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Biden vicinissimo alla vittoria, ma Trump promette guerra legale

BIDEN (“Vinceremo: i numeri sono chiari”) SORPASSA TRUMP IN GEORGIA E PENNSYLVANIA e si avvicina alla maggioranza dei grandi elettori – Ma Trump non riconoscerà la sua vittoria e la sua squadra ha già dato il via ai ricorsi, che per l’Osce sono “senza fondamento” – Manifestazioni e arresti in diversi Stati

Biden vicinissimo alla vittoria, ma Trump promette guerra legale

“I numeri sono chiari: vinceremo. Siate calmi e abbiate pazienza. Siamo il ticket più votato nella storia e io sarà il presidente di tutti gli americani. Il nostro primo impegno sarà la lotta al Covid”: sono le parole dal presidente in pectore degli Stati Uniti, Joe Biden, nel suo primo discorso alla nazione mentre continuano gli ultimi conteggi dei voti. Con le vittorie in Winsconsin e in Michigan, Joe Biden arriva a 264 grandi elettori ed è a un passo dalla Casa Bianca. La maggioranza per vincere le presidenziali, infatti, è a quota 270. Un traguardo invece piuttosto lontano per Donald Trump, che al momento è a 214. Il presidente in carica, tuttavia, si era già intestato la vittoria nelle prime fasi dello spoglio e ora parla di brogli, annunciando ricorsi e battaglie legali. In particolare, Trump ha iniziato da subito ad agitare lo spauracchio della Corte Suprema, dove – grazie alla recente e controversa nomina della super-conservatrice Amy Coney Barrett – i repubblicani godono di una maggioranza schiacciante sui democratici (sei giudici a tre).

Finora, la squadra di Trump ha intentato cause in Pennsylvania, Michigan e Georgia per fermare lo spoglio delle schede arrivate dopo l’election day di ieri e ha avviato un’azione in Wisconsin per chiedere il riconteggio. Azioni legali sono probabili anche in Arizona e in Nevada.

Al di là delle polemiche, la vittoria di Biden è vicina ma non ancora scontata. Decisivo sarà lo spoglio dei voti in quattro Stati chiave: Pennsylvania, Georgia, North Carolina e Nevada. Nei primi due, in particolare, sono ancora decine di migliaia le schede da contare.

Intanto Michael Georg Link, capo degli osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), ha detto che quelle di Trump sono “accuse senza fondamento contro presunte pecche del sistema”, critiche “dannose per la fiducia nelle istituzioni democratiche”.

Ma i rilievi dell’Osce non servono a placare le proteste divampate nella notte, soprattutto nell’Oregon, in Arizona e a New York.

A Portland, la polizia ha arrestato una decina di persone e sequestrato petardi, martelli e un mitra. La governatrice dell’Oregon ha chiesto l’intervento della Guardia Nazionale per rispondere al “dilagare delle violenze” seguito al voto presidenziale.

I fan di Trump hanno assediato un centro elettorale nella contea di Maricopa, in Arizona. Si tratta di un distretto chiave dov’è in corso una gara all’ultimo voto tra i due candidati. Secondo fonti citate dal Guardian, alcuni manifestanti erano armati.

A New York, il Dipartimento di Polizia ha annunciato l’arresto di circa 50 persone per episodi legati a proteste post-elettorali. Altre dimostrazioni sono andate in scena ad Atlanta, a Detroit e a Oakland.

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