“Per noi l’euro è una moneta straniera. Siamo come l’Argentina che emetteva bond in dollari”. E ancora: “Il signor Monti si è messo in ginocchio di fronte alla Germania. Lo spread è stato un vero imbroglio”. Dunque: “Il Governo deve andare in Europa a ridiscutere il fiscal compact e bisogna cambiare la missione della Bce e questa politica di austerità”. Sembra Beppe Grillo ma è Silvio Berlusconi che parla e poco importa che sia stato lo stesso Silvio Berlusconi a genuflettersi due anni fa davanti alle potenze europee sottoscrivendo il fiscal compact. Ma, suvvia, che importa? La memoria – al contrario delle bufale – non è mai stata il lato forte del Cavaliere.
Dopo il discorso di ieri al Palazzo dei Congressi di Roma con cui Berlusconi ha preso atto del divorzio di Alfano e con cui ha provato a rilanciare Forza Italia almeno quattro punti sono chiarissimi:
1) Berlusconi ha deciso di fare della lotta all’euro e dell’anti-europeismo il cavallo di battaglia delle prossime elezioni europee, alle quali sta pensando di candidarsi in prima persona – se necessario all’estero – per aggirare i vincoli che le condanne giudiziarie e gli effetti della legge Severino stanno ponendo alla sua agibilità politica;
2) sul terreno della lotta all’euro e dell’antieuropeismo le differenze tra Berlusconi e Beppe Grillo (memorabile la bufala del comico sulla proposta di tenere un’impossibile referendum anti-euro) si fanno ogni giorno più sottili e avvicinano i due leader ai populismi di tutto il Vecchio continente;
3) proprio sull’euro e sull’Europa sono invece enormi le distanze tra Berlusconi e Alfano ma la scissione del vicepremier dovrebbe, sotto questo profilo, rafforzare la politica europeista del governo Letta;
4) l’offensiva anti-europeista di Berlusconi (Grillo e Lega) dovrebbe indurre Enrico Letta a rompere ogni indugio e a raccogliere i suggerimenti dell’ex presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, a fare fronte comune con Francia e Spagna e a battere i pugni sul tavolo della signora Merkel per cancellare un’austerità a senso unico che non ha nulla a che fare con il pur necessario rigore ma che strozza sul nascere ogni timido segnale di ripresa.
E’ presto per valutare tutti gli effetti della rottura nel centrodestra ma certamente sul terreno europeo si apre d’ora in avanti anche in Italia una battaglia alla luce del sole tra chi – insieme ai populismi di destra e di estrema sinistra di tutto il continente – rinnega l’euro e l’Europa e chi invece vuole sì l’Europa ma profondamente diversa da quella che conosciamo e, proprio per questo, si interroga su come rendere sostenibile la moneta unica e come cambiare le regole di Maastricht.