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Biennale Arte 2024. Leoni d’Oro alla Carriera a Anna Maria Maiolino e Nil Yalter

Fistonline Marika Lion

La cerimonia di premiazione con i Leoni d’Oro alla carriera a Anna Maria Maiolino e Nil Yalter e l’inaugurazione della Biennale Arte 2024 si terrà sabato 20 aprile 2024 a Ca’ Giustinian, sede della Biennale di Venezia. La Mostra aprirà al pubblico nello stesso giorno alle ore 11. Entrambe le artiste parteciperanno per la prima volta alla Biennale Arte nel 2024: Maiolino con una nuova opera di grandi dimensioni che prosegue e sviluppa la serie delle sue sculture e installazioni in argilla; Yalter con una riconfigurazione della sua innovativa installazione Exile is a hard job, insieme alla sua opera iconica Topak Ev, collocate nella prima sala del Padiglione Centrale.

NOTE BIOGRAFICHE

Anna Maria Maiolino nasce il 20 maggio 1942 a Scalea, in Italia, per poi emigrare con la famiglia a Caracas, in Venezuela nel 1954, pochi anni dopo la Seconda Guerra Mondiale. Lì studia alla Escuela de Artes Visuales Cristóbal Rojas, tra il 1958 e il 1960, anno in cui si trasferisce a Rio de Janeiro, in Brasile, dove frequenta i corsi liberi di pittura, scultura e xilografia de la Escola Nacional de Belas Artes. Passa a dedicarsi a questa tecnica che le permette di connettersi con la xilografia popolare praticata del nord est del Brasile; la utilizzerà per diversi anni proprio perché intrisa di critica sociale.

L’artista si dichiara un’autodidatta

Attraverso la frequentazione della Escola de Belas Artes e degli artisti di Rio, Maiolino entra a far parte del noto movimento artistico brasiliano chiamato Nova Figuração, una reazione all’astrazione degli anni Sessanta contaminata da inflessioni pop, che rispecchiano anche il duro clima politico del Paese durante i primi anni della dittatura militare (1964-1985). In quel periodo Maiolino continua a sviluppare il proprio linguaggio e le proprie competenze, frequentando i famosi corsi d’arte tenuti da Ivan Serpa (1923-1973) presso il Museu de Arte Moderna do Rio de Janeiro. Nel 1964 tiene la prima mostra personale alla Galeria G a Caracas e nel 1967 partecipa alla storica esposizione Nova Objetividade Brasileira a Rio de Janeiro. Tra il 1968 e il 1971 Maiolino vive a New York. Nell’ultimo anno, su indicazione di Luis Camnitzer, riceve una borsa di studio presso The Pratt Graphics Center e pratica la tecnica di incisione su metallo, acquaforte, allargando i propri orizzonti artistici a vari media e alla poesia sperimentale. I suoi dipinti e le sue incisioni degli anni Sessanta sono piuttosto radicali, poiché combinano l’immaginario pop con il repertorio tipico della Nova Figuração, concentrandosi su personaggi e narrazioni politiche, oltre che su riferimenti personali, corporei e familiari. Tra gli anni Settanta e Ottanta Maiolino comincia a dedicarsi all’arte performativa e, nel 1981, mette in scena il suo sorprendente Entrevidas, in cui decine di uova sono sparse sul pavimento e sfidano l’artista a percorrere lo spazio come fosse un “campo minato”, tenendo conto della fragilità e della precarietà dell’uovo, simbolo della vita stessa. All’inizio degli anni Novanta intraprende la lavorazione dell’argilla, segnalando una nuova attenzione per l’espressione gestuale e sensoriale, il fatto a mano e il rapporto con la materia terra, l’argilla, materiali elementari in sculture e rilievi che perdurano fino a oggi. Per la 60. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia Maiolino presenterà una nuova opera di grandi dimensioni che prosegue e sviluppa la serie di sculture e installazioni in argilla. Si tratterà della sua prima partecipazione alla Biennale Arte. Nel corso della sua carriera, Anna Maria Maiolino ha tenuto numerose mostre di rilievo e retrospettive, tra cui quelle all’Instituto Tomie Ohtake di San Paolo (2022), al PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, alla Whitechapel Art Gallery a Londra (2019), al Museum of Contemporary Art di Los Angeles (2017), alla Fundació Antoni Tàpies a Barcellona (2010) e al Drawing Center di New York (2002). Ha partecipato, tra l’altro, alla Biennale di Lione (2017), alla Biennale di Gwangju (2014), alla Biennale di San Paolo (2010, 1998, 1991, 1994, 1967), alla Biennale di Sydney (2008) e alla Biennale dell’Avana (1984). Le sue opere sono presenti nelle collezioni del Castello di Rivoli (Torino), della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, del Museo d’Arte Moderna di Bologna, del Museum of Modern Art a New York, del Museum of Contemporary Art di Los Angeles, del Museu de Arte de São Paulo Assis Chateaubriand, del Museu de Arte Moderna do Rio de Janeiro, della Tate nel Regno Unito.

Nil Yalter è un’artista turca nata al Cairo, in Egitto, il 15 gennaio 1938 e trasferitasi a Parigi nel 1965, dove vive tuttora. È considerata una pioniera del movimento artistico femminista mondiale. Yalter non ha mai ricevuto un’istruzione formale nel campo delle arti visive e, come autodidatta, ha condotto una costante ricerca sulle proprie pratiche e aree di interesse che vanno dalla pittura al disegno, dal video alla scultura all’installazione. La sua carriera artistica è iniziata nel 1957, quando ha tenuto la sua prima mostra presso l’Istituto Culturale Francese di Mumbai, in India. Tuttavia, è durante gli anni Sessanta che approfondisce la sua pratica. Dopo essersi trasferita a Parigi nel 1965, l’opera di Yalter inaugura un capitolo davvero radicale e pionieristico, poiché inizia ad affrontare temi sociali, in particolare legati all’immigrazione e alle esperienze femminili, in un’esplorazione e in uno sviluppo davvero unici delle pratiche artistiche concettuali. Nel 1973, Yalter crea l’innovativa installazione Topak Ev, esposta in una mostra personale al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris. L’anno successivo presenta un’opera video fondamentale, The Headless Woman, che affronta il tema della liberazione sessuale delle donne e dell’oggettivazione orientalista delle donne mediorientali. Un’altra opera singolare del 1974 è La Roquette, Prison de Femmes (realizzata con Judy Blum e Nicole Croiset), che presenta le testimonianze di un’ex detenuta del famoso carcere femminile francese. La sua opera Temporary Dwellings, esposta per la prima volta nel 1977, approfondisce la vita dei lavoratori migranti raccontata dalle donne. Nel 1980 Yalter presenta per la prima volta un altro lavoro molto radicale, costituito da una videoproiezione personale e una conferenza dal titolo Rahime, Femme Kurde de Turquie al Centre Georges Pompidou di Parigi. Gli anni Novanta segnano per Yalter un periodo di esplorazione creativa e di riconoscimenti, durante il quale sperimenta i media digitali. in occasione della 60. Esposizione Internazionale d’Arte, Yalter presenterà una riconfigurazione della sua innovativa installazione Exile is a hard job, insieme alla sua iconica opera Topak Ev (1973), collocata nella prima sala del Padiglione Centrale dei Giardini. Questa sarà la prima partecipazione dell’artista alla Biennale Arte. Nil Yalter ha tenuto mostre retrospettive e personali al Ludwig Museum di Colonia, all’Hessel Museum of Art di Annandale-on-Hudson, a New York, al Musée d’Art Contemporain du Val-de-Mame, in Francia, al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, al Centre Georges Pompidou di Parigi e in molte altre sedi. Ha partecipato, tra le altre, alla Biennale di Sharjah (2023), alla Biennale di Berlino (2022), alla Biennale di Gwangju (2014), alla Biennale di Istanbul (2013), alla Biennale di San Paolo (1979), alla Biennale di Parigi (1977). Le opere di Yalter sono presenti nelle collezioni dell’Istanbul Modern, del Centre Pompidou di Parigi, del F.N.A.C. Fonds National d’Art Contemporain in Francia, della Tate nel Regno Unito, del Museum Ludwig di Colonia, del Museo Reina Sofia di Madrid e di molti altri.

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