L’invenzione, brevettata a livello mondiale, è opera del medico gastroenterologo Rosario Valles e dell’ingegnere di fisica quantistica, laureato a Oxford, Carmelo Cartiere. Proprietaria del brevetto è la Nextsense S.r.l., che fa parte della P&P Patents and Technologies, azienda che sviluppa brevetti nel campo del controllo e prevenzione delle infezioni. Si tratta di una lampadina a led che sarà venduta ad un costo tra i 32 e i 35 euro. La luce emessa è in grado di sanificare l’ambiente circostante, illuminando gli ambienti, come potrebbe fare una comune lampadina.
Si chiama “Biovitae” ed è un dispositivo che viene installato ed alimentato dagli impianti elettrici esistenti, senza bisogno di alcuna modifica, nemmeno al portalampada. C’è da dire subito che non è una semplice luce battericida al pari di quelle già esistenti e impiegate in ambito sanitario. No, perché, questi dispositivi hanno diversi limiti: vanno bene per sanificare gli oggetti, ma possono diventare pericolosi per l’uomo, hanno costi sostenuti, nella maggior parte dei casi non sono adatti all’impiego dell’illuminazione primaria oppure sono efficaci solo a brevi distanze dalla sorgente o solo per particolari ceppi microbici.
L’intuizione di Valles e Cartiere supera tutte queste criticità attraverso la realizzazione di un dispositivo illuminante con consumo energetico che non si discosta troppo da quello attuale di una lampada a led. Inoltre non impiega materiali classificati come pericolosi e non emette radiazioni luminose a lunghezze d’onda che cadono nella regione dell’ultravioletto (dannose per l’uomo), ma i picchi vengono mantenuti nella sola banda compresa tra i 400 e i 420 nanometri. Come è possibile? E’ proprio lì l’innovazione: all’interno della lampada è stata ricavata una camera di illuminazione con un microtermostato che, attraverso una particolare dotazione di sensori, permette la gestione del segnale luminoso entro il range stabilito.
L’azione battericida è volta a sanificare gli ambienti senza però renderli sterili. Per questo, il sistema gestito dal microcontrollore ha il compito di controllare i tempi di funzionamento del dispositivo per fare in modo che vengano regolati i limiti ottimali che assicurano, quando necessario, l’abbattimento ma non la completa distruzione della popolazione microbica. Tuttavia, in particolari casi, laddove si richieda (ambienti sanitari/medico-scientifici), è possibile regolare il timer raggiungendo la completa sterilizzazione degli ambienti. Il tutto attraverso la presenza sulla scheda circuito di un dispositivo senza fili (infrarossi, bluetooth, wi-fi o gsm) che permette al microcontrollore di dialogare con un dispositivo esterno in remoto.
Al microcontrollore, tra le altre cose, è possibile collegare una o più sonde di monitoraggio, da posizionare sempre sulla scheda, per la verifica – ad esempio – del livello di umidità, dell’anidride carbonica, del potenziale ossidoriduttivo, dell’intensità luminosa ambientale e dello spettro luminoso ambientale.
L’efficacia di Biovitae su vari ceppi virali e batterici è stata testata da qualificati laboratori e centri di ricerca. Da ultimo, il Dipartimento scientifico del Policlinico Militare Celio di Roma ne ha testato, a giugno, l’efficacia sul Sars-Cov2: in ambiente protetto (laboratorio di Classe 3), il dispositivo Biovitae utilizzato per la sperimentazione ha ucciso il 99,8% del Sars-Cov2, dimostrando la sua efficacia anche sui virus, oltre che su batteri, spore, muffe e funghi con un’azione che provoca – a differenza dei semplici raggi UV – un danno irreversibile alla struttura dei microrganismi. Ulteriori test sono stati effettuati su altre specie virali tra le quali quelle della Febbre gialla e dell’influenza pandemica H1N1. Altre prove verranno condotte nell’ambito di uno studio multicentrico che coinvolgerà due laboratori militari europei (Germania e Svezia), sotto il coordinamento del Dipartimento Scientifico del Policlinico Militare di Roma.
I luoghi più importanti dove Biovitae è già stata installata sono l’ospedale di primo intervento dell’aeroporto di Fiumicino, la Clinica Montevergine di Mercogliano e il centro di lavorazione “La Granda” (fornitore esclusivo di carne di Eataly).
Ma dove si compra Biovitae? Al momento, sembrerebbe acquistabile solo online, a partire dal 10 dicembre, tramite l’e-commerce dello stesso sito che descrive l’innovazione. Successivamente sarà venduta sia nelle farmacie sia attraverso altri canali di distribuzione. Trattandosi anche di un normale dispositivo di illuminazione, pur registrato come dispositivo medico di classe I presso il Ministero della Salute, torna utile sapere che si tratta di un classe energetica A+, che offre una durata pari a 30.000 ore e riduce l’emissione in atmosfera di CO2 a 33 kg/anno. Per fare un confronto, una lampadina CFL ne immette 62 kg l’anno e ad una normale lampadina LED, 41 kg.
A luglio scorso, nell’ambito del Virtual Health Innovation Exchange 2020 promosso da UNAIDS, l’Agenzia dell’Onu per la lotta all’Aids, Biovitae è stata premiata tra le top3 Global Innovations per il contributo che fornisce al raggiungimento del Sustainable Development Goal 3, con particolare riferimento alla pandemia Covid-19.
Aggiornamento:
L’associazione in difesa dei consumatori “Altroconsumo” ha segnalato la pubblicità di Biovitae all’Autorità garante della concorrenza e del mercato per pratica commerciale scorretta.
Ma esiste uno studio serio pubblicato su qualche rivista scientifica che fornisca dati verificabili su questa invenzione?
No, solo pre-print (https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.06.18.20134577v1), per ora. Poi ci sono i test eseguiti dall’ospedale del Celio (https://www.youtube.com/watch?v=dl-DwtTGGfM&feature=emb_logo).
Grazie!
Ma per acquistarne in stock come si fa?
Credo meglio rivolgersi direttamente via email all’azienda, non conviene fare acquisti in stock direttamente sull’e-commerce.
Forse non ha capito bene la questione: la lampadina uccide virus e batteri negli ambienti. Non guarisce nessuno. Evita alle infezioni di rimanere attive fuori nell’aria o sulle superfici. L’autore riporta tutti i test fatti finora, lei invece dice che è una bufala, ma non spiega perché, non linka nemmeno il parere di un esperto che si è occupato di questa invenzione. E’ il suo commento che non è fatto bene, non l’articolo. I giornalisti non devono esprimere opinioni, ma riportare fatti.
Sono di sicura efficacia ma con costi troppo alti
È una bufala, non si danno così queste notizie. Si devono almeno interpellare degli esperti seri e mettere il loro parere accanto a quello dell’inventore. La lampadina che uccide batteri e virus compreso il covid: se fosse vero avremmo risolto tutti i problemi.
Al momento, i dati, sia sulla carta (brevetti internazionali), sia nella pratica (test fatti dall’ospedale del Celio), fanno pensare di sì. Non è l’unica fonte. Ne parlano praticamente tutte le testate più importanti, da diverso tempo a questa parte.
Ma sarà vero? Come mai questa è l’unica fonte che ne parla?