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Big Tech Usa: la straordinaria performance dei Magnifici 7 è una bolla? Gli analisti lo escludono. Ecco perché

Imagoeconomica

Fa un certo effetto, non c’è che dire, vedere i titoli tecnologici Usa continuare a macinare record su record. E a molti qualche lecito dubbio è venuto circa il fatto che l’intelligenza artificiale possa innescare una bolla speculativa in stile dotcom come fu nel 2000, nel 2007 ed in parte anche nel 2021. Molti analisti sono andati alla ricerca di segnali, che possano far pensare a un eccesso di valutazione. La situazione ora è molto diversa rispetto a quella bolla, soprattutto perchè la salita delle quotazioni è sostenuta da una solida dinamica degli utili aziendali che crescono ancor più velocemente. Vediamo quali sono i segnali positivi emersi.

L’indice Fang Plus dei “Magnifici Sette” raddoppia il S&P500

Si inizia da un dato di fatto, dall’indice Fang Plus, che raccoglie i titoli che attualmente vengono definiti i “Magnifici Sette” e cioè Apple, Microsoft, Meta-Facebook, Amazon, Alphabet-Google, Nvidia, Tesla, oltre a Snowflake, Broadcom e Netflix. Quella scorsa è stata la settima settimana positiva delle ultime otto, portandosi oltre la soglia psicologica degli 11mila punti per la prima volta nella storia. Non solo, ma l’indice Fang Plus ha mostrato dall’inizio dell’anno una crescita del +28,50%, più del doppio del già ottimo +13,90% dell’S&P500, sottolinea Websim.

“Microsoft,, Nvidia, Google, Amazon.com e Meta Platforms hanno registrato un’impennata collettiva del 45% e ora rappresentano il 25% del capitale azionario dell’S&P500”, dice Goldman Sachs che ha alzato il suo obiettivo di fine anno 2024 per l’indice S&P500. “I fattori che hanno determinato il rally sono le revisioni al rialzo delle stime di consenso sugli utili per il 2024 di queste stesse società tecnologiche e l’espansione delle valutazioni derivante dal maggiore entusiasmo degli investitori nei confronti dell’intelligenza artificiale“. Il target aggiornato riflette un rialzo di circa il 3,1% rispetto all’ultima chiusura dell’indice a 5.431,60, dice il broker in una nota.

Chi è la più capitalizzata del reame?

Apple, Nvidia e Microsoft si contendono a rotazione il primato della maggior capitalizzazione del mondo. Giusto ieri è toccato a Nvidia che, con una capitalizzazione arrivata nel pomeriggio a 3.326 miliardi di dollari, ha superato per la prima volta Microsoft (3.321 miliardi) e Apple (3.277 miliardi). E l’analista Hans Mosesmann di Rosenblatt Securities prevede, come riporta Bloomberg, addirittura che il gigante dei semiconduttori possa raggiungere la vetta dei 5mila miliardi di capitalizzazione l’anno prossimo. Negli ultimi giorni era stato il titolo Apple a salire al primo posto nella classifica dei titoli più capitalizzati sorpassando Microsoft (che successivamente ha controsorpassato Cupertino). Insomma, un continuo rincorrersi ed probabile che le tre continueranno a sorpassare e a farsi sopraffare. Volendo fare un paragone: Apple, Nvidia e Microsoft valgono insieme più di tutto il mercato azionario cinese, la seconda più grande economia al mondo. Poi c’è Google (con la sua conglomerata Alphabet), Amazon, Meta. Negli Usa si contendono la settima piazza Berkshire Hathaway (la cassaforte di Warren Buffett), Eli Lilly (che in realtà è una farmaceutica) e Broadcom (che produce microprocessori).

Bolla o non bolla? Al momento no, anzi è una rivoluzione

Questo andamento del mercato ha stimolato il dibattito tra investitori e analisti: siamo in presenza di una nuova bolla tecnologica come quella vista nel 2000, nel 2007 ed in parte anche nel 2021? Ascoltando i pareri di diversi analisti, che come i medici vanno alla ricerca di tutti i sintomi di una malattia, la risposta pare essere univoca: al momento non si evidenziano segnali di una bolla. Anzi, si è alle porte di una nuova rivoluzione industriale della quale beneficerà anche un larghissimo indotto. Vediamo perché.

Le quotazioni sono cresciute parallelamente agli utili aziendali

Gli esperti del settore hanno una serie di parametri da osservare per capire se il paziente è malato oppure no. “Il primo indicatore da osservare per comprendere se si è in presenza di una bolla, del resto, è capire se vi sia un eccesso di valutazione, che tuttavia è una condizione necessaria ma non sufficiente” dice Marco Piersimoni, Co-Head Euro Multi Asset di Pictet Asset Management. Infatti, a fianco di questo occorre valutare se le proiezioni future sugli utili siano realistiche e se sui mercati gli investitori diventano irrazionali ricorrendo a un eccesso di leva finanziaria e tollerando livelli di rischio molto alti.

“Se caliamo questi assunti nel contesto di mercato attuale si nota come, negli Stati Uniti, il rapporto tra prezzo e utili è vicino alle 21 volte, un valore che si colloca ampiamente al di sopra della media degli ultimi dieci anni”, dice Piersimoni. L’extra rendimento (ERP) che si può ottenere investendo in azioni rispetto alle obbligazioni governative reali a 10 anni è sui minimi degli ultimi due decenni. Questo significa valutazioni azionarie elevate, ma comunque a livelli che si mantengono inferiori rispetto a quanto osservato nel 2000″ dice Piersimoni. Ulteriori elementi suggeriscono, inoltre, che le attuali quotazioni sono in realtà supportate – per i titoli tecnologici del Nasdaq – da una crescita degli utili che va di pari passo: entrambi, infatti, hanno registrato un incremento di 11 volte negli ultimi 20 anni. Un aspetto che ha fatto sì che il rapporto tra prezzo e utili, in realtà, sia rimasto sostanzialmente stabile nella forbice temporale analizzata.

Il caso Nvidia fa testo. Nell’ultimo anno il prezzo delle sue azioni è cresciuto di tre volte, a fronte però di utili che si sono moltiplicati per cinque volte. Questo ha prodotto come risultato la discesa del rapporto tra prezzo e utili, incorporando un de-rating del 15%. Pertanto, gli investitori stanno acquistando azioni di Nvidia a una valutazione più conveniente rispetto a quanto potevano fare un anno fa.
Se si osservano anche le valutazioni di Oracle, un’azienda ancora in attività che seppe superare la crisi delle dotcom, a cavallo tra il 1999 e il 2000 vide aumentare il prezzo delle sue azioni di cinque volte, mentre gli utili – pur crescendo del 60% – non sono avanzati alla stessa velocità, portando il rapporto tra prezzo e utile a triplicarsi.

Commerciabilità degli asset, denaro e speculazione

Che non si tratti di una bolla stile dotcom ne è convinto anche Gabriel Debach, Italian market analyst della piattaforma di investimenti eToro, 34 milioni di utenti nel mondo, che si basa su tre elementi vitali: ossigeno, carburante e calore. Ossigeno (commerciabilità degli asset): La commerciabilità degli asset è chiaramente presente, con Nvidia che è la terza azione più grande dell’S&P 500 e i ‘Magnificent 7’ che rappresentano il 32% dell’indice. Questo alto livello di commerciabilità è tipico di una fase di forte interesse e partecipazione degli investitori. Carburante (disponibilità di denaro e credito): In una bolla, la facile disponibilità di denaro e credito è cruciale. Al momento, questo elemento non è presente come negli anni della bolla dotcom. I tassi di interesse sono ai massimi da generazioni, e i rendimenti dei titoli a lungo termine sono elevati. Questo limita la speculazione alimentata dal debito, anche se c’è da notare la crescita degli ETP a leva su Nvidia, che potrebbe indicare una certa propensione al rischio.
Calore (speculazione degli investitori): La speculazione è spesso alimentata da un entusiasmo irrazionale. Nel caso di Nvidia e dell’IA, non sembra esserci una speculazione eccessiva. Il rapporto prezzo/utili (P/E) forward di Nvidia è attorno a 45x, e il sentiment degli investitori è moderato, suggerendo che non ci sia una bolla speculativa. Tuttavia, il crescente interesse per l’IA potrebbe portare a una maggiore speculazione in futuro.

Ci sono poi ulteriori elementi che non sono in linea con quanto ci si aspetterebbe di vedere in presenza di una bolla speculativa. Ad esempio, gli afflussi netti sul mercato azionario dovrebbero essere su livelli elevati e invece si mantengono intorno allo zero. Nemmeno i tradizionali indicatori di fiducia degli investitori lasciano pensare a un eccesso di ottimismo sui mercati: al momento, non si ravvisa né un eccesso di fiducia, né di sfiducia, così come l’allocazione delle azioni rispetto ai bond è sostanzialmente bilanciata. Allo stesso modo, tra le aziende non si vede un aumento della propensione a fare fusioni e acquisizioni. Quest’ultimo fattore, storicamente, raggiunge livelli alti durante i periodi di bolla: a tal punto che, in corrispondenza della crisi di Lehman Brothers, il volume di M&A aveva raggiunto un livello quasi doppio rispetto alla media, mentre oggi si registrano volumi intorno alla media o di poco superiori. Infine, non desta preoccupazioni nemmeno il livello di indebitamento delle famiglie americane, che in rapporto al prodotto interno lordo si mantiene a livelli molto bassi. Allo stesso modo, anche il livello di credito erogato è sotto i livelli storici e questo suggerisce l’assenza di un eccesso di leva finanziaria all’interno del sistema, dicono a Pictet

In vista un più ampio rally nel 2025 grazie allo sviluppo dell’AI

Microsoft , Apple e Nvidia sono in corsa per raggiungere nel prossimo anno una capitalizzazione di mercato di 4 trilioni di dollari, grazie al crescente entusiasmo per le prospettive dell’intelligenza artificiale, dicono gli analisti di Wedbush. I massicci investimenti delle società non solo alimenteranno una nuova “rivoluzione industriale” nel settore tecnologico, secondo Wedbush, ma sosterrà anche un più ampio rally del mercato nel 2025. “In poche parole, crediamo che questo mercato rialzista della tecnologia abbia spazio per estendersi anche al resto del software, della tecnologia di consumo, della sicurezza informatica, dei semilavorati e delle infrastrutture nei prossimi 12-18 mesi” dicono gli analisti di Wedbush.

I progetti delle big

In particolare, per Microsoft l’intelligenza artificiale aiuterà l’azienda a monetizzare la sua “massiccia” base di utenti aziendali installati nei prossimi anni, secondo Wedbush. la socità, che in precedenza ha sostenuto OpenAI, produttore di ChatGPT, ha delineato i piani per portare l’intelligenza artificiale in una serie di campi nel mondo degli affari con la sua offerta Copilot. Nonostante si sia mossa in leggero ritardo nella corsa all’intelligenza artificiale, Apple ha svelato una serie di miglioramenti basati su di essa, applicati ai suoi prodotti durante la conferenza annuale degli sviluppatori della scorsa settimana che, secondo Wedbush, potrebbero innescare un “super ciclo” delle vendite di iPhone. Infine i chip ottimizzati per l’intelligenza artificiale di Nvidia sono “in sostanza il nuovo oro o petrolio nel settore tecnologico” poiché un numero crescente di aziende abbraccia la nascente tecnologia.

L’astro nascente: Broadcom, in 5 giorni +25%

Ma se la scalata di Nvidia è cosa nota, ora ci si domanda: chi sarà la prossima? Molti analisti puntano già il dito: è Broadcom, che negli ultimi 5 giorni ha guadagnato il 25% e adesso, con un market cap di oltre 800 miliardi di dollari, si candida ad entrare nel prestigioso club delle “trillion dollar companies”. Si tratta di una delle aziende più longeve della Silicon Valley, nata nel 1961, come HP Asscociates: una costola di Hewlett-Packard dedicata ai semiconduttori. Ha cambiato nome molti anni dopo, ma è rimasta una delle società leader a livello globale nella produzione di semiconduttori e componenti per le infrastrutture di rete, ultimamente molto focalizzati sull’intelligenza artificiale. Broadcom ha due ampie categorie di prodotti “Ai”: prodotti di rete, come chip di commutazione basati su Ethernet, e chip Asic personalizzati, che le aziende cloud stanno utilizzando per costruire i propri acceleratori AI personalizzati. Proprio a questi prodotti sono interessati mega clienti come Alphabet e Meta Platforms, ma anche di ByteDance (la società madre di Tik Tok) e infatti la sezione “networking” di Broadcom, che comprende queste due linee di prodotti, è aumentata del 44% nell’ultimo trimestre, arrivando a rappresentare ora poco più della metà dei ricavi dell’azienda derivanti dal settore dei semiconduttori, pari al 53%. Inoltre la società alla fine dello scorso anno ha aggiunto il business di VMware, società di software acquistata per 69 miliardi di dollari. Nel secondo trimestre fiscale del 2024, i ricavi di VMware sono stati pari a 2,7 miliardi di dollari, in aumento rispetto ai 2,1 miliardi del trimestre precedente. Un’accelerazione del 29% in un solo trimestre. Nei giorni scorsi Broadcom ha annunciato uno split azionario (10 per 1) che ha innescato altri rialzi, per lo più tecnici.

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