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Biden non scalda Wall Street che resta appesa a Fed e Yellen

Photo by David Vives on Unsplash

Seduta debole per i listini europei e per Wall Street, nelle prime ore di scambi, nel giorno in cui parlano al Congresso Usa il presidente della Fed Jerome Powell e la segretaria di Stato Janet Yellen. Pesa sui mercati il tonfo del petrolio, strettamente legato alle preoccupazioni per le restrizioni anti-pandemia in Europa, in particolare in Germania e in Francia, mentre la Commissione europea domani estenderà i poteri del blocco di fermare le esportazioni dei vaccini anti-covid per coprire i casi di società che ritardano le forniture trimestrali concordate con la Ue.

In questo contesto Francoforte si apprezza dello 0,1%, ma Parigi cede lo 0,4% (in controtendenza Essilorluxottica, +1,62%, con il via libera condizionato all’acquisizione di GrandVision da parte della Ue). Anche la Gran Bretagna (Londra -0,41%) ci mette il carico chiudendo i confini: da lunedì prossimo infatti sarà illegale per gli inglesi andare all’estero, se non per motivi di urgenza, e i trasgressori rischiano una multa di 5 mila sterline. Il bando resterà in vigore almeno fino alla fine di giugno, con buona pace delle vacanze in tarda primavera. 

Piazza Affari archivia la seduta con con una perdita dello 0,61%, con gli energetici nel mirino dei venditori e il settore auto in retromarcia. In cima al listino è invece Amplifon, +5,04%, favorita dai deludenti risultati dalla sperimentazione del farmaco contro la sordità, allo studio dell’americana Frequency Therapeutics, società che sul Nasdaq sprofonda del 75%. Oltreoceano, dove l’avvio è tiepido, anche AstraZeneca procede in ribasso del 3%, dopo che Niaid (il National Institute of Allergy and Infectious Diseases) guidato da Anthony Fauci ha detto che i risultati del trial negli Usa (79% di efficacia) sono obsoleti e probabilmente non tengono conto delle varianti.

La società anglo-svedese aggiornerà quindi i dati presentati entro 48 ore, ma la sua reputazione potrebbe soffrirne, soprattutto nella Ue dove già ci sono stati dubbi per presunti e gravi effetti collaterali, poi fugati dall’agenzia del farmaco. I pregiudizi, però una volta creati sono difficili da superare. A soffrire è soprattutto il petrolio: il future Brent cede il 3,7% e scende a 62,23 dollari al barile, mentre il greggio texano perde circa il 4% e scambia intorno a 59 dollari. Per Reuters “la struttura del mercato indica un indebolimento del greggio, con lo spread del mese “spot” che si ritrova in fase di contango per la prima volta da gennaio. Il contango si verifica quando il prezzo spot dei contratti è inferiore a quello dei contratti dei mesi futuri, e potrebbe incoraggiare i trader a immagazzinare greggio”.

Inoltre si fa sentire sul petrolio il peso del dollaro, che si rafforza. L’euro cede circa lo 0,5% sul biglietto verde e tratta in area 1,186. Fino alla chiusura dei listini europei sono apparsi ininfluenti i discorsi di Powell e Yellen, anticipati in forma scritta alla stampa. Il primo ribadisce che la Fed “continuerà a fornire sostegno economico finché sarà necessario”, perché La ripresa “è lontana dall’essere completata”.  Yellen ricorda invece che ci sono ancora “quasi 10 milioni di posti di lavoro in meno” rispetto al picco prepandemico, che “22 milioni di persone dicono di non avere abbastanza cibo da mangiare”.

In ogni caso a un anno dal minimo toccato dai listini a causa dell’esplodere della pandemia il Dow Jones ha guadagnato oltre il 75%, il Nasdaq Composite oltre il 90%, il Russell 2000 – l’indice delle società’ a bassa capitalizzazione – il 126%. In Piazza Affari la blue chip peggiore del giorno è Stellantis, che cede il 3,34%. Nella galassia Agnelli sono in rosso anche Exor -2,76% e Cnh, -2,33%, mentre Ferrari resta positiva, +0,23%.

Le prese di beneficio penalizzano Finecobank -2,77%. Tra i petroliferi le vendite affossano Saipem -2,7%, penalizzata da Hsbc che ha tagliato la raccomandazione a “Hold” da “Buy” con prezzo obiettivo a 2,6 euro da 2,9 euro precedente. Prosegue la lettera sulle banche, con le big Unicredit e Intesa Sanpaolo in flessione rispettivamente dello 0,73% e dello 0,41%. Creval perde lo 0,23%, 11,976 euro per azione, rispetto al prezzo d’Opa di 10,5 euro che partirà il prossimo 30 marzo e si concluderà, salvo proroghe, il 21 aprile dopo che la Consob ha approvato il prospetto. Secondo gli analisti di Intesa Sanpaolo, “il prezzo attuale resta ben sopra quello di offerta poiché riteniamo che il mercato si aspetta una revisione al rialzo del prezzo da parte di Credit Agricole  Italia”.

La rotazione settoriale oggi premia le utility, come Hera +2,26%, Italgas +2,44%, A2A +2,14%, Terna +1,61%, Snam +1,1%, Enel +0,91%. Obbligazionario in verde: lo spread fra decennale italiano e tedesco scende a 94 punti base (-2,19%) e il tasso del Btp chiude a +0,6%.

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