Il piano Boeri presentato a giugno al Governo come proposta di riforma delle pensioni “va a beneficio dei contribuenti attuali e futuri in quanto riduce il debito pensionistico implicito, abbatte del 50% la povertà fra chi ha più di 55 anni e non ha ancora maturato i requisiti per la pensione, aumenta la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale e lo rende più equo”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps in cui vengono dettagliate le misure proposte, tra cui il Sostegno di Inclusione Attiva per ultra55enni, l’aggiustamento attuariale dei trattamenti pensionistici elevati e il ricalcolo dei vitalizi, l’uscita flessibile, l’unificazione gratuita delle pensioni maturate in regimi diversi. Il piano “aumenta la libertà di scelta, dunque il benessere delle famiglie” e “ha un contenuto espansivo, senza mettere a rischio la tenuta dei conti pubblici perché porta a ridurre il debito pubblico”.
Nella nota, che fa riferimento al documento “Non per cassa ma per equità” pubblicato sul sito Inps, si precisa che i costi sono a carico di 230mila famiglie ad alto reddito (appartenenti al 10% della popolazione con redditi più alti) cui vengono ridotti trasferimenti assistenziali loro destinati “in virtù di una cattiva selettività”. Tra i potenziali perdenti 250mila percettori di pensioni elevate legate a gestioni speciali e non giustificate dai contributi versati, oltre che più di 4mila percettori di vitalizi per cariche elettive. I lavoratori con lunghe anzianità contributive (che hanno iniziato a lavorare dopo il compimento dei 18 anni) che decidessero di accedere a pensioni anticipate, si vedrebbero applicare una riduzione di queste prestazioni che può arrivare fino al 10%: circa 30mila persone all’anno, in via di riduzione
“Da valutare – si legge nella nota – se la presenza di correzioni attuariali renda non più necessaria l’indicizzazione alla speranza di vita dei requisiti contributivi per l’accesso alle pensioni anticipate (ad esempio congelando i requisiti a 43 anni per gli uomini e 42 anni per le donne)”. Secondo l’Inps, “alcune coperture per l’uscita flessibile potranno essere mitigate nel caso in cui si decidesse di ampliare il disavanzo iniziale, tenendo conto che questo sarà compensato da minori disavanzi futuri”.
Il piano Inps comprende anche, tra le misure normative proposte, il riordino delle prestazioni assistenziali per gli ultra65enni, la modifica del regime di prestazioni assistenziali alle pensioni in regime internazionale, nuove opportunità di versare contributi per il lavoratore e il suo datore di lavoro e l’armonizzazione delle regole dei dirigenti sindacali con quelle degli altri lavoratori nel pubblico impiego.
Secondo l’Inps, il piano “aumenta la libertà di scelta quanto alla data da cui si decide di percepire la pensione imponendo equiparazioni di trattamenti fra chi ottiene la pensione prima e chi la ottiene dopo; quindi contribuisce ad aumentare il benessere delle famiglie e a rendere più efficiente la gestione del personale da parte delle imprese, facilitando la ristrutturazione dell’industria italiana.
Agevola il turnover nella Pa, liberando posti per nuove competenze. Semplifica il sistema e rimuove le penalizzazioni in essere per lavoratori che hanno carriere fra il pubblico e il privato oltre che fra gestioni diverse”. Infine, impedisce ai dirigenti sindacali di applicare alla contribuzione aggiuntiva le regole di calcolo più vantaggiose presenti per la gestione pubblica fino al 1992.