E’ stata la Lega a salvare dall’arresto il deputato del Pdl Marco Milanese e a consentire a Berlusconi di superare un insidioso passaggio parlamentare. A conferma del fatto che, contrariamente a quanto si diceva all’inizio della Legislatura, non è il Carroccio ad avere la “golden share” sul governo, ma è Berlusconi ad averla e ad esercitarla su Umberto Bossi e il partito nordista. Con buona pace del malessere dei suoi iscritti e dei suoi elettori, già sufficientemente documentato dal voto nelle più recenti elezioni amministrative nelle città del Nord Italia.
Gia, perchè se ora Berlusconi può ancora provare ad ostentare ottimismo, lo deve soltanto a Bossi, coadiuvato, almeno questa volta, da Maroni. Si dice che, per non aver ostacolato il capo, probabilmente il ministro dell’Interno incasserà la nomina a capogruppo dei deputati del suo sostenitore Stucchi, al posto del bossiano puro e duro Reguzzoni. Ma questi potrebbero solo essere pettegolezzi di bassa cucina. Quel che è certo è che il sostegno, pressochè compatto, del gruppo leghista ha salvato ancora una volta il governo. Un fatto che non si sa quanto sarà apprezzato dalla base nordista. E che certamente è servito a fare da argine anche ai malpancisti del Pdl. Perchè, nel voto su Milanese, si sono appalesati ben 7 franchi tiratori di maggioranza. Insomma quella del premier di oggi, se è stata una vittoria, è stata una vittoria sofferta. Sulla quale sarebbe stato difficile scommettere almeno fino al pomeriggio di ieri quando, finalmente, è giunto l’annuncio di Bossi: “Non farò cadere il governo e Maroni è con me”. Parole subito confermate anche dal ministro dell’Interno.
Si dirà che Milanese era l’uomo ombra di Giulio Tremonti e che la Lega non voleva indebolire il ministro dell’economia, dando il via libera all’arresto del suo ex collaboratore. Problema questo che non si è posto Tremonti, il quale non ha partecipato al voto, perchè in viaggio verso l’America per una riunione del Fondo monetario. Viaggio, che, a giudizio dello stato maggiore pidiellino, poteva essere posticipato di qualche ora. Tant’è che il sottosegretario Santanchè ha parlato di “atteggiamento umanamente vergognoso”, e il suo collega Crosetto ha aggiunto che l’assenza del ministro “è un forte indicatore del valore dell’uomo”. Insomma Tremonti non è in crescita nella valutazione e nella stima dei più impegnati sostenitori del premier.
Il voto su Milanese ci consegna così una Lega sempre più supina agli interessi di Berlusconi, anche se Bossi smentisce che ci sia un patto per far durare l’Esecutivo almeno fino al gennaio prossimo. La prossima verifica sarà in occasione del voto sulla sfiducia individuale al ministro dell’Agricoltura Saverio Romano, indagato per reati connessi alle attività della mafia. E proprio la Lega aveva più volte rivendicato il dicastero dell’Agricoltura per un suo rappresentante del Nord, storcendo la bocca quando, al posto del leghista Zaia, fu mandato il siciliano ex Udc. Eppure tutto lascia intendere che anche il 28 settembre (il voto è previsto per quella data) Berlusconi sarà, ancora una volta, in grado di esercitare la sua golden share sul partito nordista e soprattutto sul suo capo.