Da “Quelle signore”, un romanzo sulla prostituzione che spopolò negli anni Venti del Novecento, all’anticlericalismo fino all’infatuazione per la razza che, dopo la caduta del fascismo, gli procurò l’epurazione. E’ un caso singolare quello del successo letterario ed editoriale di Umberto Notari che balza in primo piano nella rassegna sui bestseller del secolo scorso avviata da FIRST Arte e che ha già riportato alla ribalta i libri più popolari che leggevano i nostri nonni, da Guido da Verona a Pitigrilli e a Mario Mariani e ora a Notari.
Siamo al quarto episodio della serie sugli scrittori bestseller dall’unità d’Italia al secondo dopoguerra. È la volta di Umberto Notari (Bologna, 1878-Perledo, 1950). Al pari dei protagonisti che l’anno preceduto, la vicenda letteraria di Notari andò ad intersecarsi con quella di personaggio pubblico, di fenomeno di costume e d’intellettuale impegnato nella lotta politica. I suoi libri beneficiarono moltissimo della super-esposizione mediatica dello scrittore che a un certo punto si trasformò in quella di impresario culturale. Il suo attivismo culturale e politico e la prossimità agli ambienti del potere finirono per macchiare una carriera straordinaria. Fu tra i firmatari del Manifesto sulla razza, adesione che accompagnò con un saggio dal titolo Panegerico della razza italiana.
Si dice il caso…
È proprio vero che talvolta le realizzazioni importanti, quelle di cui poi parleranno i giornali, nascono da incontri fortuiti, da eventi assolutamente casuali e imprevedibili. E la storia di Umberto Notari, protagonista di uno dei più eclatanti casi editorial-letterari del paese, nonché autore di romanzi di grandissima fortuna nel primo decennio del Novecento, pare fatta apposta per dimostrarlo.