Anno 2033. In 8 minuti, un SUV a guida automatica porta il passeggero dall’ufficio in centro a casa sua nella periferia di Roma. La voce soave del computer di bordo saluta, il passeggero paga con 1 millesimo di bitcoin e l’auto riparte per il prossimo cliente del car sharing. Un mondo immaginario? Tutto potrebbe realisticamente realizzarsi eccetto il bitcoin.
La criptovaluta nata nel 2009 da un (questo sì) immaginario Satoshi Nakamoto, tiene banco nei mercati finanziari. Dal 1 gennaio (997.69 dollari) al 1 dicembre 2017 (10859.56 dollari), più che decuplica il suo valore. Il 7 dicembre aumenta del 40% in 40 ore. Il 19 dicembre, tocca i 20,000 dollari superando la famosa Mania dei Tulipani del 1619-1622: è la bolla speculativa più grande di sempre. Dal 20 al 22 dicembre, perde un terzo del suo valore scendendo a 13,000 dollari. Nei giorni seguenti risale e scende di nuovo. In breve, nel periodo natalizio il bitcoin è andato sulle montagne russe…e con esso i suoi investitori.
Il funzionamento del bitcoin non è un mistero. I bitcoin sono “minati” come l’oro risolvendo puzzle matematici complessi basati su numeri primi. L’estrazione richiede un ammontare crescente di energia: nel 2017 a livello mondiale è stata pari a circa 30.14 terawatt l’anno, più del consumo individuale di 159 paesi tra cui l’Irlanda e molti paesi africani. Una volta minati, un sistema di algoritmi basato su funzioni non invertibili, il blockchain, aggiunge le nuove transazioni in bitcoin alle vecchie inglobandole in un blocco di informazioni crittografato che funziona da libro mastro condiviso (Distributed Ledger).
Questo meccanismo non è solo sicuro, ma anche pubblico e anonimo. Sicuro perché il blockchain rende impossibile clonare i bitcoin. Tecnicamente, il blockchain risolve il problema informatico dei generali bizantini: come usare solo messaggi per comunicare tra generali di pari livello disposti sul campo di battaglia (il corrispettivo dei blocchi di una criptovaluta diffusi in rete) in modo da raggiungere una decisione sul momento dell’attacco (il corrispettivo di accettare una transazione) in situazioni in cui l’informazione è discordante (il corrispettivo di possibili clonazioni).
Per vincere, i generali devono coordinarsi. Ognuno richiede conferma di ricezione del proprio messaggio agli altri generali prima di attaccare (come l’Outlook per la posta elettronica). Essendo i generali bizantini inaffidabili, al rischio di perdere il messaggero nel tragitto fra andata o al ritorno, si aggiunge quello del tradimento. Per risolvere il problema, ciascun generale decide in base al contenuto della maggioranza dei messaggi ricevuti. Applicato al bitcoin, ciò significa che ogni transazione deve essere “validata” a maggioranza da tutti i blocchi. I matematici Lamport, Shostak e Pease nel 1982 dimostrarono che tradire, come clonare, non influenza la decisione finale fintantoché i generali traditori siano meno di un terzo del numero totale di generali.
Pubblico perché le informazioni sono condivise in rete da tutti i blocchi del network. Il sistema è “trasparente” perché tutti i blocchi registrano e sono chiamati a confermare tutte le transazioni. L’informazione non passa attraverso un singolo nodo come avviene con la banca centrale per il sistema bancario, ma resta totalmente disponibile a livello in ogni singolo nodo (distributed network). È una struttura completamente peer-to-peer.
Anonimo perché pur essendo tutta l’informazione reperibile, per ricostruire a ritroso le transazioni effettuate bisogna invertire funzioni non univoche, un’operazione che esige una potenza di calcolo attualmente non disponibile. Un esempio semplificato di funzioni non univoche potrebbe essere una parabola: ogni punto dell’asse x è associato ad uno ed un solo punto dell’asse y ma i punti possibili dell’asse y sono tutti associati a 2 punti dell’asse x (ad eccezione del vertice). Ciò rende facile passare da x a y ma difficile tornare indietro da y a x.
Se sicurezza, trasparenza e anonimato catturano l’interesse delle associazioni criminali, altre due caratteristiche attirano quella di investitori ed economisti.
La prima è il basso costo per transazione. Il sistema decentrato del blockchain non richiede una banca centrale che coordini il sistema. L’infrastruttura peer-to-peer del bitcoin è quindi particolarmente leggera.
La seconda è la quantità totale fissa di bitcoin. Alle 19:00 del 31 dicembre 2017 risultavano “minati” 16.776.450 bitcoin, ovvero circa l’80% dei 21.000.000 bitcoins totali stabilito dall’algoritmo. Il tasso di estrazione mensile è attualmente di circa 0.35% dell’ammontare circolante. Date le crescenti quantità di energia necessaria per minare nuovi bitcoin, il costo marginale di produzione è destinato ad innalzarsi esponenzialmente con l’avvicinamento alla data di estrazione dell’ultimo bitcoin stimata nel 2140. Gli economisti sono interessati all’offerta fissa di bitcoin perchè se accettato come moneta, eliminerebbe l’inflazione: gli aumenti di produttività, infatti, ridurrebbero i prezzi causando una costante graduale deflazione, l’opposto di quello a cui siamo abituati oggi.
Ad una più attenta analisi, sicurezza, trasparenza, anonimato, economicità e offerta fissa di moneta sono vantaggi virtuali più che reali.