“Una sospensione certamente negativa della democrazia”. Silvio Berlusconi parla in questi termini del nuovo governo guidato da Mario Monti, sostenendo che appena saranno archiviate le prinicpali misure anticrisi bisognerà tornare al voto. Dopo aver detto appena ieri che l’Italia è “in buone mani”, l’ex premier si scatena parlando con i senatori Pdl a Palazzo Madama.
E ne ha per tutti, a cominciare dalle opposizioni: “Non possiamo lasciare il paese alla sinistra. E poi a chi? A Di Pietro, Vendola e Bersani. Gli italiani non sono così cretini da dare il voto a questi qua”. Per arrivare fino al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano: “La decisione finale ci è stata praticamente imposta – continua il Cavaliere – con i tempi voluti dal presidente della Repubblica. Come presidente del Consiglio mi sentivo impotente, potevo solo suggerire disegni di legge. Anche i decreti, quando arrivavano al Quirinale, il presidente della Repubblica diceva no a 2 su 3. Ci correggeva con la matita rossa, come una maestra con i bambini delle elementari”.
Quanto al programma che il nuovo Esecutio si appresta a varare, “Monti ha parlato di sviluppo e crescita, ma non ci ha detto nulla di preciso”. In ogni caso i pidiellini non voteranno mai a favore di un’eventuale patrimoniale, giudicandola una misura depressiva. Berlusconi non si lascia sfuggire l’occasione per parlare anche di elezioni. Se si votasse adesso – dice – ci sarebbe da valutare “l’incognita del Terzo Polo, l’incognita di Casini. Ma non vi preoccupate: faremo ragionare il ragazzo al momento giusto, con le buone o le cattive”.
Ma il voto anticipato non conviene: “Affrontare ora una campagna elettorale, sotto la pressione negativa e l’assedio dei media, sarebbe un errore”. Infine, la legge elettorale: “Monti non la cambierà – conclude Berlusconi -, ma siamo d’accordo che va cambiata. Abbiamo un gruppo di esperti che sta valutando quella migliore, va modificata prima delle prossime elezioni”.