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Bitcoin e CO2: emissioni 40mila volte superiori ai pagamenti istantanei

Secondo uno studio di Bankitalia, il sistema bitcoin dissipa una gran quantità di energia “per generare fiducia fra i partecipanti alla rete”. Il danno ambientale si aggiunge al rischio e alla volatilità e Elon Musk si scopre ambientalista

Bitcoin e CO2: emissioni 40mila volte superiori ai pagamenti istantanei

L’impatto ambientale dei bitcoin in termini di emissioni di CO2 supera di 40mila volte quello dei comuni pagamenti digitali. Lo rivela uno studio della Banca d’Italia dal titolo The carbon footprint of the Target Instant Payment Settlement (TIPS) system: a comparative analysis with Bitcoin and other infrastructures, pubblicato il 12 maggio. Il sistema Tips, assunto da Via Nazionale come termine di paragone, è la piattaforma europea che regola i pagamenti elettronici al dettaglio con accredito immediato sul conto del beneficiario.

Secondo Bankitalia, la differenza fra “l’impronta di carbonio” dei pagamenti digitali tradizionali e quella dei bitcoin “è solo in piccola parte spiegata dal minor volume complessivo di transazioni di Tips, in quanto l’incremento marginale delle emissioni per transazione aggiuntiva è molto contenuto”. In altre parole, anche se i pagamenti su Tips aumentassero molto e quelli in bitcoin rimanessero stabili, la distanza in termini di CO2 rimarrebbe quasi invariata.

A causare il divario, spiegano gli analisti della Banca d’Italia, è piuttosto il fatto che il bitcoin “utilizza una notevole quantità di energia al fine di generare fiducia e consenso tra i partecipanti alla rete, mentre nel caso di Tips questa fiducia è fornita dall’Eurosistema”.

In sostanza, non essendo fondato su una moneta riconosciuta da tutti e garantita da un’autorità come la Bce, il sistema bitcoin deve costruire la propria comunità di riferimento e mantenerla, fidelizzando i partecipanti. Questa operazione si basa sulla “Proof-of-Work”, l’algoritmo di consenso alla base della rete blockchain, il cui utilizzo richiede un’elevata potenza di calcolo e quindi il consumo di elettricità.

“La maggior parte dell’energia viene quindi dissipata per generare fiducia tra tutti i partecipanti alla rete bitcoin – scrive Bankitalia – Nel caso di Tips, invece, questa fiducia è fornita dalla Banca centrale europea, che garantisce ogni transazione effettuata in euro”.

Del resto, il bitcoin è per natura uno strumento altamente speculativo e volatile, capace di creare e distruggere fortune in pochissimo tempo. L’ultima dimostrazione è arrivata da Elon Musk, che in poche ore – con la solita spregiudicatezza – ha fatto crollare la quotazione del 6%, a 50.900 dollari. Per mesi il numero uno di Tesla ha decantato le virtù del bitcoin, lucrando nella compravendita della moneta virtuale la bellezza di 110 milioni di dollari. Poi però si è ricordato di essere un ecologista e mercoledì, di colpo, ha annunciato che le Tesla non si potranno più pagare in criptovaluta. Un ripensamento clamoroso, visto che l’apertura di Musk ai bitcoin era arrivata solamente lo scorso febbraio.

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