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Bestseller del passato: Paolo Mantegazza, la virtù di essere sani e belli

La nascita di un pubblico per la scienza nell’Italia unita

Infatti, oggi quello della salute e del benessere è sicuramente uno dei settori più battuti dall’editoria. Se poi vi uniamo quello dell’alimentazione e della gastronomia ecco che diventa fin troppo presente, a volte assillante, in certi casi pervasivo: se non il primo, poco ci manca. E basta entrare in una qualunque libreria per vedere quanto spazio occupino nei banconi e fra gli scaffali i libri sull’alimentazione, sul cibo, sulla salute, sul benessere e via dicendo.

Una volta non era così. Per il cibo si dovette attendere il celeberrimo manuale dell’Artusi, uscito a fine Ottocento, per dare inizio a un comparto che nell’editoria non è stato molto fiorente sino a una ventina d’anni fa. Aveva sì un suo spazio, ma tutto sommato abbastanza limitato. Erano altri i settori che facevano da traino, e che, ovviamente, riflettevano le tendenze, le mode, i gusti e gli stili di vita della società.

Ma da qualche decennio la presenza dell’alimentazione è diventata davvero eccessiva, con tutte le trasmissioni, le rubriche e gli spazi che occupa nel mondo della comunicazione, dei media, della televisione, della stampa. E nelle nostre stesse vite.

Meno invasivo il settore della sanità, anche se in notevolissima crescita. E di questo non ci sarebbe nulla di male. Anzi, solo da rallegrarsi! È sicuramente positiva l’informazione medica, nonché il fatto che i lettori rivolgano la giusta attenzione alla loro salute, alle cure mediche, all’igiene, alle pratiche salutistiche e via dicendo.

La nascita di un nuovo pubblico di lettori

Fino a metà Ottocento libri e testi in materia erano assai rari, rivolti quasi esclusivamente agli specialisti e agli operatori sanitari.

Per la salute, una svolta di rilievo ci fu quando comparve sulla scena editoriale Paolo Mantegazza, autore di una serie di opere che avrebbero cambiato il volto di quel settore e dato prova di ottima divulgazione medico-scientifica.

Con lui anche i ceti popolari (o quanto meno quelli che potevano accedere alla lettura, che non erano poi molti, dato che negli anni Sessanta dell’Ottocento, quando lui iniziò a operare, solo un 20–30% della popolazione era in grado di leggere e scrivere) poterono finalmente essere informati sulle tematiche della sanità e della medicina. E fra loro il Mantegazza divenne un autore assai seguito e di una utilità straordinaria, in un periodo in cui poco si sapeva di salute, di malattie, di profilassi, di abitudini igieniche.

Grazie a lui il mondo della medicina poté entrare nella cultura comune, farsi conoscere, consentire una maggiore igiene, contribuire alla cura dell’organismo come mai era avvenuto in precedenza. Le sue opere sono passate per le mani di decine e decine di migliaia di persone, svolgendo un ruolo estremamente positivo.

Non solo, ma Paolo Mantegazza è stato anche uno scrittore a tutto tondo, e a lui si devono anche libri di narrativa, di politica, di giornalismo, che come quelli più propriamente di sanità, hanno contribuito a innalzare il livello culturale dei lettori. E non sono mancate nemmeno incursioni in altri settori, come l’antropologia, l’economia, il turismo, dove ha lasciato tracce non effimere: un autore, insomma, estremamente fecondo.

La vita

La targa che la città di Monza, che ha dato i natali al Mantegazza, ha affisso sulla casa natale dello scienziato scrittore che ha portato la divulgazione scientifica in Italia.

Paolo Mantegazza nasce a Monza nel 1831 da una famiglia agiata e celebre. Riceve un’educazione liberale e patriottica, improntata ai valori sociali e civili, e anche al senso di abnegazione e di servizio agli altri, che lui ha modo di verificare in prima persona durante la rivolta delle cinque giornate milanesi, allorché appena diciassettenne vede la madre prodigarsi nella cura e nell’assistenza alla popolazione ferita negli scontri.

Compie gli studi in medicina, mostrando subito grande passione per la materia, tanto che già da studente riceve alcuni incarichi professionali, che svolge con passione e competenza. Si laurea nel 1854, e subito dopo parte per un viaggio in Europa e poi in Sud America, dove si dedica alla cura dei malati e allo studio di alcune patologie là molto diffuse. È in questo habitat che ha modo di verificare, fra l’altro, la funzione terapeutica della cocaina e di altre “sostanze”, tanto che scriverà delle relazioni sull’argomento, diventando su di esse un esperto a livello internazionale.

Rientrato dall’Argentina, dove nel frattempo ha sposato una nobildonna del luogo dalla quale avrà 4 figli, ottiene a Pavia, ad appena 29 anni, la cattedra universitaria in patologia generale. E in tale ambito fonda il primo laboratorio di patologia sperimentale d’Europa.

Sono anni di studio e di intensa attività professionale, sia nel campo della docenza e della ricerca medica, che in quello della divulgazione scientifica. Compone testi di grande impegno ad un ritmo estremamente veloce, simile a quello dei vari narratori seriali, come Salgari e la Invernizio, che però solo a quello si dedicavano. Per lui c’è anche la professione medica da svolgere. Riesce a gestire tutto con modi e tempi che hanno dell’incredibile. A Parigi, ad esempio, a 23 anni, era riuscito a comporre in appena 48 giorni La fisiologia del piacere, un libro che risulterà in assoluto uno dei suoi maggiori best seller.

L’impegno in politica


Una foto scattata da Paolo Mantegazza durante il suo viaggio in Lapponia (1879). Mantegazza, che aveva fondato nel 1869 il Museo di antropologia ed etnologia a Firenze, donò all’istituzione la sua cospicua raccolta di foto antropologiche scattate durante i suoi molteplici viaggi in giro per il mondo. Mantegazza considerava la fotografia “una delle più giovani e simpatiche figlie della scienza” ed si avvalse della fotografia per lo studio della fisionomia e della mimica. Il Museo di Firenze conserva un archivio fotografico di circa 26.000 stampe originali.

A 34 anni, nel 1865, viene eletto alla Camera dei deputati. Quella della politica non è un’attività del tutto nuova per lui, in quanto aveva già ricoperto la carica di consigliere comunale a Milano, ma l’impegno al parlamento nazionale è sicuramente più gravoso e Mantegazza deve spostare il baricentro delle sue molteplici attività nel capoluogo toscano, che dal 1865 al 1870 è la capitale del Regno d’Italia.

E a Firenze, oltre alla politica, si lancia in ulteriori ardue imprese: ottiene la cattedra di antropologia ed etnologia alla locale università e riesce a realizzare un museo importantissimo, il primo in Italia dedicato a quelle discipline.

Nel frattempo prosegue indefessamente l’attività di scrittore, che lo sta premiando oltremisura con libri che hanno davvero fatto epoca e contribuito non poco alla conoscenza e alla sensibilità sui temi della sanità.

Viene rieletto nelle successive elezioni alla carica di deputato e nel 1876 ottiene la nomina a senatore del Regno. Nello stesso tempo, da grande scienziato quale è, continua il suo lavoro di ricerca medica e si occupa anche di aspetti all’epoca assolutamente inesplorati, avanzando ipotesi quasi fantascientifiche per i tempi, ma che poi avranno importanti applicazioni, come la fecondazione artificiale o la conservazione di sostanze organiche, tramite il congelamento con il ghiaccio.

Un teorico e apostolo del darwinismo

Mantegazza è stato uno dei maggiori divulgatori del pensiero e delle teorie di Charles Darwin in Italia.

Mantegazza diviene uno dei massimi esponenti del darwinismo, oltre che il suo maggior divulgatore in Italia. Fedele alle credenze del positivismo, cerca di spiegare anche i fenomeni della vita psichica, indagando nei più remoti meandri della mente umana. E questo nella convinzione, forse allora troppo ottimistica, ma tipicamente positivista, che tutto possa essere portato alla luce, analizzato, indagato e in prospettiva curato adeguatamente.

Dedica un volume anche alla materia che per sua natura è la meno razionale di tutte, l’amore, Fisiologia dell’amore, che riscuote un enorme successo di pubblico, fatto di moltissime edizioni e ristampe lungo tutto l’arco dell’Ottocento e dei primi decenni del Novecento.

Un grande divulgatore …


“Testa”, il romanzo pubblicato nel 1897 da Mantegazza con i Fratelli Treves, in aperta polemica con “Cuore” di De Amicis. Già dal titolo “testa”, contrapposto a “cuore”, si capisce l’intento dello scienziato italiano.

Altri saggi sulle tematiche più caratteristiche della vita umana incontrano uguale successo presso i lettori, a conferma del fatto che la buona divulgazione, e quella di Mantegazza lo è sicuramente, premia sempre. Ricordiamo solo, degli oltre quaranta testi che dà alle stampe, Fisiologia del piacereFisiologia del doloreFisiologia dell’odioFisiologia della donna, e molti altri ancora, da Elementi di igiene, a Estasi umane, da L’arte di prendere marito al corrispettivo L’arte di prendere moglie, fino a I caratteri umani.

Scrive anche un libro in aperta polemica con Cuore di De Amicis, che in quegli anni sta imperversando come nessun altro, e lo intitola Testa, a ribadire l’importanza della componente razionale nell’individuo, e della necessità che ad essa sia riservata un’adeguata attenzione. E lo pubblica presso lo stesso editore di Cuore, il Treves di Milano. Il botteghino continuerà a premiare oltremisura Cuore, ma l’accorto editore, dinanzi alle polemiche che suscitano i due testi, avrà modo di collocarsi al di sopra della diatriba.

… e perfino romanziere


Nel romanzo “Un giorno a Madera”, pubblicato nel 1868, fanno capolino le tesi eugenitiche e malthusiane di Mantegazza che traccia anche un legame tra la salute fisica e quella morale

È anche un romanziere, nonostante questa attività, fra le tante che svolge, sia del tutto marginale. Compone solo pochissimi romanzi, ma uno in particolare, Un giorno a Madera, ottiene un buon successo, per un totale di parecchie decine di migliaia di copie, forse oltre le centomila. In questo libro si serve della narrazione per combattere un’ulteriore battaglia nel nome della sanità, in particolare l’uso, purtroppo diffuso, di sposarsi fra consanguinei e anche fra tubercolotici. Un giorno a Madera infatti, sotto la forma del romanzo epistolare, cioè dello scambio di lettere fra i due protagonisti, racconta la storia di un amore infelice fra due tisici, destinata a concludersi in maniera funerea per entrambi.

Mantegazza muore nel 1910 a Lerici, all’età di 79 anni, dopo una vita operosa come poche altre, vissuta nel segno della ricerca scientifica e della divulgazione medica, della quale è stato in quel periodo il massimo interprete, e senza disdegnare incursioni in altri settori, come quelli della politica e della narrativa.

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