Annotatevi questi numeri percentuali e in bocca al lupo se li giocherete al Lotto: -2,3%, -0,5%, +2%, +7,5% e +3%. Sono le performance economiche che i più accreditati centri di ricerca attribuiscono al Pil italiano e poi, via via, a quelli dell’Europa a 17, degli Usa, della Cina e del mondo intero per l’anno in corso.
In altri termini: recessione profonda per l’Italia, anche se il picco maggiore sembra da qualche settimana alle spalle, recessione un po’ più leggera ma pur sempre recessione per l’Europa (anche se la Germania ne è fuori), buona crescita per gli Usa, rallentamento in corsa ma pur sempre crescita super per la Cina, flessione ma in un trend che resta positivo per il Pil mondiale, che risente della crisi dell’Eurozona e della frenata dei Paesi emergenti. Ripetiamole ancora una volta le previsioni di Pil per il 2012: -2,3% per l’italia, -0,5% per l’Europa a 17, + 2% per gli Usa, +7,5% per la Cina e + 3% per il mondo.
L’anno prossimo dovrebbe andare un po’ meglio e si può legittimamente sperare che la grande recessione italiana cominci fin da ora a rientrare lentamente per andare in archivio negli ultimi mesi del 2013. Ma quel che più impressiona è la diversa velocità di crescita delle diverse aree del mondo con cui l’Italia deve misurarsi.
Se vincerà le elezioni e sarà chiamato a governare, Pierluigi Bersani dovrà smuovere l’Italia: riacciuffare la crescita, dimenticata da troppi anni, senza tradire il rigore e gli impegni europei. Vincere questa sfida sarà più difficile che battere Renzi. Ecco perchè sarebbe bello che, dopo le primarie, anche il pd commentasse quei cinque numeri che raccontano le diverse facce della crisi e suggerisse qualche sensata ricetta per afferrare il sogno della crescita anche in Italia rispondendo a queste due semplici domande:
1) la battaglia della crescita si gioca solo in Italia o postula una strategia di sviluppo europeo, e su che basi?
2) per scuotere la morta gora italiana e raccogliere subito risultati in termini di crescita c’è, oltre alla doverosa lotta all’evasione fiscale, una ricetta migliore del drastico taglio delle tasse sul lavoro e sulle imprese finanziato da un corrispondente taglio della spesa pubblica improduttiva?
Dopo i vuoti tornei oratori che hanno sempre accompagnato le campagne elettorali e di fronte all’alluvione di sterili slogan che ammorba la politica attuale, qualche numero farebbe bene alla salute. Se poi qualcuno si ricordasse che in valore assoluto il Pil italiano torna quest’anno ai 1.600 miliardi di dollari del 2001 sarebbe ancora meglio.