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Bernabè al Governo: meglio un accordo Telecom-Cdp che la concorrenza nelle infrastrutture tlc

Dopo la decisione di Cdp di investire in Metroweb, il presidente di Telecom Italia Franco Bernabè rilancia proponendo un accordo tra il suo gruppo e la Cdp per lo sviluppo della banda larga: “La concorrenza va bene ma sarebbe meglio unire le risorse per garantire a tutti un’infrastruttura essenziale” – “Telecom è di nuovo un bersaglio goloso”

Bernabè al Governo: meglio un accordo Telecom-Cdp che la concorrenza nelle infrastrutture tlc

“Mi chiedo se per lo Stato sia opportuno fare concorrenza all’operatore privato nelle aree dove tutto è facile e disinteressarsi delle aree difficili, o se invece non sia meglio unire le risorse di Telecom e della Cdp per garantire a tutti un’infrastruttura essenziale” come la banda larga. All’indomani della decisione della Cassa depositi e prestiti (Cdp) di investire in Metroweb, il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè rilancia con una lunga intervista a Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera.

“Un grande accordo (tra Telecom e la Cdp) direbbe al Paese che il suo establishment ha imparato la lezione della storia e direbbe ai mercati e ai concorrenti globali che qui è finita l’era dei Guelfi e dei Ghibellini”. Bernabè rileva “che la concorrenza nell’infrastruttura di tlc fa bene ma che un accordo sarebbe più efficace e impegnerebbe meno capitali”. Dopo aver ricordato che, come alla fine degli anni ’90 con l’assurda Opa di Colaninno e Gnutti che ha finito per scaricare parte dei costi dell’operazione sulla stessa Telecom, facendo esplodere il debito, anche oggi come allora Telecom è diventata un “bersaglio goloso”. Il numero uno del maggior gruppo telefonico italiano segnala che “nel 2007 America Movil di Carlos Slim l’avrebbe volentieri pagata (Telecom) molto di più” di oggi.

Poi il presidente di Telecom replica a quanti accusano il suo gruppo di rallentare lo sviluppo della banda larga per il carico di debiti che deve sopportare: “La verità è che i concorrenti vorrebbero che noi facessimo la nuova infrastruttura a nostre spese e poi gliel’affittassimo a basso preezzo. Dove sono finiti i progetti di cablare Roma dei tre operatori esteri?”

Insomma “se concorrenza ci deve essere, che sia ad armi pari”. Ora la parola è al Governo e alla nuova Agcom dove si profila la nuova presidenza di Angelo Cardani, bocconiano e braccio destro da sempre del premier Mario Monti, a cui spetta l’ultima parola.

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