Nel capriccio architettonico di collezione Lampronti, in uno scenario di purainvenzione, ci sono come sempre degli elementi basati su siti e monumenti archeologici di chiara riconoscibilità, come ad esempio la Piramide Cestia sullo sfondo, e la statua del Tevere del Louvre, vista di schiena; la statua è visibile invece frontalmente nel dipinto Guidi (Arisi, cat 276) del 1739. L’opera è tra i più felici ed armoniosi esempi di capricci mai realizzati dal Panini: tutto è calibrato nel paesaggio, e finemente descritto: sulla sinistra e sulla destravestigia di antichi templi fanno da maestosa quinta scenica alla composizione, dove in primo piano si notano diversi resti da antichità romane, frammenti di sarcofagi, vasi, basamenti maestosi di colonne, che si riflettono nel corso d’acqua. Le figure abitano con consuetudine quotidiana uno spazio che rimanda nell’imponenza alla memoria di un grande passato. Un giovane è seduto di schiena e si volta in torsione verso lo spettatore, altri sono radunati in ascolto intorno a San Pietro, intento a parlare; il paesaggio si apre nel centro su di un cielo leggermente attraversato da nuvole. I templi sono decorati da frammenti di bassorilievi con decorazioni vegetali o con scene che rimandano a dei cicli decorativi; ogni elemento, ogni capitello, ogni dettaglio è attentamente descritto e definito dal gioco sapiente di luci e di ombre.
Panini iniziò la propria formazione con Giuseppe Natali (1652-1722) e Andrea Galluzzi (1689-1735), lavorando successivamente con lo scenografo e quadraturista Francesco Galli Bibiena (1659-1739). Nel 1711 il giovane si trasferì a Roma, dove studiò con Benedetto Luti (1666-1724) fino al 1718, raggiungendo una considerevole fama come pittore di affreschi dal forte carattere decorativo. Nel 1719 divenne membro dell’Accademia di San Luca e della Congregazione dei Virtuosi del Pantheon, stabilendo forti legami con i membri dell’Accademia di Francia a Roma, presso la quale fu ammesso nel 1732. A Roma Panini dipinse paesaggi – influenzati dal lavoro di Gaspar van Wittel (1653-1735) – ma anche capricci, secondo l’esempio di Giovanni Ghisolfi (1623-1683) e Viviano Codazzi (1604-1670). Tra i suoi patroni furono prominenti membri della corte papale come i Cardinali Albani, de Carolis e Alberoni, e il papa Innocenzo XIII, dal quale ricevette la sua prima importante commissione: l’affrescatura di Palazzo del Quirinale.
Bibliografia: F. Arisi, Gian Paolo Panini e i fasti della Roma del 700, Roma 1986, 184-185.