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Bilanci società italiane dell’energia: dopo un 2022 da record affrontano normalizzazione e tassi alti nel 2023

Prezzi dell’energia in calo e tassi alti riducono i bilanci delle big italiane dell’energia. Al primo posto per fatturato si conferma l’Enel. Il rapporto del Centro Studi CoMar

Bilanci società italiane dell’energia: dopo un 2022 da record affrontano normalizzazione e tassi alti nel 2023

Le società energetiche italiane, dopo la crisi del 2020 e un 2022 da record, si preparano a chiudere il 2023 in flessione. I fattori della discesa dei bilanci: minori ricavi dovuti alla flessione dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali, l’incremento degli oneri finanziari dovuti ai rialzi dei tassi d’interesse, ambiziosi piani di investimento e la ricerca di efficienze operative.

È la fotografia scattata dall’ottava edizione del Rapporto sui bilanci delle società dell’energia 2014-2022 realizzato dal Centro Studi CoMar, ottenuta confrontando i risultati degli ultimi nove anni e anticipando quelli del 2023 sulla base dei risultati dei primi nove mesi. Al primo posto per fatturato si conferma Enel, davanti a Eni.

Società italiane dell’energia: i numeri del 2022

Lo studio mostra che il fatturato complessivo nel 2022 è stato di 643,8 miliardi di euro, aumentato di 294,2 miliardi (+84,1%) rispetto ai 349,6 del 2021 e superiore anche al precedente picco di 306,9 miliardi raggiunti nel 2014 (+109,8% su 9 anni fa). Gli utili, a loro volta, sono ammontati di 24,7 miliardi di euro, in aumento di 8,7 miliardi sul 2021; e rappresentano il 3,8% sul fatturato, comunque in calo rispetto al 4,5% del 2021, anche per l’incidenza dei decreti extra-profitti. Sul 2019 sono aumentati del 256% (anno pre-Covid).

Per quanto riguarda il margine operativo netto, questo ha superato i 44,7 miliardi di euro, crescendo di 13,1 miliardi sull’anno precedente (+41 il rapporto tra margine operativo netto e fatturato si è attestato, invece, al 6,9%, in calo sul 9% anteriore).

I debiti finanziari hanno superato i 207,3 miliardi, aggiungendo 20,6 miliardi sull’anno precedente (+11%), ma, essendo aumentato ben di più il fatturato, il rapporto debiti/fatturato si è riportato ad un più fisiologico 32,2%, a fronte del 53,4% del 2021 o persino al 76,5% del problematico 2020. 

I dipendenti, infine, si avvicinano sempre più alla soglia delle 200 mila unità, essendo 193.612 (+2,1% sul 2021); in aumento di 23.149 unità (+13,6%), rispetto ai 170.463 del 2014. Enel pesa per oltre 65 mila addetti, mentre Eni per circa 31 mila. notevole è stato l’incremento del fatturato per dipendente, attestatosi a 3,3 milioni di euro pro capite, a fronte di 1,8 milioni nel 2021.

Enel regina di ricavi, avanti a Eni

Per quanto riguarda le classifiche delle singole aziende, sempre con riferimento ai bilanci 2022, dal report del Centro Studi CoMar emerge che:

  • Enel conferma il primo posto per fatturato, davanti a Eni e GSE.
  • Nella top 10 per fatturato, vi sono 6 società con il primo azionista italiano e 4 società, sempre di diritto italiano, ma controllate da holding estera.
  • Delle prime 10 nazionali, 6 sono a controllo pubblico, attraverso il Ministero Economia Finanze o gli Enti locali (erano 7 l’anno precedente).
  • Le maggiori società Italiane dell’energia controllate da holding estera sono, nell’ordine, Edison, Engie Italia, Esso Italiana, Kuwait Petroleum Italia, Isab, Sonatrach Raffineria Italiana, Tamoil Italia.
  • Le società con il migliore rapporto utili su fatturato sono, nell’ordine, Erg, Terna, Italgas, Alerion Clean Power, 2I Rete Gas, Snam.
  • Le società con il migliore rapporto fatturato per dipendente risultano GSE Gestore Servizi Energetici, Edelweiss Energy Holding, Esso Italiana, Shell Italia E&P, Burgo Energia, Ecosuntek.
  • Le società con il migliore rapporto debiti finanziari su fatturato sono Pad Multienergy, Edelweiss Energy Holding, Testoni, Ultragas CM, BP Italia, Tirreno Power.

Aziende energetiche quotate in Borsa: quali sono e quanto valgono?

Le società dell’energia quotate scendono da 20 a 19 con il delisting di Falck Renewables (ora Renantis). E sono: A2A, Acea, Acinque (Gruppo A2A), Alerion Clean Power, Algowatt, Ascopiave, Ecosuntek, Edison, Enel, Eni, Erg, Eviso, Gas Plus, Hera, Iren, Italgas, Saras, Snam, Terna.

Al 1° gennaio 2023, la loro capitalizzazione su Borsa Italiana era di 153,6 miliardi di euro, il 24,5% della totale (625,7 miliardi). I titoli del settore energia rappresentano un quarto di tutta la Borsa Italiana (24,92%), con Enel ed Eni ai primi due posti, rispettivamente con una capitalizzazione di 51,3 miliardi di euro e di 47,8 miliardi. Al 31 ottobre 2023, la capitalizzazione delle società del settore energia era ulteriormente cresciuta, di 19,1 miliardi, toccando i 172,7 miliardi (+12,45%) e performando meglio sull’andamento totale della capitalizzazione di Borsa (+10,76%).

Previsioni sul 2023

L’analisi di CoMar, infine, ha valutato anche l’andamento tendenziale per il 2023, sulla base dei dati dei primi 9 mesi che 14 società quotate hanno comunicato ai mercati, confrontandoli con quelli analoghi dei primi 9 mesi del 2022. Queste 14 società rappresentano il 60% del totale del settore come fatturato e utili. Pertanto, nei 12 mesi settembre 2022 – settembre 2023:

  • Il fatturato è passato da 288,1 miliardi di euro a 198,2; è quindi diminuito, in un anno, di 89,9 miliardi, ovvero del 31%. Il fatturato cresce solo per Italgas, seguita, nell’ordine, da Snam, Terna e Ascopiave; tutte le altre sono in calo, anche di oltre il 30%, a partire da Edison, A2A, Enel, Eni, Alerion Clean Power. 
  • L’utile è variato da 22,5 miliardi di euro a 19,4; è quindi diminuito, in un anno, di 3,1 miliardi, ovvero del 13%; il calo è stato di oltre il 40% per Ascopiave, Saras, Alerion Clean Power o di oltre il 30% per Eni; al contrario in netto aumento per Enel, Hera o Edison;
  • I debiti finanziari sono aumentati soprattutto per quelle società particolarmente esposte nel miglioramento e digitalizzazione delle reti o interessate maggiormente dall’incremento del costo dell’indebitamento.

Nel complesso, i risultati definitivi del 2023 dovranno scontare uno scenario geopolitico piuttosto incerto, con valori delle commodities in contrazione ma ancora alti in prospettiva storica.

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