Gian Lorenzo Bernini detto anche “il sovrano dell’arte” nacque a Napoli nel 1598 e una decina d’anni dopo si trasferì a Roma con il padre, anch’egli scultore, per eseguire lavori commissionati da Papà Paolo V.
Fu prorpio il pontefice, raggiunto da voci che celebravano la bravura del ragazzino, a chiamarlo e gli ordinò di disegnare la testa del suo patrono, l’Apostolo Paolo. Nè emerse un disegno di bellezza straordinaria, tale che il Papa si rivolse al Cardinale Matteo Barberini, mecenate delle arti, chiedendogli di provvedere alla formazione del giovane talento. Il caso fu provvidenziale, visto che il Cardinale sarebbe diventato Papà Ubano VIII.
Il giovane passava le sue giornate in Vaticano a copiare le statue di marmo che erano presenti nelle collezioni papali, da lì a poco gli furono commissionate opere i poranti come il busto a Papà Paolo V. Ma il suo primo lavoro importante gli fu commissionato dal cardinale Scipione Borghese, nipote di Paolo V. Si trattò di una serie di grandi statue di marmo per la sua villa, Villa Borghese. Opere magnifiche, dove la pietra sembra carne vibrante, i muscoli forti e le vene che pulsano sotto una pelle liscia. Queste statue fecero la fama del Bernini, nulla del genere si era mai visto prima.
Fu Papa Gregorio XV ad ordinargli tre busti e per questo lo insegnì dell’ambito Ordine di Cristo e da quel momento venne chiamato “Cavalier Bernini”. Seguirono altri lavori come il baldacchino di bronzo collocato sopra quella che si suppone essere la tomba dell’Apostolo Pietro, sotto la gigantesca cupola. Vi lavorò per tre anni solo a progettarla e ai modellini e ci vollero altri sei anni che l’opera fosse ultimata. Il baldacchino venne fuso sotto la supervisione dell’artista, una struttura di 29 metri, la cui parte superiore poggi a su quattro enormi colonne a spirale.
Il Papa e Bernini rimasero amici come quando Urbano era cardinale, e a 40anni prese anche moglie, la ventiduenne Caterina Tezio, conosciuta in quel momento come la ragazza più bella di Roma. Ebbero ben 11 figli di cui nove dei quali sopravvissero.
Come architetto di San Pietro, prima lo erano stati Michelangelo e Raffaello, il Bernini aveva per sè una nutrita schiera di disegnatori e scalpellini e molte commissioni dovevano anche esser subappaltate per la grande mole di lavori che gli venivano affidati.
Bernini quando lavorava era come fosse ispirato dal divino, nulla lo fermava nemmeno il tempo, lavorare interrottamente per ore e ore e gli scalpellini lo ammiravano perché non dava mai un colpo sbagliato.
La morte di Papa Urbano VIII avvenne contestualmente al sorgere di problemi che misero in crisi l’artista, un campanile eretto a un angolo di San Pietro aveva creato delle crepe e il nuovo Papa Innocenzo X, preoccupato per la facciata della basilica, era pronto a licenziarlo. Ma il Papa non prese questa decisione perché il Bernini gli presentò un progetto di una fontana che non poteva non essere realizzata. Un vero capolavoro di estro di questo grande maestro: la Fontana dei Quattro Fiumi di Piazza Navona con Il cavallo, il leone, l’armarillo e la palma, tutti scolpiti in travertino.
Le opere di Bernini lasciavano di stucco tutti gli altri artisti del periodo. Si dedicò anche ad altre opere nella città di Roma, come la chiesetta di Sant’Andrea delle Fratte con i due splendidi e monumentali angeli, l’enorme struttura di Montecitorio, la decorazione della porta del Popolo e sul Ponte Sant’Angelo le file di angeli di marmo che danzano al vento. Ma il suo vero teatro dove preferiva operare era sempre e comunque San Pietro.
Un uomo considerato il più grande europeo dell’epoca. Fu invitato a Parigi da Luigi XVI di Francia e vi rimase cinque mesi. Re Sole ambiva ad uno splendore come quello di Roma, e per lui Bernini realizzò il suo busto in sole 13 sedute.
Tornato a Roma, proseguì al completamento del suo grandioso programma : Piazza San Pietro con il suo colonnato, di pianta ovale e largo 240metri, un aquadruplice fila di colonne e pilastri, 372 in tutto. Delle 140 statue poste sul porticato, 96 furono scolpite da lui. Gian Lorenzo Bernini concluse la sua grande vita al compiere di ottantadueanni nel 1680. Un grande esempio di architettura urbanistica.
Bernini era anche un uomo brillante nelle relazioni, amava dare il benvenuto agli ospiti della città, scriveva commedie spiritose e organizzava spettacoli teatrali.
In realtà fu Bernini a dare a Roma seicentesca una maggiore magnificenza: “Voi siete fatto per Roma e Roma per voi” gli disse un giorno Papa Urbano VIII e ora la Città Eterna risplende di opere sue.