Apre al pubblico la Biennale di Venezia 58. Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo “May You Live In Interesting Times” (11 maggio – 24 novembre 2019) presieduta da Paolo Baratta.
«Il titolo di questa Mostra può essere letto come una sorta di maledizione – ha dichiarato il Presidente Paolo Baratta – nella quale l’espressione “interesting times” evoca l’idea di tempi sfidanti e persino minacciosi. Ma può essere anche un invito a vedere e considerare sempre il corso degli eventi umani nella loro complessità, un invito pertanto che ci appare particolarmente importante in tempi nei quali troppo spesso prevale un eccesso di semplificazione, generato da conformismo o da paura. E io credo che una mostra d’arte valga la pena di esistere, in primo luogo, se intende condurci davanti all’arte e agli artisti come una decisiva sfida a tutte le inclinazioni alla sovrasemplificazione.»
«Sono trascorsi vent’anni dalla presentazione, in queste stesse stanze, della mia prima Mostra – ha ricordato il Presidente – dopo l’importante riforma della Biennale del 1998. Posso dirvi che sono stati tutti very interesting times. Rispondemmo con scelte di ‘apertura’ ai molti critici che imputavano alla Biennale con i suoi ‘padiglioni dei Paesi’ di essere fuori moda; erano anni in cui era in voga l’elogio del cosmopolitismo e della globalizzazione. Trascorsi vent’anni oggi c’è chi solleva il dubbio se il cosmopolitismo sia stato anche un modo di esercitare una sorta di dominio (soft power) da parte delle società e delle economie dominanti.»
La Mostra divisa in due parti vede la Proposta A all’Arsenale e la Proposta B al Padiglione Centrale ai Giardini, includendo 79 artisti provenienti da tutto il mondo. Le opere esposte nelle due sedi, insieme all’atmosfera che evocano, sono piuttosto diverse, non tanto perché si sviluppano attorno a concetti o princìpi separati, bensì perché mostrano aspetti diversi della pratica di ciascun artista
Molte delle opere esposte affrontano le tematiche contemporanee più preoccupanti – spiega Ralph Rugoff – dall’accelerazione dei cambiamenti climatici alla rinascita dei programmi nazionalisti in tutto il mondo, dall’impatto pervasivo dei social media alla crescente disuguaglianza economica. Tuttavia, dobbiamo partire dal presupposto per cui l’arte è più di una mera documentazione del periodo storico in cui viene realizzata.
La Mostra è affiancata da 90 Partecipazioni Nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Sono 4 i paesi presenti per la prima volta alla Biennale Arte: Ghana, Madagascar, Malesia e Pakistan. La Repubblica Dominicana partecipa per la prima volta alla Biennale Arte con un proprio padiglione.
Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane, si intitola Né altra Né questa. La sfida al labirinto ed è a cura di Milovan
Sono 21 gli Eventi Collaterali ammessi dal Curatore e promossi da enti e istituzioni nazionali e internazionali senza fini di lucro. Organizzati in numerose sedi della città di Venezia, propongono un’ampia offerta di contributi e partecipazioni che arricchiscono il pluralismo di voci che caratterizza la Mostra.
Progetto Speciale Forte Marghera, Mestre va a Ludovica Carbotta, tra gli artisti presenti all’Esposizione Internazionale, è stata invitata da Ralph Rugoff per un intervento specifico a Forte Marghera. Carbotta presenta una nuova installazione scultorea, Monowe (The Powder Room, 2019), che esplora i modi in cui l’immaginazione umana può scatenare emozioni potenti anche senza un reale pericolo imminente.
Progetto Speciale al Padiglione delle Arti Applicate, Arsenale, Sale d’Armi
Per il quarto anno consecutivo, la collaborazione tra La Biennale di Venezia e il Victoria and Albert Museum di Londra ha reso possibile il Progetto Speciale del Padiglione delle Arti Applicate ospitato nelle Sale d’Armi dell’Arsenale, organizzato congiuntamente dalle due istituzioni. Era ora è il titolo della mostra di Marysia Lewandowska, l’artista selezionata dal curatore della Biennale Arte 2019, Ralph Rugoff.
Programma della manifestazione
Meetings on Art è il programma di conversazioni, dibattiti e performance che si svolgerà durante tutto il periodo di apertura della Mostra e vedrà i protagonisti della mostra dialogare con i visitatori per svelare qualcosa in più di May You Live In Interesting Times. Lara Favaretto discuterà con la storica dell’arte e curatrice Angela Vettese (14 giugno); Dominique Gonzales-Foerster, Tomàs Saraceno, Margaret Wertheim e Anicka Yi incontreranno Ralph Rugoff in una
conversazione sulla relazione tra l’arte e le tematiche tecnologiche, sociali e ambientali (14 e 15 settembre). Nell’ambito del Progetto Speciale del Padiglione delle Arti Applicate si terrà un simposio su Felicita Bevilacqua La Masa (22 ottobre). Infine, Paolo Baratta e Ralph Rugoff incontreranno il pubblico domenica 24 novembre al Teatro alle Tese dell’Arsenale per discutere sull’eredità della Biennale Arte 2019.
Un ricco programma di performance durante il weekend di apertura e le giornate conclusive di Mostra, renderanno vivi gli spazi attorno ai Giardini della Biennale, le aree esterne e gli spazi interni in episodi di varia natura e durata. Una serie di performance con programma giornaliero, creeranno uno spazio dedicato allo svolgimento di narrazioni più concentrate al Teatro alle Tese e al Teatro Piccolo dell’Arsenale (organizzazione artistica Aaron Cezar; con il supporto aggiuntivo di Arts Council England e Delfina Foundation).
In relazione all’installazione Thinking Head di Lara Favaretto al Padiglione Centrale dei Giardini, e per tutta la durata della nuvola di vapore che si alzerà davanti alla sua facciata, si terranno una serie di “dialoghi clandestini” in tavole rotonde a porte chiuse in Arsenale, all’interno di uno spazio performativo simile a un bunker. Non sono previsti spettatori, ma i dialoghi saranno registrati e resi disponibili online sul sito della Biennale.
Biennale Sessions, il progetto per le Università
Per il decimo anno consecutivo La Biennale dedica il progetto Biennale Sessions alle Università, alle Accademie e a tutte le istituzioni operanti nella ricerca e nella formazione nel campo delle arti, dell’architettura e nei campi affini. L’obiettivo è quello di offrire una facilitazione a visite di tre giorni da loro organizzate per gruppi di almeno 50 tra studenti e docenti, con la possibilità di organizzare seminari in luoghi di mostra offerti gratuitamente e assistenza all’organizzazione del viaggio e soggiorno.
La Giuria di questa edizione 2019 vede:
Stephanie Rosenthal (Germania), Presidente di Giuria, è direttrice del Gropius Bau di Berlino, una delle principali gallerie pubbliche tedesche che si occupano di arte contemporanea. Ha curato numerose personali e collettive internazionali, oltre ad aver ricoperto il ruolo di direttore artistico della Biennale di Sydney nel 2016.
Defne Ayas (Turchia/Olanda) è direttore artistico della Gwangju Biennale 2020 (insieme a Natasha Ginwala) e curatrice attualmente impegnata alla V-A-C Foundation di Mosca. È stata direttrice del Witte de With Art Center for Contemporary Art di Rotterdam (2012-2017); in precedenza Ayas è stata curatrice del Padiglione della Turchia alla 56. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia.
Cristiana Collu (Italia), è direttrice generale della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. A partire dal 2012, è stata direttrice del Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e precedentemente ha diretto il MAN_Museo d’Arte della Provincia di Nuoro.
Sunjung Kim (Corea) è una curatrice, attualmente Presidente della Gwangju Biennale Foundation. Per molti anni ha diretto l’Art Sonje Center, uno dei maggiori centri espositivi di arte contemporanea di Seoul, dove ha avviato il Real DMZ Project, lavorando con artisti di tutto il mondo nella zona demilitarizzata coreana.
Hamza Walker (USA) dopo essere stato per oltre vent’anni curatore delle mostre della Renaissance Society di Chicago, attualmente ricopre il ruolo di direttore esecutivo di LAXART, affermato spazio espositivo non profit di Los Angeles. Nel 1999 ha ricevuto il Norton Curatorial Grant e nel 2004 il Walter Hopps Award. Ha inoltre ricevuto l’Ordway Prize nel 2010 per il suo lavoro di curatore e saggista.
Foto di copertina: Ludovica Carbotta (Torino, 1982) espone l’ultima opera della serie Monowe nell’ex polveriera di Forte Marghera, una fortezza ottocentesca dall’altra parte della laguna rispetto a Venezia. Collegandosi al potere metaforico del sito – una costruzione pensata per proteggere l’ambiente esterno dal proprio contenuto esplosivo – Carbotta presenta una nuova installazione scultorea su una scaffalatura da magazzino. Monowe (The Powder Room) (2019) esplora i modi in cui l’immaginazione umana può scatenare emozioni potenti anche senza un reale pericolo imminente.