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Bernabè: “Lino Banfi fa parlare dell’Unesco”. Le nuove candidature

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L’argomento che ha incredibilmente tenuto banco sulla stampa nazionale e internazionale negli ultimi tre giorni? La nomina di Lino Banfi, in arte Oronzo Canà, Altomare Secca e nonno Libero, a rappresentante italiano della Commissione Nazionale per l’Unesco, organismo istituito nel 1950, nominato dal ministero dello Sviluppo economico e che ha il compito di promuovere “il collegamento, l’info Di Maioione, la consultazione e l’esecuzione dei programmi Unesco in Italia”.

L’annuncio ufficiale è stato infatti lanciato dal ministro dello Sviluppo economico e vicepremier grillino Luigi Di Maio, durante l’evento organizzato dal Movimento 5 stelle sul reddito di cittadinanza: “Ne approfittiamo per dare una notizia all’Italia che a me riempie di orgoglio: come governo abbiamo individuato il maestro Lino Banfi perché rappresenti il governo nella commissione italiana per l’Unesco. Abbiamo fatto Lino Banfi patrimonio dell’Unesco”. Successivamente, l’attore ha preso la parola sul palco per commentare: “Basta con tutti questi plurilaureati nelle commissioni, io porterò un sorriso”.

La vicenda ha innescato un’esplosione di ilarità che ha travolto stampa nazionale e webl ma ha ancora una volta messo in discussione la credibilità del Governo. Chi, come informa il Corriere della Sera, si dice stupito da questo clamore è il presidente dal 2016 di Unesco Italia, Franco Bernabè – ex presidente e amministratore delegato di Telecom. Bernabè ha spiegato che Banfi sarà in grado di contribuire ai lavori della Commissione “nel perimetro dei compiti “consultivi”, di stimolo e suggerimento assegnati all’assemblea. Non è, come è stato anche detto, l’ambasciatore italiano all’Unesco. Chi svolge quel ruolo è l’ambasciatore Massimo Riccardo, che è il rappresentante permanente del nostro Paese».

Un altro commento che ha scatenato polemica sulla vicenda Banfi, viene dal produttore cinematografico Pupi Avati, membro della Commissione nominata dal Mise: “Si sarebbero potuti affacciare dal balcone bendati e indicare il primo che passasse, perché c’è la nomina, esiste il ruolo, ma manca il compito. Almeno, è mancato finora: io sono stato insignito, ma nemmeno mi hanno interpellato a riguardo. Il lavoro da commissario non l’ho mai svolto, non so nemmeno che dovrei fare, perché la commissione non è mai stata convocata”. Pronta la replica del presidente Franco Bernabè che ha informato i non addetti ai lavori che l’assemblea “è stata convocata regolarmente e Pupi Avati è stato invitato a partecipare, ma non si è mai presentato. Evidentemente avrà avuto altro da fare. Comunque tutto questo rumore e anche le dichiarazioni più disparate rilasciate dopo la nomina hanno il pregio di far parlare dell’Unesco e del lavoro che svolgiamo».

Perché è bene ricordare che l’Italia ha ben 54 siti patrimonio dell’umanità, 9 entità di patrimonio immateriale, 10 geoparchi, 17 riserve della biosfera, 9 città creative, 29 cattedre, 2 learning city. Chi pensa che la Commissione Unesco non abbia nessuno scopo “commette un grande errore” – prosegue Bernabè – A Palazzo Firenze a Roma, dove abbiamo la sede, lavora in modo permanente la segreteria, composta dal presidente della commissione e da tre funzionari ministeriali, che è in sostanza l’organo di gestione. Il consiglio si riunisce almeno una volta al mese per valutare e approvare programmi e candidature, che comportano dossier di centinaia di pagine frutto di anni di lavoro. Sono tantissimi: non c’è comune, zona, territorio che non ha l’ambizione di fregiarsi del simbolo dell’Unesco. Giustamente, perché ha un grande valore di richiamo e reputazione nel mondo. Il nostro Paese ha 54 siti patrimonio dell’umanità».

Intanto, tra i nuovi siti candidati a patrimonio dell’Unesco italiani figurano le Alpi marittime, la cui candidatura è stata promossa dal ministero dell’Ambiente e confermata dal Consiglio direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco. L’Italia, spiega il dicastero nel comunicato ufficiale, è capofila di questa candidatura che vede insieme anche Francia e Principato di Monaco. Tra le altre candidature Unesco per il 2020 anche Padova Urbs Picta che comprende gli affreschi trecenteschi situati alla Cappella degli Scrovegni, a Palazzo della Ragione, alla Basilica del Santo, alla cappella della Reggia carrarese, all’oratorio di San Giorgio, alla chiesa degli Eremitani, al Battistero del Duomo e all’oratorio di San Michele. Candidate anche le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene.

Mentre, per quanto concerne la candidatura di “Ecosistemi forestali della Sila” per l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale come sito naturale, il Consiglio direttivo ha deciso di “soprassedere alla sua presentazione – si legge nella nota del dicastero – in quanto la candidatura ha ricevuto una valutazione negativa da parte dell’Uicn (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), organo di valutazione del Comitato del Patrimonio Mondiale competente per i siti naturali”.

In ogni caso, nonno Libero ha già spiegato come contribuire alle candidature: «Voglio la mia Canosa e i nonni patrimonio dell’umanità».

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