Un grande scandalo sta investendo gli uffici tedeschi di Blackrock. Uno scandalo prima di tutto finanziario, perché il fondo americano, che nel mondo gestisce asset per oltre 6mila miliardi di dollari, avrebbe fatto una truffa sui dividendi costata ai contribuenti tedeschi oltre 55 miliardi, ma anche uno scandalo politico, visto che Friedrich Merz, presidente del supervisory board di Blackrock in Germania, è ad oggi il candidato numero uno a prendere le redini della Cdu, ancora per poco nelle mani della dimissionaria Angela Merkel. Non solo: Merz potrebbe anche candidarsi a cancelliere l’anno prossimo, in vista delle elezioni politiche nel 2020.
Il fascicolo prende il nome di CumEx-Files e su questo vi stanno lavorando dall’aprile del 2013 (con una forte accelerazione negli ultimi mesi) tre procure su fatti avvenuti fra il 2006 e il 2009. Si tratta di Francoforte, Monaco e Colonia. Quest’ultima è fra l’altro specializzata in crimini fiscali internazionali. Gli inquirenti hanno perquisito gli uffici di Monaco di Blackrock proprio nelle scorse ore, riportano i giornali tedeschi citando una fonte a conoscenza dei fatti, che specificano anche che Merz non è in realtà toccato personalmente dall’inchiesta, visto che è salito ai vertici del colosso americano nel 2016 e l’indagine riguarda fatti avvenuti in precedenza.
Questo non toglie che Handelsblatt oggi, il maggior giornale economico tedesco, abbia pubblicato in apertura di homepage la notizia dello scandalo in cui si pongono diverse domande a Merz. Handelsblatt riprende la lettera di tre pagine che Gerhard Schick, parlamentare dei Verdi ed esperto di finanza del gruppo, ha inviato all’indirizzo della sede di Francoforte di Blackrock, dove chiede spiegazioni dell’operato di quest’ultimo negli anni che vanno dal 2005 in poi, quando Merz era socio dello studio legale americano Mayer Brown e (dal 2010) membro del Supervisory Board di HSBC Trinkhaus, lavorando come esperto fiscale. Entrambe le società, scrive Schick, sono indagate per le transazioni Cum-Ex.
Un portavoce di Blackrock ha intanto fatto sapere che il fondo ha “collaborato pienamente con l’indagine in corso sulle transazioni di tipo Cum-Ex nel periodo che va dal 2007 al 2011”. In che cosa consiste l’accusa, precisamente? Le banche e i soggetti coinvolti nella truffa avrebbero fuorviato lo Stato tedesco su due livelli: il primo accreditando il dividendo nella giornata di stacco a più soggetti, che risultavano tutti titolari dell’azione, e il secondo perché questi ultimi maturavano un credito fiscale dalla cedola. Il Tagesschau ha scritto a fine ottobre che alla fine dei conti si è trattato di danni per 55,2 miliardi nei confronti del Fisco di Berlino. Ma non riguarderebbe solo la Germania, anzi.
Sempre il Tagesschau ha aggiunto alcune rivelazioni fatte alla magistratura tedesca da persone coinvolte nella truffa. “Abbiamo creato una macchina del demonio”, ha detto una fonte a conoscenza dei fatti agli investigatori. “Non abbiano transato solo azioni tedesche, ma anche di altre nazioni quali Francia, Spania, Italia, Austria, Belgio, Danimarca”. Come ha funzionato, di fatto, lo schema secondo le procure? Una banca accetta di vendere il titolo di una società quotata, per esempio a un fondo pensione, prima dello stacco della cedola e glielo consegna dopo che il dividendo viene pagato. Sia la banca che il fondo pensione fanno richiesta della ritenuta sui dividendi (witholding tax).
In alcuni casi le banche vendono azioni che non posseggono e concordano di acquistarle più avanti nel tempo secondo il metodo dello short selling. Il titolo viene rapidamente trattato all’interno di un gruppo sindacato di istituti di credito, investitori ed hedge fund per creare l’impressione che vi siano molti possessori (ma l’azione è una sola). I profitti da questa operazione (illegale) vengono poi divisi fra i soggetti. Secondo l’agenzia Reuters, i nomi degli istituti coinvolti nell’operazione sono diversi: lo spagnolo Santander, l’australiana Macquarie Bank, pare anche Deutsche Bank.