Troppi operatori. Nella gestione dell’acqua come nel servizio dei rifiuti dove 8.101 gestori disperdono le risorse. Acqua e rifiuti sono due settori ancora molto problematici, spiega Stefano Besseghini, presidente Arera, nella sua relazione annuale 2023 al Parlamento sullo stato dei servizi e sull’attività svolta nel 2022. In particolare, il settore idrico è un settore in cui gli attori sono plurimi e sono molto legati alle “dinamiche locali”. Così come quello dei rifiuti che, ancora di più, ha questa “parcellizzazione locale, perché si frammenta ulteriormente, soprattutto relativamente a trattamento e raccolta, rispetto al settore idrico”.
Nelle trenta pagine di presentazione, Besseghini ha messo in fila il bilancio dell’Autorità partendo con il sottolineare i “due anni particolarmente impegnativi, a tratti drammatici” che hanno visto anche l’Arera impegnata in prima linea nel cercare “di fronteggiare le diverse criticità che si stavano determinando”, con i prezzi del gas schizzati alle stelle.
Acqua: il “water service divide”
Besseghini, nel corso della sua relazione, passa in rassegna il settore idrico, dove, sottolinea ci sono “elementi di crescita del ruolo degli operatori”. In particolare la spesa per investimenti – spinta da una regolamentazione favorevole – è passata da 1 miliardo di euro nel 2021 al quadruplo nel 2022 e a 4,5 miliardi nel 2023 «favorendo un percorso di miglioramento della qualità del servizio idrico integrato» nella gestione delle acque meteoriche e nel riuso dell’acqua depurata. Sono ancora troppi, però i gestori e la necessità di una maggiore integrazione infrastrutturale è confermata dall’esistenza in Italia “di un water service divide” tra Nord e Sud del Paese, già segnalato nelle precedenti rilevazioni, con dati che mostrano un peggioramento via via crescente passando dalle aree localizzate al Centro-Nord del Paese a quelle situate nel Centro-Sud e nelle Isole.
Valori medi di M1a – Perdite idriche lineari e M1b – Perdite idriche percentuali, per area geografica
L’acqua diventerà sempre di più una risorsa scarsa, un enorme problema cui si affiancherà quello, già nei fatti, di un cambiamento strutturale delle precipitazioni. “Si suole dire – ha sottolineato Stefano Besseghini – che le future guerre si combatteranno per l’acqua e non per il petrolio. Non so farmi profeta ma certamente, come abbiamo drammaticamente avuto modo di verificare anche nel corso di questi anni, non avremo solo un problema di scarsità della risorsa, ma un cambio strutturale del meccanismo delle precipitazioni con una estremizzazione dei fenomeni”, ha proseguito il numero uno dell’Arera.
Trend degli investimenti complessivi pianificati per il quadriennio 2020-2023 (in milioni di euro)
Rifiuti, Arera: “Ancora in aumento il numero degli operatori, sono 8.100”
Poi c’è il capitolo dei rifiuti. Besseghini evidenza che, tra le tante criticità, c’è quello relativo alla governance istituzionale locale. A conferma della significativa “parcellizzazione del servizio” il numero ancora elevato degli enti territorialmente competenti (3mila 550) ma anche il numero e la tipologia di attività svolta dai gestori iscritti (8.101), che nella maggioranza dei casi (66,6%) risultano accreditati per una singola attività e solo raramente (1,9%) per tutte le attività del ciclo. “Il metodo tariffario – ha ricordato Besseghini – altro non è, quindi, che una grammatica con cui comporre il racconto presente e futuro dello sviluppo locale del settore dei rifiuti. Una grammatica principalmente nelle mani dei decisori locali”.
Elettricità e gas: nel 2024 mercato libero per tutti
Infine, il capitolo energia. Oltre 6,2 milioni di bonus distribuiti nel 2022 hanno consentito risparmi di 3 miliardi per le famiglie. Dal 1 gennaio 2024, ha ricordato, il mercato dell’elettricità sarà totalmente libero. “Acquisiranno ancora maggiore rilevanza le adeguate campagne informative più volte richieste, programmate e rimandate e i sistemi di comparazione delle offerte e di analisi dei profili di consumo”.
In questo segmento, ricorda la Relazione, nel 2022 è aumentata la migrazione dalle tutele di prezzo al mercato libero nell’elettrico (il 64,8% dei clienti, dato che aggiornato a marzo sale al 69,3%), con 560 venditori attivi ed Enel ancora al top tra gli operatori, mentre nel gas lo scorso anno la quota delle famiglie che hanno acquistato la fornitura nella maggior tutela è scesa al 33,2% (era il 36,6% due anni fa) e le imprese attive hanno invece toccato quota 512.