Tutti insieme appassionatamente sul carro del vincitore o, per lo meno, del presunto tale. Ad ogni campagna elettorale è così e quella in corso non fa eccezione. Le elezioni sono sempre l’apoteosi dell’opportunismo e del trasformismo e, siccome gli attuali sondaggi danno per vincente Silvio Berlusconi, tutti sgomitano per salire sul suo carro, giustamente ribattezzato con disprezzo come l’arca di Noè da Matteo Salvini, che di Berlusconi è alleato, scomodo ma alleato.
Il campionario è vasto quanto pittoresco e va dagli animalisti di Michela Brambilla ai reduci di Ap guidati da Maurizio Lupi, dai liberali di Stefano De Luca ai laici di Idea di Quagliarello (ma chi non ricorda il suo oscurantista intervento al Senato sul caso Englaro?), dagli scissionisti di Scelta Civica che hanno seguito Enrico Zanetti agli ex leghisti di Flavio Tosi, dai siciliani di Cantiere Popolare di Saverio Romano a Direzione Italia di Raffaele Fitto, dagli autonomisti “responsabili” di Renzo Tondo in Friuli, ai Riformatori sardi di Pierpaolo Vargiu, da “Insieme per il Molise” di Michele Iorio agli ex Udc diLorenzo Cesa, da Rivoluzione cristiana di Gianfranco Rotondi alla risorgente Udeur dell’intramontabile Clemente Mastella, dai Pensionati al Popolo delle partite Iva, dal Rinascimento di Sgarbi e Tremonti a Energie per l’Italia di Stefano Parisi mentre resta incerto il futuro dell’Ala verdiniana.
Naturalmente questa corsa sul carro del vincitore nasce da fervidi motivi ideali (!). Provate a dire ai 22 nanetti che la loro è solo una sfacciata fame di poltrone e potreste ricevere insulti. Ma l’incantesimo finirà presto, perché i partitini pretendono collegi uninominali sicuri ma, se dovesse accontentarli tutti, sarebbe Berlusconi a restare senza premi e cotillons per i suoi fedelissimi. Perciò, alla fine molti resteranno con un pugno di mosche in mano, ma vuoi mettere l’ebbrezza di provare a salire sul carro del vincitore?