Continuano le pressioni sul presidente Joe Biden affinché rinunci, e pure in fretta, alla sua candidatura alla Casa Bianca in vista delle elezioni del prossimo 5 novembre. Sono sempre di più, da Washington a New York fino a Hollywood, coloro che pensano che il suo stato di salute non gli consenta di portare avanti altri quattro anni di mandato presidenziale. E mentre i parlamentari rumoreggiano e i donatori si sfilano, Biden ripete in lungo in largo che non mollerà, che “resisterà”, che “è l’unico in grado di sconfiggere Trump”. Dichiarazioni perentorie volte a rassicurare sia i parlamentari democratici che l’elettorato, ma che ad oggi, stando ai sondaggi negativi condotti negli Stati in bilico, non stanno per nulla funzionando: “Gli attuali numeri di Trump tra elettori neri e ispanici sono incompatibili con ogni vittoria plausibile dei democratici”, riporta il Cook Political Report. Da un’indagine demoscopica di Abc-Ipsos Washington Post emerge inoltre che due terzi degli americani, inclusa la maggior parte dei sostenitori di Joe Biden, ritiene che il presidente dovrebbe ritirarsi dalla corsa alla Casa Bianca dopo la disastrosa performance al dibattito. Nei dettagli il 67% ritiene che dovrebbe fare un passo indietro e più dell’85% lo reputa troppo anziano per un secondo mandato.
Biden: giovedì la conferenza stampa della verità
E nella serata di giovedì 11 luglio ad attendere il presidente c’è un altro appuntamento decisivo: la conferenza stampa per la commemorazione dell’anniversario della Nato in programma per le 18.30 locali (le 00.30 italiane). Così come avvenuto nel corso del disastroso dibattito presidenziale del 27 giugno, Biden non avrà il gobbo elettronico. Dovrà fare tutto da solo e dovrà farlo bene. Perché ogni sua parola, ogni suo gesto, ogni suo sguardo saranno analizzati nel dettaglio. Dovrà mostrarsi sicuro e lucido, la sua voce dovrà essere ferma e chiara, il suo piglio deciso. Non ci sarà spazio per nessuna incertezza. E anche se riuscisse a gestire la conferenza stampa nel migliore dei modi potrebbe comunque non bastare. Perché le pressioni sono sempre più forti e i dubbi, che prima venivano riportati solo sotto forma di rumors, adesso vengono espressi alla luce del sole senza alcuna remora. Dubbi che coinvolgerebbero anche i leader presenti attualmente a Washington per il summit della Nato. “Non si è parlato della salute di Biden” durante l’incontro con gli Alleati, dicono le fonti ufficiali, ma dietro le quinte, giurano i bene informati, non ci sarebbe stato altro argomento che questo, con il possibile ritiro del presidente dalla corsa alla Casa Bianca al centro dell’agenda ufficiosa. Alcuni, per portarsi avanti, avrebbero addirittura incontrato stretti collaboratori di Trump, fa sapere il Corriere, convinti che non ci siano più ostacoli a frapporsi tra il tycoon e la vittoria.
Biden resiste, ma da Pelosi a Clooney le pressioni aumento
“Non mi ritiro. Ho battuto Trump e lo farò ancora”, ha detto Biden nel corso di un’intervista rilasciata al giornalista George Stephanopoulos della Abc. Peccato che pochi giorni dopo lo stesso intervistatore, rispondendo a una domanda, abbia candidamente ammesso “Non credo che possa reggere altri quattro anni”. Tutto prontamente registrato e pubblicato un video su Tmz.
Nel frattempo continuano le defezioni dei finanziatori del partito. Prima il confondatore di Netflix Reed Hastings, poi Abigal Disney, erede del patrimonio del gigante dello spettacolo. Venerdì scorso l’ennesimo colpo: una lettera da parte di 168 finanziatori, tra cui l’erede dei magazzini Walmart Christy Walton, riuniti nel Leadership Now Project, che hanno chiesto il passo indietro dell’attuale presidente.
Nella giornata di mercoledì hanno fatto molto discutere anche un’intervista a Nancy Pelosi e un commento della star George Clooney. La ex speaker della Casa Bianca, rispondendo alle domande dei giornalisti che le chiedevano se sostenesse la candidatura di Biden, ha affermato di sostenerlo “qualsiasi cosa decida di fare”. Una risposta troppo vaga per non finire sotto i riflettori.
Nelle stesse ore, sulle colonne del New York Times, veniva pubblicato un commento di George Clooney, amico del presidente e convinto finanziatore democratico, nel quale l’attore ha chiesto a Biden di fare un passo indietro: “Non può vincere la sua battaglia contro il tempo. Nessuno di noi può”, ha scritto, aggiungendo che “È molto doloroso dirlo, ma la persona con cui ero a un evento elettorale tre settimane fa non era lo stesso Joe Biden del 2010. Non era il Joe Biden del 2020, era quello che abbiamo visto tutti al dibattito”.
Sempre mercoledì 10 luglio è arrivata anche la prima presa di posizione pubblica di un senatore democratico. Peter Welch, senatore del Vermont, è infatti uscito allo scoperto, chiedendo al presidente di ritirarsi. Citando i sondaggi negativi in Arizona, Georgia, Minnesota, Nevada e New Hampshire, ha detto al Washington Post: “Rispetto profondamente Biden” per averci salvato da Donald Trump, ma “per il bene del paese deve ritirarsi”.
(Ultimo aggiornamento: ore 15.04 dell’11 luglio).