Quanto alle città del Nord tutto lascia intendere che le liste del Pdl soffrirebbero la mancata alleanza con la Lega. In questi giorni Calderoli ha messo in chiaro che il patto con con Berlusconi “è morto e sepolto”. Sono questi i motivi per i quali prende quota l’ipotesi di non presentare liste intestate al Popolo delle libertà al prossimo turno elettorale, sia pure amministrativo.
Del resto è da un po’ di tempo che il Cavaliere non nasconde che quel nome (Popolo delle libertà) e qull’acronimo (Pdl) gli piacciono sempre meno. Così prima ci si potrebbe nascondere dietro liste locali, per non perdere un minimo di contatto con il proprio elettorato. E dopo le elezioni si potrebbe cercare un nuovo nome, un nuovo acronimo, e magari un più compatto gruppo dirigente. Certo non è una manifestazione di forza quella di un partito di maggioranza relativa che si presenta alle amministrative sotto indirette spoglie. E’ un po’ come se il Milan, in attesa di avere un parco giocatori migliore, decidesse di mettere in campo la squadra Primavera. Il rischio è che i tifosi e gli elettori si disaffezionino.
Di queste cose, ma anche di altro, si dovrebbe discutere questa sera in una supervertice del partito convocato a villa Germetto. Certo la tentazione di non fare incassare un risultato che si prevede negativo al proprio partito è tutt’altro che infondata. Resta però da chiedersi se una decisione in questa direzione non finisca per indebolire soprattutto il segretario Angelino Alfano, il quale ha bisogno di una forte credibilità e un altrettanto convinto sostegno del suo partito, per condurre la trattativa sulle riforme istituzionali ed elettorali, appena avviata con il Pd e il terzo polo.
Qualche problema per le prossime amministrative potrebbe incontrarlo anche la Lega. E certamente lascia preplessi la decisione di mettere fuori dalla dirigenza del cosiddetto parlamento padano, il maroniano Flavio Tosi, sindaco leghista uscente di Verona. Come dire, talvolta i politici debbono guardarsi soprattutto dal fuoco amico.