all’indebolimento della divisa britannica ma ora la situazione diventa complicata con i compratori sulla difensiva e certi che non si sia ancora toccato il fondo. A ciò si aggiunge un vuoto politico sconcertante dalle dimissioni di Cameron, all’atteggiamento opportunista dell’ex sindaco di Londra e sino al “prepensionamento” volontario a spese dell’UE del fautore della Brexit, Farage!!

Ora il 7% degli investimenti totali in proprietà commerciali inglesi sono legati a questi fondi per totali 35 miliardi di sterline è già nel mese di maggio avevano subito deflussi per 360 ml di GBP. Essendo fondi basati su beni reali che non sono vendibili come fossero azioni la sospensione si è resa necessaria per permettere ai gestori di vendere queste proprietà, e il rischio di svendite per far fronte ai riscatti è evidente. Così si innescherebbe una spirale ribassista, che coinvolgerebbe anche gli immobili residenziali, che peggiorerebbe
ulteriormente il quadro economico dell’ex Regno Unito, come evidenziato nel rapporto periodico della Banca Centrale proprio qualche giorno fa.

L’effetto domino poi sulle garanzie collaterali legate ai mutui nonché per gli investitori a leva, che son sempre presenti sul settore immobiliare anglosassone, sarebbe inevitabile ed oneroso a livello sistemico per le banche e istituzioni finanziarie ad essi collegate. Gli stress test della Banca Centrale avevano simulato un 30% di calo dei prezzi degli immobili come caso peggiore e ha dichiarato che è pronta a includere in un stress test imminente per le banche uno shock sui prezzi più ampio.

In questo vacuum post referendum “consultivo” il Governatore Carney ha parlato molto chiaramente su un prossimo taglio dei tassi e su misure di contenimento per evitare un rischio recessione evidente. Con riserve internazionali limitate, ed inferiori a quelle di Italia e Francia rispetto al PIL, anche gli annunci su misure a sostegno dell’economia cadono in un vuoto politico che sino a ottobre non sarà colmato con grande probabilità. L’assenza di un Primo Ministro di fronte a problemi strutturali da affrontare con una certa urgenza stanno alimentando uno scontro sociale e generazionale non indifferente con ripercussioni sull’UE inevitabili. Il paradosso dei trattati comunitari infatti non impone e non obbliga a tempistiche risolutive definite e su questa incertezza gli inglesi son passati dall’essere i protagonisti di un accordo sfidante e reciprocamente soddisfacente siglato a Febbraio da Cameron, con il rafforzamento dello “Special status”, ad una zavorra per l’Ue.

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