Condividi

Bhp rinuncia alla maxi fusione con Anglo American: l’accordo crolla sul nodo delle miniere in Sudafrica

Il colosso minerario Bhp ha abbandonato il suo tentativo di acquisire la rivale australiana Anglo American, mettendo fine a sei settimane di trattative che avrebbero potuto creare il più grande produttore di rame del mondo

Bhp rinuncia alla maxi fusione con Anglo American: l’accordo crolla sul nodo delle miniere in Sudafrica

Salta l’accordo di fusione tra Bhp Group e Anglo American. Il gruppo australiano Bhp ha ritirato la sua offerta di 49 miliardi di dollari per la società mineraria britannica Anglo, segnando la fine delle trattative per una fusione tra i due colossi minerari. La decisione è arrivata dopo che il board di Anglo ha respinto la richiesta di Bhp per un’ulteriore proroga delle trattative, giudicando le concessioni offerte insufficienti.

Il rifiuto del board di Anglo American ha chiuso ogni possibilità di compromesso, nonostante Bhp avesse sperato di ottenere più tempo per le trattative. La legge britannica impone termini stringenti: Bhp non può fare un’altra offerta per almeno sei mesi, a meno che non intervenga un’altra controparte interessata per la società mineraria.

Le azioni di Anglo hanno chiuso in ribasso del 3% a 24,80 sterline. Mentre le azioni Bhp hanno chiuso in leggero calo (-0,25%).

Bhp-Anglo: il nodo delle miniere in Sudafrica

Il ceo di Bhp, Mike Henry, ha espresso rammarico per il fallimento delle trattative, sottolineando che la proposta avrebbe rappresentato un’opportunità imperdibile per entrambe le parti coinvolte. Tuttavia, il nodo cruciale è emerso nella struttura dell’accordo proposto da Bhp, che ha richiesto ad Anglo di separare le sue preziose attività di platino e di ferro in Sudafrica, una mossa che ha contribuito significativamente al naufragio delle trattative. Il ceo ha anche accusato Anglo di non aver fornito informazioni chiave necessarie per mitigare i rischi percepiti, nonostante i numerosi tentativi di dialogo costruttivo.

Anche il Cda di Anglo non ha risparmiato critiche al colosso britannico. Bhp ha insistito sullo scorporo anticipato delle controllate Amplats e Kumba Iron Ore in Sudafrica, sollevando preoccupazioni tra il management di Anglo, il governo sudafricano e alcuni azionisti, soprattutto in vista delle imminenti elezioni. Si temeva che lo spin-off potesse causare perdite di posti di lavoro e una diminuzione degli investimenti nel settore minerario locale. Anglo ha contestato Bhp per la sua riluttanza a modificare la complessa struttura della transazione, nonostante i rischi percepiti. Un’offerta per l’intera Anglo American, seguita dalla cessione degli asset indesiderati, è un passo che la società britannica non si è sentita di fare.

Negli ultimi giorni, Bhp aveva fatto alcune concessioni, incluso l’impegno a pagare una penale appropriata se l’operazione non fosse andata in porto per mancanza delle necessarie approvazioni antitrust e regolatorie, anche in Sudafrica. Aveva anche promesso una serie di “misure socioeconomiche” per almeno tre anni, come la parziale tutela dei livelli occupazionali e l’assunzione dei costi derivanti da eventuali cessioni di partecipazioni a investitori locali. Tuttavia, queste concessioni non sono state sufficienti per i vertici di Anglo, che le hanno giudicate limitate nella portata, nell’impatto e nella durata.

Fusione Bhp-Anglo: fine dei giochi?

Quando mancava ancora qualche ora alla scadenza per l’offerta d’acquisto, Bhp sperava ancora in una proroga per tornare al tavolo delle trattative, ma allo stesso tempo lasciava intendere di non essere disposto ad andare oltre, nemmeno in termini finanziari. Ma Anglo American ha ribadito un altro netto rifiuto, affermando che il suo consiglio “ha concluso all’unanimità che non vi è alcuna base per ulteriori proroghe della scadenza”. Insomma, sembra che questo accordo di fusione abbia raggiunto un punto morto, almeno per il momento.

Commenta