Il tema è: dotarsi di una legge che tuteli i media dai giganti digitali. Lo ha fatto l’Australia nel 2021. Lo fa oggi il Canada con una nuova legge che impone ai giganti digitali di pagare i media per la condivisione dei loro contenuti. L’obbiettivo potenziale per le società di stampa è di ricevere fino a 230 milioni di dollari canadesi (158 milioni di euro). La questione è sollevata anche in Europa già da un paio di anni, con le associazioni degli editori e Microsoft che hanno chiesto di introdurre un meccanismo per costringere le Big Tech a pagare i contenuti delle notizie condivise sulle loro piattaforme.
Google e Meta al contrattacco in Canada
Ora ovviamente Google e Meta cercano di difendersi: brucia ancora l’accordo del 2021 con l’Australia, in base al quale Google ha dovuto pagare oltre 30 milioni di dollari australiani all’anno, per l’uso del contenuto di news di Nine Entertainment Co.
Google quindi potrebbe bloccare da dicembre i siti di informazioni sul suo motore di ricerca, in risposta alla nuova legge canadese, mentre Meta, società madre di Facebook e Instagram, aveva già vietato ai suoi utenti di vedere o condividere link ad articoli di notizie in Canada anche prima dell’entrata in vigore di questa legge, secondo quanto riportato da Rainews.
Google da parte sua ha esortato il governo canadese ad apportare le modifiche legislative “necessarie” a questa legge che dovrebbe entrare in vigore tra due mesi, citando un processo di accordo sui media “inapplicabile”. Conosciuta come C-18, questa legge dovrebbe consentire ai giganti digitali di concludere accordi commerciali equi con i media sui contenuti trasmessi sulle loro piattaforme, pena il ricorso all’arbitrato federale.
“La legge sottopone Google a una responsabilità finanziaria potenzialmente illimitata semplicemente per aver facilitato l’accesso ai siti di notizie e incanalato traffico prezioso verso gli editori”, ha affermato Google Canada in un documento di 12 pagine pubblicato che in queste ore, dice Rainews. Senza un accordo sugli emendamenti prima che la legge entri in vigore a dicembre, Google potrebbe decidere di bloccare l’accesso ai siti di notizie in Canada, ha suggerito il gruppo.
“Di conseguenza, rimane il problema della tempistica, che potrebbe mettere Google nella posizione di dover sospendere i collegamenti ai contenuti delle notizie durante il processo per ottenere un’esenzione”, osserva il documento. All’inizio della giornata, il ministro del patrimonio canadese Pascale St-Onge si era detto “ottimista” sulla possibilità di convincere Google dei vantaggi di questa legge, che incontra “grande resistenza” da parte dei giganti digitali. “Google ha partecipato e collaborato durante tutto il processo mentre Facebook blocca le notizie in Canada anche se la legge non è ancora in vigore”, ha detto davanti alle agenzie di stampa riunite a Toronto.
In gioco per il Canada ci sono 158 milioni di euro, per l’Australia erano stati 19 milioni
La nuova legge canadese prende di mira per il momento Google e Meta e dovrebbe consentire alle società di stampa di ricevere fino a 230 milioni di dollari canadesi (158 milioni di euro), secondo Ottawa. Il governo federale intende quindi rallentare l’erosione della stampa in Canada a vantaggio dei giganti digitali, verso i quali negli ultimi anni sono emigrati i ricavi pubblicitari.
In Australia, già nel 2021 (con un contratto quinquennale, che scade nel 2026) , Google ha concordato di pagare oltre 30 milioni di dollari australiani (19 milioni di euro) l’anno, per l’uso del contenuto di news di Nine Entertainment Co, uno dei maggiori gruppi di media australiani, che comprende il Canale Tv 9 e i quotidiani Sydney Morning Herald, The Age di Melbourne e Australian Financial Review. L’accordo assicura sostegno alle testate della società. Consente anche a Google di far fronte, limitando i danni, all’introduzione – da parte del governo – del codice di condotta. Codice che prevede che Facebook e Google debbano concordare con gli editori australiani indennizzi per la condivisione dei loro contenuti. Si allinea ad Australia e Canada, la Nuova Zelanda.
In Europa si stanno già muovendo associazioni di editori e Microsoft
In Europa, a sollevare la questione già da un paio di anni, sono le associazioni degli editori e Microsoft che hanno chiesto di introdurre un meccanismo per costringere le Big Tech a pagare i contenuti delle notizie condivise sulle loro piattaforme.
Le associazioni degli editori europei (Emma, Enpa, Epc, Nme) e l’azienda informatica fondata da Bill Gates hanno concordato di lavorare insieme a una soluzione per garantire all’industria editoriale una remunerazione equa dei contenuti delle notizie che i giganti del web utilizzano sulle loro piattaforme accrescendo il proprio traffico e gli introiti pubblicitari. Secondo gli editori Ue la normativa sul copyright, che costringe Google e altre piattaforme online a firmare accordi di licenza con musicisti, autori ed editori di notizie per utilizzare il loro lavoro, è insufficiente.