Se la politica e soprattutto il Movimento Cinque Stelle non ci avessero abituato alle capriole più incredibili, bisognerebbe concludere che stavolta l’alleanza tra M5S e la Lega di Matteo Salvini è morta e sepolta.
Ieri, in un summit promosso da Beppe Grillo nella sua villa di Marina di Bibbona con i vertici di tutti i Cinque Stelle (da Di Maio a Casaleggio e da Fico a Di Battista e alla Taverna, senza dimenticare i capigruppo parlamentari), il disappunto nei confronti del leader della Lega è arrivato alle stelle.
“Inaffidabile” è stato il giudizio di Grillo e dei vertici dei Cinque Stelle su Salvini per la mossa, ora in parte ritrattata, che lo ha portato a chiedere la sfiducia in Parlamento del premier Giuseppe Conte.
Secondo Grillo e i vertici del Movimento non ci sarebbero più le condizioni per rilanciare l’alleanza tra Lega e M5S e bisogna pensare a una nuova fase politica che passi per l’apertura dei rapporti con il Pd. “Ma per fare cosa?” ha chiesto Grillo invitando i suoi a riportare l’attenzione del Movimento sulle cose da fare più che sui compagni di viaggio.
Poichè, tuttavia, i Cinque Stelle vedono le elezioni anticipate come il fumo negli occhi, una trattativa con il Pd si impone, anche se – ipocritamente – Grillo e i suoi avvertono: “Trattare sì ma non con Renzi”. Come se non fosse stato proprio l’ex premier a sparigliare il campo con la proposta del Governo istituzionale aperto a tutte le forze politiche che vogliono sbarrare la strada a Salvini e alle elezioni anticipate. Ma questi sono i giochini della tattica politica, mentre nelle prossime ore bisognerà mettere le carte in tavola e le ipotesi di un monocolore guidato da Conte, sostenuto direttamente dai Cinque Stelle, o di un governo M5S-Pd guadagnano terreno. Con buona pace di Salvini.