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Bilancio: Berlusconi trascina Salvini e Meloni a votare sì

Imagoeconomica

A sorpresa, giovedì tutto il centrodestra ha approvato in Parlamento il nuovo scostamento di bilancio da otto miliardi. I voti favorevoli alla risoluzione di maggioranza non sono arrivati solo da Forza Italia, ma anche da Lega e Fratelli d’Italia, fino a pochi giorni prima orientate verso l’astensione (una scelta che avrebbe avuto gli effetti di un voto contrario sia alla Camera che al Senato, essendo richiesta la maggioranza assoluta in entrambe le Aule).

La svolta politica è dunque notevole, con Salvini e Meloni che in extremis hanno deciso di adeguarsi alla linea di Silvio Berlusconi per evitare la spaccatura del centrodestra. Poche ore prima delle votazioni, infatti, l’ex Cavaliere aveva annunciato il voto favorevole dei forzisti a prescindere da quello che avrebbero fatto gli alleati. I maligni sostengono che si trattasse della moneta di scambio per la recente norma con cui il Governo ha salvato Mediaset dal tentativo di scalata della francese Vivendi.

Il Governo ha però aiutato anche Lega e Fratelli d’Italia a salvare la faccia, accettando alcune proposte di tutto il centrodestra su tasse e lavoratori autonomi. L’apertura ha fornito all’opposizione un appiglio per spiegare il cambiamento di rotta sullo scostamento di bilancio: “Finalmente il governo si è reso conto che da solo non va da nessuna parte”, ha detto Salvini. “Intendiamo vigilare con estrema attenzione su quello che il governo farà con queste risorse”, ha aggiunto Meloni. Parole che marcano una distanza. Un atteggiamento ancora una volta molto distante da quello di Forza Italia, che invece – per bocca di Renato Brunetta – pone l’accento sull’inizio di una nuova fase nei rapporti fra maggioranza e opposizione, sottolineando il ruolo svolto da Berlusconi nell’accogliere l’appello all’unità arrivato a più riprese dal Quirinale.  

Riconoscimenti interessati sono arrivati anche dalla maggioranza. Il ministro Dario Franceschini ha parlato di “una scelta di responsabilità da parte di Berlusconi, che ha costretto le altre forze di centrodestra a cambiare idea e ad adeguarsi”. Il premier Conte si augura che il dialogo prosegua anche nei prossimi passaggi parlamentari, ma sempre “nella distinzione dei ruoli fra maggioranza e opposizione”.

Il problema per il governo (e per Conte) è che la votazione più difficile deve ancora arrivare. La sfida su cui si misurerà la capacità di tenuta della maggioranza è il voto sulla riforma europea del Mes, che l’Italia blocca da un anno a causa del veto posto dal Movimento 5 Stelle. Il Pd e il Presidente del Consiglio ritengono che il via libera non sia più rimandabile, anche per non indebolire ulteriormente la posizione del nostro Paese in Europa, ma i pentastellati temono che l’approvazione possa essere letta dagli elettori come un primo passo verso la richiesta dei 36 miliardi. Che invece rimane un problema a parte.

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Categories: Politica