Era quasi mezzanotte quando, mercoledì 19 a Bruxelles, il Parlamento e la Commissione europei e la presidenza di turno irlandese del Consiglio hanno raggiunto l’accordo sul bilancio dell’Unione europea per il settennio 2014-2020. Un bilancio, questo siglato a Bruxelles fra i negoziatori delle tre istituzioni UE al termine di una “maratona” di oltre 24 ore, che per la prima volta è al ribasso rispetto al precedente.
L’accordo sul quadro finanziario poliennale (QFP l’acronimo italiano nel gergo europeo) prevede impegni per 960 miliardi nel settennio che sta per incominciare, equivalenti all’1% del prodotto interno lordo dell’intera UE (0,08% in meno rispetto al bilancio 2007-2013); e spese per 912 miliardi, cioè lo 0,95% del Pil europeo (-0,11% sul settennio precedente). Importi e percentuali inferiori a quelli proposti dalla Commissione all’inizio di un negoziato durato oltre due anni, e soprattutto rispetto alle richieste dell’Europarlamento. Che, rappresentando mezzo miliardo di cittadini e a soli undici mesi dalle prossime elezioni europee, ha sostenuto un durissimo braccio di ferro con il Consiglio (l’organo nel quale sono rappresentati i 27 Stati membri dell’Unione, 28 dal primo luglio con l’ingresso della Croazia).
Il confronto in qualche momento ha assunto toni drammatici e all’apparenza non sembra essersi esaurito del tutto. Come emerge da una dichiarazione a caldo di Hannes Swoboda, presidente del gruppo dei socialisti e democratici dell’Europarlamento. Il quale ha ammonito più o meno così: “Questo non è un accordo poiché dovrà ancora essere ratificato con un voto dell’Assemblea di Strasburgo. E lì ci conteremo”.
Un’affermazione che, nelle valutazioni di molti eurodeputati, viene considerata una “comprensibile reazione emotiva”. Poiché “non è immaginabile che i nostri negoziatori possano aver siglato l’accordo senza l’assenso di Martin Schulz”. Ossia del battagliero presidente dell’Europarlamento, socialista anche lui, che nelle ultime settimane aveva espresso pubblicamente il suo fermo dissenso nei confronti della rigida posizione del Consiglio sul QFP.
D’altra parte, una prosecuzione del braccio di ferro fra le istituzioni non sarebbe stata ulteriormente sostenibile alla luce dell’esigenza di approvare anche formalmente entro il 31 dicembre di quest’anno il bilancio per il nuovo settennio di programmazione. E mercoledì 12 giugno il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, parlando agli eurodeputati riuniti in assemblea plenaria a Strasburgo, aveva detto testualmente: “Per trovare un’intesa sul bilancio settennale non c’è più tempo da perdere”. E aveva al tempo stesso esortato gli Stati membri ad accogliere le “richieste legittime” del Parlamento, e in particolare quella di “una maggior flessibilità” del QFP.
“L’accordo sul bilancio settennale – ha detto a Firstonline Giovanni La Via, relatore del bilancio 2013 (la cui definizione è stata strettamente connessa con il QFP), componente delle commissioni parlamentari Bilancio e Agricoltura, nonché capodelegazione Pdl nel gruppo dei popolari – è inferiore alle aspirazioni del Parlamento. Ma è un accordo raggiunto in tempo di crisi economico-finanziaria mondiale, che contiene importanti elementi di flessibilità e che richiederà da parte degli Stati membri una forte assunzione di responsabilità nell’impiego delle risorse europee”.
“Certo, i fondi disponibili – ha detto ancora La Via a Firstonline – saranno più limitati rispetto al passato e alle esigenze attuali. Ma l’accordo sul bilancio settennale consentirà anche di chiudere le trattative sulla riforma della Politica agricola comune, ossia i due capitoli di bilancio che, insieme, coprono circa i due terzi della spesa europea”.
Quanto ai prossimi passaggi procedurali, il vicepremier e ministro degli Affari esteri dell’Irlanda Eamon Gilmore (senza dubbio il principale artefice del successo della chiusura del negoziato sul QFP prima del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno) ha preannunciato che martedì 25 presenterà l’accordo agli Stati membri. E ha sottolineato che il raggiungimento dell’intesa sul bilancio pluriennale era “la prima priorità della presidenza semestrale dell’Irlanda, che si concluderà il 30 giugno”.
“Questa è veramente una bellissima giornata per l’Europa!”, ha esclamato Gilmore al termine della maratona negoziale. E ha chiarito che il “pacchetto” normativo da sottoporre alla scontata approvazione formale da parte dell’Europarlamento e del Consiglio contiene quattro aspetti cruciali per la crescita economica: maggiore flessibilità nell’impiego dei fondi, revisione del QFP entro la fine del 2016, proposta di metodo per arrivare a dotare l’UE di risorse proprie, unitarietà del bilancio per garantire ai contribuenti europei il massimo della chiarezza e della trasparenza sull’uso dei “loro soldi”.
Anche il commissario UE per la Programmazione finanziaria e i Bilanci Janusz Lewandowski, infine, ha espresso soddisfazione per i contenuti dell’accordo. In particolare “la più forte flessibilità che assicurerà una completa e più efficace utilizzazione dei fondi, che in controtendenza sono stati accresciuti, a partire da quelli destinati alla lotta contro la disoccupazione giovanile e da quelli di solidarietà per le emergenze scatenate da disastri naturali”.