#BlockchainItalia, il titolo del manifesto per un nuovo bene pubblico digitale, lanciato ieri sulle pagine del “Sole 24 Ore” dal Segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli e da Massimo Chiriatti, tecnologo.
“Un bene materiale è rivale ovvero non può essere disponibile a più persone contemporaneamente, un bene immateriale come l’informazione, invece può essere copiato e trasferito a costo nullo e reso disponibile a più persone contemporaneamente”: questa caratteristica, scrivono i due, ha ripercussioni sui modelli competitivi e industriali.
“Il ben noto paradigma di industria 4.0 è emblematico di come il valore si stia progressivamente spostando dagli aspetti materiali di beni e servizi alla componente immateriale – continuano Bentivogli e Chiriatti – questo genera dei gatekeeper (gestori della piattaforma) che diventeranno il centro di controllo delle trasformazioni lungo le filiere, sede rilevante del valore, con tendenza al controllo e al monopolio”.
Per questo, secondo i due, la tecnologia può venire in soccorso per evitare tali concentrazioni di potere. La blockchain, tecnologia generalmente associata alle criptovalute, ha in realtà altre potenziali applicazioni è “un registro condiviso, ampiamente distribuito su internet, in cui mediante tecniche critpotografiche si può assicurare l’univocità e validità del dato registrato”. Un modello industriale sotteso alla blockchain – decentrato tra tutti i soggetti che partecipano alla filiera – è confacente ad un sistema, come quello italiano, caratterizzato da una pluralità di PMI”.
Attraverso la blockchain inoltre – scrivono i due promotori sulle pagine del quotidiano finanziario – si può verificare la correttezza degli operatori economici, utilizzata nelle filiere per aumentare la sicurezza, incrementare velocità e costi delle transazioni. Tutti elementi che aumentano l’efficienza del sistema: diritti di proprietà, strumenti finanziari marcati digitalmente. “La blockchain ha tutte le caratteristiche per diventare un paradigma di riferimento per i modelli produttivi di Industry 4.0”, dalla gestione della renumerazione, ciclo di vita del prodotto, alle norme sullo smaltimento. Tutti passaggi oggi ignoti e con alte inefficienze e danni ambientali.
“Inoltre sulla base del registro distribuito possono essere creati i cosiddetti “smart contracts” contratti che hanno la possibilità di essere perfezionati in automatico prestazione/produzione realizzata e consegnata” semplificando una serie di rapporti giuridici, con vantaggi in termini di qualità e trasparenza. Anche le nuove forme di lavoro scrivono il sindacalista e il tecnologo, potranno essere agganciate a un nuovo sistema di diritti e tutele in modo da metterle al riparto da abusi e lavoro nero.
La blockchain, secondo i due, “si candida ad essere la nuova infrastruttura abilitante di relazioni economiche e sociali”, ma anche la rappresentanza e la politica partecipata e intelligente. La blockchain rappresenta una scelta a nostra disposizione: non va applicata dappertutto ma può eliminare problemi e introdurre nuove sfide – disegnandola correttamente possiamo cogliere l’opportunità di fare meglio e di più, risparmiare, “fare nuovi business per competere e migliorare la sostenibilità complessiva, collegando i migliori mondi vitali.