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Big Tech: giro di vite dell’Europa con multe fino al 10% dei ricavi

La Commissione europea presenta la nuove regole per mettere sotto controllo i giganti di Internet, difendendo la concorrenza e i consumatori – Previste multe pesanti per chi sgarra e come extrema ratio lo smembramento dei gruppi

Big Tech: giro di vite dell’Europa con multe fino al 10% dei ricavi

Le Big Tech come Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft potranno ricevere dall’Unione europea multe fino al 10% del fatturato per la violazione delle norme sulla concorrenza e fino al 6% per la mancata rimozione dei contenuti illegali da Internet. Ma saranno possibili anche soluzioni estreme, ossia lo smembramento delle attività europee o la messa al bando dal mercato Ue. Questo il cuore del Digital Market Act e del Digital Service Act, i due nuovi pacchetti di regole Antitrust messi a punto da Margrethe Vestager, commissaria alla Concorrenza, e Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno e i servizi.

L’obiettivo è contrastare l’oligopolio della Silicon Valley per aprire il mercato digitale anche alle aziende europee. Le norme sulla concorrenza si applicheranno solo alle aziende con più di 45 milioni di clienti in Europa (circa il 10% della popolazione): oltre ai colossi già citati, un’altra dozzina di gruppi; quelle sui contenuti, invece, saranno valide per le piattaforme di tutte le dimensioni.

DIGITAL MARKET ACT: LE REGOLE SULLA CONCORRENZA

Nel dettaglio, il Digital Market Act punta a mettere fine all’abuso di posizione dominante delle Big Tech agendo ex ante anziché ex post, come ha fatto finora, inutilmente. Le aziende dovranno quindi adeguarsi alle nuove regole, che prevedono tra l’altro l’interoperabilità dei sistemi e la condivisione dei dati. Se non lo faranno, subiranno sanzioni fino al 10% dei ricavi. In caso di recidiva, si arriverà all’extrema ratio dello smembramento delle attività europee.

DIGITAL SERVICE ACT: LE REGOLE SUI CONTENUTI ILLEGALI

Per quanto riguarda invece il Digital Service Act, il suo obiettivo è contrastare la diffusione sul web di attività illegali come terrorismo, incitamento all’odio, pedopornografia, scambio di immagini private senza consenso, stalking, vendita di prodotti contraffatti o mancato rispetto del copyright. Le Big Tech saranno quindi responsabili dei contenuti postati dagli utenti, anche se a un livello inferiore rispetto all’editoria tradizionale (scelta contestata dal mondo della cultura). Non sarà richiesto loro di rimuovere autonomamente i contenuti illegali, ma dovranno farlo su segnalazione. In caso contrario, riceveranno una multa pari al 6% del fatturato e, se continueranno a violare la regola, potranno essere bandite dal mondo digitale europeo.

Inoltre, le aziende dovranno avere un referente europeo come le società tradizionali e saranno costrette a rendere più trasparente la profilazione degli utenti, il marketing a fine pubblicitario e politico.

L’iter legislativo dei due pacchetti di norme (che dovranno essere approvati dall’Europarlamento e poi dai governi) sarà certamente ostacolato dalle lobby della Silicon Valley, come accaduto ai tempi della direttiva sul copyright.

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