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Biden: “Non mi ritiro”, ma deputati e donatori pressano. E l’ipotesi Kamala Harris diventa sempre più forte

Wikimedia Commons Gage Skidmore

“Non mi ritiro. Ho battuto Trump e lo farò ancora”. Continua a ripeterlo in lungo in largo Joe Biden, ma tra donatori coi portafogli sempre più chiusi e parlamentari e governatori con gli umori sempre più irrequieti, la strada verso la conferma si fa sempre più stretta. E la settimana decisiva per fare una scelta potrebbe essere proprio quella che partirà lunedì. I democratici sanno che non possono permettersi di perdere altro tempo, le lancette scorrono inesorabili verso il 5 novembre, giorno dele elzioni, e arrivare impreparati alla convention di agosto a Chicago sarebbe un suicidio. L’ennesimo.

L’intervista di Biden alla Abc: “Non mi ritiro”

Nella notte, il presidente statunitense ha rilasciato un’intervista all’emittente Tv Abc. “Nessuno è più qualificato di me per la presidenza e per vincere la corsa” alla Casa Bianca: “sono il più qualificato”, ha detto Biden, ribadendo che non intende lasciare e dicendosi sicuro di poter vincere le elezioni e restare in carica altri quattro anni. Nei 22 minuti di intervista a Abc, il presidente Usa è apparso più sicuro e incisivo rispetto alla disastrosa performance al dibattito contro Donald Trump, ma le sue parole non sono comunque riuscite a spazzare via i dubbi degli americani.

Rispondendo alle domande del giornalista George Stephanopoulos sui timori relativi alla sua età e al suo stato di salute, Biden ha detto: “Sono in buona forma. Non correrei se non credessi di poterlo fare”, sottolineando di sottoporsi a controlli medici di routine. “Non esiterebbero a dirmi che c’è qualcosa che non va”, ha quindi aggiunto. Il presidente però non si è impegnato a sottoporsi a una valutazione medica indipendente.

 “Con la presidenza faccio un test neurologico completo ogni giorno”, si è limitato a dire ribadendo che il dibattito tv è stato un “brutto episodio” e “non un segnale di un problema più serio”. Biden ha ripetuto di essere arrivato al confronto esausto e di non essere riuscito a recuperare a causa di un brutto raffreddore. “La responsabilità di come è andato il dibattito è solo mia”, ha aggiunto puntando comunque il dito contro il “bugiardo patologico” di Trump che ha mentito ripetutamente.

La performance del presidente comunque non ha convinto molti democratici:”Non ritengo che spazzerà via le preoccupazioni”, ha osservato David Axelrod, l’ex consigliere di Barack Obama. A colpire è stata la decisione con cui Biden ha escluso del tutto una sua uscita dalla corsa: lo farei solo su intervento divino”, ha detto, “se me lo dicesse il Signore onnipotente”. 

Biden: donatori e parlamentari spingono per il passo indietro

Il Partito Democratico è spaccato tra chi vuole che Biden resti e chi dietro le quinte (almeno finora) ne auspica il ritiro. I più preoccupati, preoccupatissimi, sarebbero i parlamentari, che temono nella peggiore delle ipotesi di veder evaporare il loro seggio, nella migliore di ritrovarsi dopo il 5 novembre accerchiati da una solida maggioranza repubblicana in entrambi i rami del Parlamento a causa delle incertezze sulla salute del commander in chief. A quel punto il partito guidato da Donald Trump controllerebbe Casa Bianca, Congresso e Corte suprema. Un incubo a occhi aperti per qualsiasi democratico, tanto che, secondo quanto rivela il Washington Post, il senatore Warner starebbe cercando di mettere insieme un gruppo di colleghi che gli chieda di ritirarsi. 

Ma se i politici piangono i donatori non ridono. Per niente. Le defezioni continuano ad aumentare e i nomi sono di peso. Prima il confondatore di Netflix Reed Hastings, poi Abigal Disney, erede del patrimonio del gigante dello spettacolo. Venerdì l’ennesimo colpo: una lettera da parte di 168 finanziatori fra cui l’erede dei magazzini Walmart Christy Walton, riuniti nel Leadership Now Project, che chiedono il passo indietro dell’attuale presidente. 

Cosa succede se Biden si ritira? Harris in pole

Se il presidente alla fine decidesse di ritirarsi in pole position ci sarebbe la sua vice Kamala Harris. Perché se è vero che non ha mai fatto breccia nel cuore dell’elettorato democratico, è altrettanto vero che secondo l’ultimo sondaggio della Cnn oggi Trump batterebbe Kamala Harris di soli due punti (47% a 45%) mentre con Biden il distacco sarebbe salito a quattro punti (47% a 43%). Candidare inoltre una donna afroamericana alla Casa Bianca potrebbe riavvicinare al partito democratico gruppi elettorali importanti, tra i quali i giovani.

Trump, da parte sua, ha già pronto il soprannome: “laffin’ Kamala”, un riferimento ad alcune sue risate un po: che le tv di destra mandano in onda continuamente. Il candidato repubblicano ha già cominciato a dipingerla come un’estremista incapace di governare. 

All’ipotesi Harris si aggiungono quelle sui suoi possibili vice: il governatore dell’Illinois Pritzker o quello dello stato chiave della Pennsylvania Shapiro. 

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