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Biennale architettura 2025: dal 10 maggio la 19esima edizione tra Intelligenza artificiale e “domicidio”

Biennale architettura 2025: ecco tutto quello che c’è da sapere sulla 19esima edizione presentata a Venezia dal presidente Buttafuoco e dal curatore Carlo Ratti

Biennale architettura 2025: dal 10 maggio la 19esima edizione tra Intelligenza artificiale e “domicidio”

Le immagini di Gaza e dell’Ucraina con la scia di morte espressa da palazzi, scuole e ospedali distrutti interrogano le nostre coscienze sulla capacità dell’architettura di abitare ancora il mondo. È una Biennale architettura che guarda al futuro possibile questa 19esima edizione presentata ieri a Venezia dal presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco e dal curatore, Carlo Ratti.

Biennale architettura 2025: dove, come e quando

Lui, un “archistar” formatosi al Mit di Boston dove ancora svolge un ruolo di piano piano. Significativo che dallo stesso Mit provenga anche il professore Balakrishnan Rajagopal, relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto alla libertà, citato recentemente da Luciano Violante (a suo volta citato ieri da Buttafuoco) che in un recente rapporto per l’Assemblea generale, ha utilizzato il termine “domicidio“, per definire gli attacchi sistematici contro abitazioni e infrastrutture civili che si stanno ripetendo in molte parti del mondo, dalla Birmania a Gaza all’Ucraina.

Una sorta di deliberata e sistematica distruzione di tutte le abitazioni, delle scuole, delle università, degli ospedali, allo scopo di privare un popolo della propria identità e delle proprie possibilità di sussistenza. Proprio per questa ragione, il “domicidio” è tipico della guerra moderna e si accompagna al genocidio e agli assassinii indiscriminati. Termine che si accompagna al “memoricidio”, complesso di azioni distruttive, che tendono a distruggere la memoria di un popolo. Essendo, casa e memoria, i due fattori principali dell’identità di un singolo e di un popolo ora diventati materia di guerra.

Biennale architettura 2025: il ruolo della IA

Quasi in contemporanea con le riflessioni politiche che sull’intelligenza artificiale si stanno svolgendo a Parigi sotto la regia del presidente francese, Emmanuel Macron, l’istituzione veneziana presenta i suoi progetti della 19 Biennale architettura dal titolo Intelligens. Natural. Artificial. Collective. Un programma ricco di eventi da sabato 10 maggio a domenica 23 novembre 2025, che si annuncia già come la più visionaria e partecipata edizione nella storia della Biennale di Venezia. Con un obiettivo ambizioso: proporre soluzioni per raccogliere le sfide che pone il rapporto con la natura e il cambiamento climatico. Un “laboratorio di idee ” curato da Carlo Ratti, con oltre 750 partecipanti tra architetti e ingegneri, matematici e scienziati del clima, filosofi e artisti, cuochi e programmatori, scrittori e intagliatori, agricoltori e stilisti. Oltre 280 i progetti e 66 le partecipazioni nazionali con mostre distribuite tra i Padiglioni ai Giardini (26), all’Arsenale (25) e nel centro storico di Venezia (15).

Insomma, sega il presidente della Biennale Buttafuoco: “Costruire con intelligenza il mondo, ascoltando l’intelligenza del mondo. Questo Carlo Ratti vuole dirci con la sua mostra che si annuncia come riflessione per il futuro e materia di studio e dibattito per la comunità scientifica. Attraverso funzioni, simboli e relazioni, l’intelligenza genera architetture guidate da principi etici, estetici ed ecologici. Non a caso, la parola greca oikos significa sia ‘casa’ da abitare sia ‘ambiente’ dove immergersi”.

Biennale architettura 2025: i padiglioni

Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, sarà curato da Guendalina Salimei con il progetto “TERRÆ AQUÆ. L’Italia e l’intelligenza del mare”. Il Padiglione della Santa Sede (ancora viva l’eco di quello delle arti visive dell’anno scorso al carcere femminile della Giudecca) è promosso dal Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, cardinale José Tolentino de Mendonça, avrà luogo nel Complesso di Santa Maria Ausiliatrice(Fondamenta S. Gioacchin a Castello). La mostra avrà come titolo “Opera aperta” ed è a cura di Marina Otero Verzier e Giovanna Zabotti.

Il Comune di Venezia partecipa con lo storico Padiglione Venezia ai Giardini, con l’allestimento della mostra dal titolo Biblioteche. Costruendo l’intelligenza veneziana. Il Padiglione cittadino avrà una sua emanazione in altri spazi istituzionali e nelle sedi dell’Università Iuav di Venezia. Il progetto Margherissima, presentato all’interno della Polveriera austriaca di Forte Marghera a Mestre, si concentra sull’area di Marghera e il territorio contaminato situato nei pressi del Ponte della Libertà. È ideato da Nigel Coates, Michael Kevern, Guan Lee, John Maybury e Jan Bunge, partecipanti in concorso nella Mostra Internazionale.

Il Padiglione delle Arti Applicate, presentato per il nono anno consecutivo dalla Biennale di Venezia e il Victoria and Albert Museum, Londra, è intitolato On Storag curato di Brendan Cormier, in collaborazione con Diller Scofidio + Renfro (DS+R) ed esplora l’architettura globale degli spazi di deposito al servizio della circolazione degli oggetti.

Tra le sorprese annunciate anche un progetto speciale di Michelangelo Pistoletto, maestro dell’Arte Povera con il suo simbolo dell’infinito replicato in varie istallazioni “site specific” a cominciare dalla prima all’isola di San Servolo sede della Venice International University presieduta dall’ambasciatore Umberto Vattani.

La Mostra d Architettura contribuirà in modo specifico anche al progetto di sostenibilità ambientale portato avanti dal 2021 dalla Biennale di Venezia. Il Manifesto di Economia Circolare lanciato da Carlo Ratti, con la guida di Arup e il contributo della Ellen MacArthur Foundation, si pone l’obiettivo di rafforzare l’impegno della Biennale nel settore promuovendo un modello sempre più sostenibile per la progettazione, l’installazione e il funzionamento di tutte le sue attività e manifestazioni. “La sfida – dice Ratti – è quella di creare padiglioni e spazi che siano esempio di un pensiero circolare audace che generi un’eredità duratura in termini di sostenibilità eliminando sprechi, facendo circolare i materiali e rigenerando i sistemi naturali, dimostrando così che l’architettura e l’ambiente costruito possono coesistere in armonia con il nostro pianeta”.

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