L’alleanza elettorale con la Lega costa ogni giorno più cara a Berlusconi che, dopo aver rivalutato Mussolini per compiacere la destra fascista di Storace, ora si attesta su una linea anti-Merkel, ma soprattutto anti-euro, per compiacere le fibrillazioni populiste e antieuropeiste della Lega di Roberto Maroni.
O riusciamo a sconfiggere la linea dell’austerità della Germania e a vincere il braccio di ferro con la Merkel, oppure l’Italia uscirà dall’euro, ha tuonato stamattina Berlusconi. Non tutti gli italiani sono però degli allocchi e i più ricordano che con lui alla guida del governo l’Italia, oltre ad arrivare a un passo dal baratro, ha perso nei consessi europei tutti i confronti con la Germania e che fu proprio lui ad accettare il fiscal compact.
Con la Germania i rapporti sono cambiati a nostro vantaggio con l’arrivo a Palazzo Chigi di Monti, che è riuscito ad ammorbidire la Merkel sia sullo scudo antispread che sull’unione bancaria, come emerse chiaramente dal Consiglio europeo di fine luglio. Il resto l’ha fatto Mario Draghi che – ma questo Berlusconi non lo sa o finge di dimenticarlo – è riuscito a staccare la Merkel dall’ortodossia cieca della Bundesbank e ad ottenere il via libera sia per la liquidità da immettere nel sistema finanziario sia per la difesa senza limiti dell’euro.
Quanto alla prospettiva demagogica dell’uscita dell’Italia dall’euro evocata da Berlusconi, essa si commenta da sé. Dopo aver portato l’Italia sull’orlo della bancarotta nell’autunno del 2011, adesso il Cavaliere vorrebbe portarla a Caporetto: uscire dall’euro, che equivarrebbe a sfasciare l’Europa, significherebbe che in una sola notte i redditi e la ricchezza degli italiani si dimezzerebbero d’acchito con il ritorno alla lira, con la beffa che il debito pubblico resterebbe denominato in euro e ci costerebbe sempre di più.
La sparata di oggi dimostra ancora una volta che Berlusconi è un autentico venditore di tappeti che parla alla pancia dell’Italietta, ma governare un grande Paese come il nostro non fa per lui: e infatti ha fallito tre volte.