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Bialetti, prestiti obbligazionari e dati di fatturato: le dichiarazioni dell’azienda

Bialetti, le dichiarazioni dell’azienda in merito a prestiti obbligazionari e dati di fatturato

Bialetti, prestiti obbligazionari e dati di fatturato: le dichiarazioni dell’azienda

Riceviamo e pubblichiamo dallo studio legale Bonelli Erede Lombardi Pappalardo in nome e per conto di Bialetti Industrie Spa.

Scriviamo la presente in nome e per conto di Bialetti Industrie Spa (“Bialetti”) e ci riferiamo agli articoli pubblicati su FIRSTonline in data 26 novembre 2024 e in data 3 gennaio 2025, a firma di Paola Guidi, intitolati rispettivamente “Bialetti, la moka sull’orlo del baratro: andrà in liquidazione se non arriva un’offerta entro il 28 novembre e “Bialetti, la via crucis continua: posticipato ad aprile il rimborso dei prestiti ma la continuità aziendale è molto a rischio” (gli “Articoli”). Come vedremo qui di seguito, entrambi gli Articoli contengono numerose (e inescusabili) inesattezze e risultano gravemente lesivi dell’immagine e della reputazione di Bialetti.

Anzitutto, al momento della pubblicazione del primo degli Articoli (e, precisamente, il 12 novembre 2024, dunque ben due settimane prima), era già stata deliberata dal consiglio di amministrazione di Bialetti, e approvata dalle assemblee dei portatori delle obbligazioni, la modifica di alcuni termini e condizioni dei prestiti obbligazionari di cui si fa menzione negli Articoli: in particolare, era già stata prorogata la data di scadenza, dal 28 novembre 2024 al 30 aprile 2025.

Ciononostante, si legge nell’articolo del 26 novembre 2024 che sarebbe stata imminente la messa “in liquidazione” di Bialetti “se non arriva un’offerta entro il 28 novembre”, così come, nel titolo e nel sottotitolo dell’articolo, che “la celebre azienda della moka è a un passo dal fallimento… giovedì 28 novembre è dietro l’angolo”, sempre con riferimento all’obbligo di rimborso dei prestiti obbligazionari e a una data di rimborso errata .

Si tratta di errori frutto di una grave disinformazione, considerato che sarebbe stata sufficiente (e doverosa) una verifica sul sito di Bialetti, alla sezione “Investor Relations” , ove sono reperibili, tra l’altro, i verbali del consiglio di amministrazione di Bialetti e delle assemblee degli obbligazionisti del 12 novembre 2024 citati sopra, nonché l’informativa periodica aggiuntiva sempre del 12 novembre 2024 (che pure dà conto della proroga della scadenza dei prestiti obbligazionari al 30 aprile 2025). Tra l’altro, e in ogni caso, la messa in liquidazione o, peggio ancora, il “fallimento” di Bialetti, non sono e non sarebbero stati in alcun modo la conseguenza inevitabile dell’eventuale scadenza dei prestiti obbligazioni in questione, come afferma l’articolo.

Anche quando (con ingiustificato ritardo) la dott.ssa Guidi dà atto della proroga (nel successivo articolo del 3 gennaio 2025), di nuovo commette un errore, là dove informa che “il termine – il 28 novembre scorso – entro il quale l’azienda doveva rimborsare i prestiti che le avevano consentito di superare il periodo più nero, il 2018-2021, è stato ancora una volta posticipato al 30 aprile”, atteso che la data di scadenza dei prestiti obbligazionari di Bialetti (fissata sin dall’origine al 28 novembre 2024) non era mai stata “posticipata” prima della modifica deliberata in data 12 novembre 2024.

Tutta la prospettazione dell’articolo ha dunque un effetto decettivo e lesivo.

Sono inoltre non rispondenti al vero, e comunque imprecise e/o fuorvianti, anche altre affermazioni contenute nell’articolo datato 3 gennaio 2025. In particolare, si legge che:

  • “dal 2015 a oggi si completa il totale trasferimento della produzione dei semilavorati e di alcune tipologie di caffettiere in Romania. Quale made in Italy? Quello che arriva dalla Romania crea notevoli problemi e nel 2023 riprende l’importazione dalla Cina dopo la decisione più sbagliata, la chiusura dello stabilimento terzista di Ornavasso (ora Mokavit) che fabbricava circa 2-3 milioni di moka di ottimo livello” e “parte l’importazione anche delle caffettiere colorate e personalizzate, come quelle firmate Dolce & Gabbana, che, essendo vendute a prezzi remunerativi, dovrebbero essere “protette” dai cloni. Accade l’inverso, vengono delocalizzate malamente anche queste. La Bialetti made in Italy non esiste più”. Peraltro: i dati di fatturato caffettiere non evidenziano alcun rallentamento riconducibile a pretese tematiche di qualità, tant’è che vi è stato anzi un incremento di fatturato, dai 59 milioni di euro del 2015 agli 84 milioni di euro nel 2023. Inoltre, il rapporto con il terzista citato nell’articolo è terminato in quanto l’attività svolta dallo stesso è stata “internalizzata” da Bialetti nello stabilimento di Coccaglio (dunque in Italia), a seguito di importanti investimenti, tra cui l’acquisto di una linea automatizzata che, oltre a incrementare la capacità produttiva del Gruppo Bialetti, ha consentito anche di rendere più efficiente il processo produttivo;
  • “l’irraggiungibile presidente della società, Francesco Franzoni ha affermato che le vendite delle collezioni D&G supporterebbero gli introiti con positivi risultati. Le foto in nostro possesso, fomite dai clienti, dicono ben altro, sono infatti risultate difettose le collezioni di fascia alta – made in Romania – che sono state ritirate in grandi quantità. Sono le moka con crepature e fori sul fondo. Altra documentazione riguarda le caffettiere tradizionali, con buchi e falli di vario genere’. Peraltro: la collaborazione tra Bialetti e Dolce & Gabbana ha ad oggetto caffettiere “Made in Italy”, come riportato su tutti i packaging e sul prodotto. Inoltre, non sono stati effettuati richiami di prodotto per le referenze in questione, né sono stati segnalati problemi significativi dai clienti attraverso il centro assistenza e/o il servizio clienti; al contrario, è alle maggiori vendite del segmento Moka & Coffeemaker (anche in ragione delle numerose partnership avviate, tra cui quella con D&G), che va principalmente ricondotta la crescita del fatturato, come evidenziato nel comunicato ufficiale del 12 novembre 2024 già citato sopra;
  • l’indebitamento finanziario di cui si tratta negli Articoli viene riferibile a Bialetti ma, in verità, è quello di gruppo (come risulta dall’informativa mensile al mercato ex art. 114, co. 5, TUF del 28 novembre 2024, sempre reperibile sul sito di Bialetti).
    Soggiungiamo che il Presidente di Bialetti è Francesco Ranzoni (non Franzoni) e che la Bialetti è stata acquista dalla Rondine Italia Spa (riconducibile alla famiglia Ranzoni) nel 1993 e non nel 1983, come pure erroneamente indicato nell’articolo del 3 gennaio 2025.

Siamo infine sorpresi che entrambi gli Articoli menzionino il sig. Gianni Vittoni e la società a lui riconducibile, con cui Bialetti ha chiuso ogni rapporto ormai da tre anni e non sussiste alcuna interlocuzione, men che meno per la possibile acquisizione di Bialetti, sicché sono qui smentiti anche gli eventuali “gossip dell’area piemontese dei casalinghi’ di cui riferisce la dott.ssa Guidi.


Mi fa molto piacere che, finalmente, la società abbia voluto fornire informazioni e dichiarazioni che riguardino inesattezze contenute nei miei due articoli. Inesattezze che, probabilmente, avrei evitato se avessi potuto parlare con esponenti o portavoce dell’azienda. Purtroppo, però, le mie richieste di interlocuzione e confronto su notizie in mio possesso non hanno mai avuto alcun riscontro.

Confermo che tra le fonti da me utilizzate per la stesura degli articoli figurano sia i dati della semestrale 2024 (con un risultato netto negativo per 3,8 milioni di euro, perdita più ampia rispetto al primo semestre 2023), sia quanto dichiarato dalla società di revisione Kpmg sul medesimo consolidato semestrale nella relazione di revisione contabile, vale a dire – testuale – “l’impossibilità di esprimere conclusioni per rilevanti incertezze che possono far sorgere dubbi significativi sulla continuità aziendale”. Quanto, poi, alle difettosità delle moka, sono in grado di fornire numerose foto.

Nel complesso, nessuno nega che siano stati compiuti investimenti per l’efficientamento del sistema produttivo ma la domanda che ci si continua a porre è: che tipo di risultati hanno prodotto e/o produrranno tali investimenti e in quale situazione si trova oggi, realmente, Bialetti?

Ciò che è importante sottolineare, infatti, è che Bialetti può trarre beneficio accettando di dialogare con la stampa la quale è sicuramente disponibile a dare spazio alle argomentazioni che possono contribuire a chiarire dubbi e inesattezze in merito a un brand italiano di così grande valore, proprio con l’obiettivo di preservarne il valore medesimo e l’italianità. Cordialmente. (p.g.)

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