L’Unione europea sta per varare nuove regole sul mercato digitale e i colossi di internet che non le rispetteranno potranno essere smembrati. La minaccia arriva dal commissario Ue al Mercato interno, Thierry Breton, che il 9 dicembre firmerà il “Digital Markets Act” e il “Digital Service Act” insieme a Margrethe Vestager, commissaria alla Concorrenza e vicepresidente della Commissione europea.
I due nuovi pacchetti di norme innescheranno polemiche non solo con i giganti della Silicon Valley, ma anche con la nuova amministrazione Biden, che – per quanto affermi di rinnegare il protezionismo trumpiano – di certo non accetterà di buon grado l’attacco agli interessi delle Big Tech (Google, Apple, Amazon, Facebook e Microsoft).
Breton ha spiegato che “la separazione strutturale”, ovvero lo smembramento delle operazioni europee dei gruppi, sarà fra le sanzioni comprese dalle nuove regole europee. Certo, verrà imposta solo come extrema ratio, ultimo gradino di un’escalation che partirà da multe e richieste di rimedi temporanei, per arrivare appunto allo spacchettamento delle società che abusano della propria posizione dominante sul mercato europeo.
Se non vorranno incappare nelle sanzioni, i colossi del web dovranno obbedire a una serie di nuove prescrizioni, come rivelare gli algoritmi, rendere trasparente il mercato pubblicitario e condividere i dati raccolti in rete ai rivali. Se non faranno tutto questo, saranno passibili di condanna per abuso di posizione dominante.
Ma non è finita. Google e i suoi fratelli dovranno anche contrastare l’incitamento all’odio e alla violenza, combattere la contraffazione e tutelare in modo più accorto il diritto d’autore e il copyright.
Intanto, mercoledì la Commissione europea ha proposto una nuova governance Ue sui big data in linea con i principi europei della protezione delle informazioni personali, dei consumatori e della concorrenza.
Sul versante fiscale, invece, la Francia ha fatto sapere che applicherà la Web tax malgrado le minacce di ritorsioni da parte degli Usa. Una norma apripista che farà da traccia a una nuova normativa europea, su cui l’Ue punterà una volta naufragato il progetto di una Web Tax a livello Ocse.
Insomma, Joe Biden deve ancora insediarsi, ma è già chiaro quale sarà il più grande motivo d’attrito fra Washington e Bruxelles nei prossimi mesi.