A Bruxelles c’è aria di fallimento. Ieri notte il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha presentato ai capi di Stato e di governo dell’Ue una nuova bozza di compromesso sul bilancio pluriennale 2014-2020. Il testo cerca di conciliare le posizioni espresse dai diversi leader durante le riunioni bilaterali che hanno preceduto il vertice.
Il Consiglio riprenderà a mezzogiorno, ma l’impressione prevalente fra le delegazioni è che il negoziato non si concluderà oggi. In queste ore i rappresentanti dei vari Paesi stanno esaminando le nuove proposte.
I TAGLI NELLA BOZZA DI VAN ROMPUY
L’ultima bozza riduce fortemente i tagli al bilancio nella politica di coesione e nella politica agricola comune, ma incide più profondamente su altre voci, in particolare sulla competitività (ricerca e sviluppo, reti infrastrutturali).
Il taglio per la coesione sarebbe di 18,5 miliardi (invece dei 29,5 miliardi proposti nella prima bozza di compromesso), mentre la riduzione a carico della Pac sarebbe di 7,8 miliardi (dai 25,5 originari). Il tetto di spesa complessivo per il bilancio pluriennale resterebbe comunque fissato a 973 miliardi di euro, l’1,01% del prodotto nazionale lordo dell’insieme dell’Ue, come nella prima proposta Van Rompuy. Questo perché verrebbero aumentati i tagli in altre voci del bilancio comunitario. Previsti 13 miliardi di riduzione al capitolo ‘Competitività’ (da aggiungere agli 11,6 già proposti nella prima bozza, totale: -24,6 miliardi): si tratta dei programmi di ricerca e sviluppo tecnologico, del programma Galileo e della ‘Connencting Europe Facility’.
Van Rompuy suggerisce una riduzione di ulteriori 5,5 miliardi anche per i finanziamenti all’azione esterna, che avevano già subito un taglio di 6,8 miliardi nella sua prima proposta (totale: -12,3 miliardi), e ancora di 1,6 miliardi per le iniziative riguardanti la giustizia e sicurezza, sulle quali aveva già chiesto tagli per 500 milioni di euro (totale -2,1 miliardi).
La bozza Van Rompuy non tocca, invece, le spese amministrative delle istituzioni europee, e in particolare gli stipendi dei funzionari. Propone solo di aumentarne l’orario di lavoro da 37,5 ore a 40 ore settimanali, senza aumentare gli stipendi.
MERKEL, HOLLANDE E MONTI PESSIMISTI SULLA POSSIBILITA’ DI UN ACCORDO A BREVE
“Penso che potremo andare un po’ avanti, ma dubito che raggiungeremo un accordo” durante questo vertice, ha detto la cancelliera tedesca, Angela Merkel, al termine della prima sessione ieri notte. Il presidente francese François Hollande ha confermato: “E’ probabile che non ci sia accordo a questo vertice”.
Fin dall’inizio del summit, ieri sera, anche i leader di Austria, Spagna e Polonia, insieme al premier italiano Mario Monti, avevano prospettato la possibilità che sia necessario almeno un altro incontro per chiudere la trattativa. In particolare, il Professore ha detto che “non sarebbe un dramma non riuscirci: questo è un negoziato molto complesso, che avviene ogni sette anni, e credo non sarebbe la prima volta che non si chiuderebbe al primo tentativo. E’ una decisione che deve essere presa all’unanimità, quindi occorre che siano d’accordo tutti i Paesi”.
ADDIO ALL’ASSE FRANCO TEDESCO: E’ LONDRA A SOSTENERE BERLINO
Fin qui il più insoddisfatto sembra il premier inglese David Cameron, che deve assolutamente portare a casa l’intoccabilità dello “sconto” britannico e un taglio sostanziale del bilancio Ue da dare in pasto agli euroscettici del suo partito.
E’ a Bruxelles anche il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, che partecipa al negoziato perché dopo il Trattato di Lisbona è richiesta l’approvazione dell’Assemblea di Strasburgo anche per il quadro finanziario pluriennale, non solo per il bilancio annuale. L’Europarlamento – purtroppo per Cameron – è contrario a qualunque taglio ulteriore rispetto alla proposta della Commissione europea.
La vera novità rispetto ai vertici analoghi degli anni passati è il mancato accordo fra Parigi e Berlino. L’asse franco-tedesco, che con il duo Merkozy aveva provocato malumori e insofferenze tra i partner europei, era totalmente inesistente ieri sera, con la Germania che insisteva per avere 30 miliardi di nuovi tagli di bilancio (sostenuta da Londra), e Parigi decisa a difendere fino alla fine i fondi per la Politica agricola comune.