Tutti pazzi per le bici. Che siano a pedalata assistita o tradizionali, nella nuova era post-coronavirus le biciclette sono diventate il mezzo di trasporto preferito di milioni e milioni di persone. I vantaggi, d’altronde, sono tanti. Spostarsi sulle due ruote permette di evitare il traffico cittadino – spesso infernale -, consente di passare del tempo all’aria aperta, ma soprattutto permette di rispettare le regole di distanziamento sociale in vigore in tutto il mondo, riducendo il rischio di contagio da Covid-19.
Il panorama idilliaco appena descritto è però guastato da un problema: in ogni parte del globo questo amore verso le bici è scoppiato in maniera dirompente, repentina, ma soprattutto totalmente imprevedibile fino a qualche mese fai. Il boom di richieste è arrivato a livelli tanto elevati che di bici, nel mondo, non ce ne sono più.
A raccontarlo è il Financial Times in un articolo dal titolo “La carenza di bici in tutto il mondo frena la rivoluzione ciclistica”. La situazione rischia di diventare un vero paradosso: in un periodo in cui tutti i settori dell’industria mondiale faticano a riprendersi dall’impatto devastante del coronavirus e dei conseguenti lockdown, il mercato delle bici è più in salute che mai. Tutti le vogliono e tutti le cercano, ma i negozi sono vuoti. Se, per un caso fortuito, un rivenditore riesce ad accaparrarsi una partita di due ruote, l’unica certezza è che andrà sold out in pochissimi minuti. I consumatori sono costretti ad attendere mesi prima di riuscire ad acquistare la loro due ruote e i rivenditori di tutto il mondo faticano a soddisfare le richieste a causa della mancanza di forniture. Le catene globali di approvvigionamento di mezzi e componenti sono state infatti danneggiate dalla crisi, mentre le norme sulla sicurezza imposte dai vari Governi continuano a rallentare la produzione. Meno lavoratori, meno offerta e dunque meno guadagni.
Il Financial Times sottolinea infatti che i produttori di biciclette,sia dei Paesi occidentali, sia dei maggiori esportatori asiatici, Cina e Taiwan, non riescono a fare fronte alle richieste.
A confermarlo ci sono anche i dati. In Italia nel mese di maggio le vendite di biciclette sono aumentate del 60% secondo le percentuali fornite da Confindustria Ancma (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori). In numeri parliamo di un aumento stimato di circa 200 mila pezzi venduti nel solo mese di maggio sul 2019 per un totale di 540mila bici acquistate dai cittadini nel periodo post-lockdown. A spingere il boom ha contribuito senza dubbio anche il bonus mobilità che prevede un rimborso del 60% sul prezzo d’acquisto per un massimo di 500 euro. Il problema è che sia l’indennizzo che le vendite, per il momento, rimangono totalmente bloccati.
Numeri ancora più eclatanti si registrano in Francia, dove le vendite di bici a maggio sono aumentate del 350%. Il quotidiano finanziario ha chiesto informazioni a Decathlon, la multinazionale francese di abbigliamento e attrezzature sportive che riporta il tutto esaurito sui modelli più economici e parla di decine di migliaia di persone in attesa per una bicicletta. A Londra, racconta il Financial Times, “le piste ciclabili pullulano di ciclisti” e le code di clienti “al di fuori dei negozi di biciclette sono ormai diventate uno spettacolo abituale”.
La catena Turin Bicycle di Chicago e Denver riferisce invece di aver venduto tutti i modelli a meno di 1.000 dollari. In crescita anche il mercato delle biciclette usate che, tra l’altro, ha portato a sua volta a una forte richieste di meccanici specializzati sulle due ruote, talmente oberati di lavoro da non riuscire a soddisfare tutti i clienti.
Insomma, se non abbiamo già una bici in garage, per i prossimi mesi possiamo pure scordarci di fare una pedalata rilassante in giro per la città.