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Benzina e diesel: i prezzi tornano a salire dopo 3 mesi a causa degli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso. Tensioni anche sul gas

Imagoeconomica

Dopo più di tre mesi di cali, gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso fanno salire i prezzi di benzina e diesel. 

Gli attacchi della milizia yemenita filo-iraniano Houthi contro navi nel Mar Rosso, una delle principali rotte petrolifere mondiali, stanno creando molti disagi al commercio marittimo. Diverse compagnia sono costrette a deviare la rotta intorno al Capo di Buona Speranza per evitare il canale di Suez aggiungendo costi e ritardi che, secondo gli analisti del settore, si aggraveranno nelle prossime settimane. Il risultato? Il petrolio il prezzo dei carburanti sale.

La situazione nel Mar Rosso

 “A ogni escalation a Gaza corrisponderà un’escalation nel Mar Rosso”: lo ha detto lunedì il generale yemenita Yussef Maadani, comandante della 5a divisione delle forze armate yemenite sostenute dall’Iran, citato dall’ufficio stampa del governo di Sanaa. Le affermazioni sono arrivate dopo la diffusione di notizie di un nuovo attacco nel Mar Rosso contro una nave commerciale in transito nei pressi dello stretto di Bab al Mandab. 

L’esplosione del 18 dicembre è solo l’ultima in ordine di tempo nello stretto di Bab al Mandab, che separa la penisola araba dal Corno d’Africa, vitale per la navigazione commerciale.

I ribelli Nouthi dello Yemen, sostenuti dall’Iran, hanno lanciato una serie di attacchi con droni e missili contro le navi che entrano nel Mar Rosso attraverso lo stretto, affermando di voler fare pressione su Israele affinché ponga fine alla guerra nella Striscia di Gaza. In risposta agli attacchi, quattro grandi compagnie di navigazione, tra cui British Petroleum ed Equinor, hanno dichiarato che stanno dirottando le loro navi lontano dal Mar Rosso.

Allo scopo di scongiurare gli attacchi degli Houthi e pattugliare il Mar Rosso gli Stati Uniti hanno annunciato una coalizione di 10 nazioni, di cui farà parte anche l’Italia, con Gran Bretagna, Francia, Italia e Bahrein. “I Paesi che cercano di sostenere il principio fondamentale della libertà di navigazione devono unirsi per affrontare la sfida posta da questo attore non statale”, ha affermato in una nota il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin. 

Salgono i prezzi di benzina e diesel

Ciò che sta succedendo sta avendo forti ripercussioni anche sui mercati. Il motivo? Le tensioni stanno avvenendo in una delle principali tratte petrolifere mondiali. Tant’è che il prezzo del petrolio è salito per diversi giorni consecutivi e solo oggi mostra un minimo ribasso (Brent -0,3% a 77,72 dollari al barile, Wti -0,4% a 72,5 dollari al barile).

Secondo la rilevazione di Staffetta Quotidiana, nella mattinata del 19 dicembre Eni ha incrementato di un centesimo al litro i prezzi consigliati di benzina e gasolio. Per la benzina si tratta del primo rialzo dal 12 settembre: da allora Eni ha ridotto i prezzi consigliati di 24 centesimi al litro. Per il gasolio è il diesel aumento dal 15 settembre. Nel frattempo i prezzi sono scesi di 22 centesimi. 

 Quanto alle medie comunicate ieri (18 dicembre) dai gestori di circa 18 mila impianti all’apposito Osservatorio del ministero delle Imprese e del made in Italy, al self-service la benzina quota a 1,767 euro/litro (-1 millesimo sulla precedente rilevazione) e il gasolio a 1,732 euro/litro (invariato). Al servito, verde a 1,909 euro/litro (invariato), diesel a 1,873 euro/litro (invariato), Gpl a 0,717 euro/litro (invariato), metano a 1,450 euro/kg (invariato) e Gnl a 1,417 euro/kg (invariato). Lungo le arterie autostradali, benzina a 1,854 euro/litro (2,123 al servito), gasolio a 1,827 euro/litro (2,101 al servito), Gpl a 0,847 euro/litro, metano a 1,540 euro/kg e Gnl a 1,447 euro/kg.

Sale anche il prezzo del gas

L’escalation di tensione nel Mar Rosso ha ripercussioni anche sul prezzo del gas, che ieri alla Borsa di Amsterdam è tornato sopra i 35 euro al Mwh, in rialzo del 7%, salvo poi ripiegare nella giornata di oggi.

Il valore dell’indice Igi (Italian gas index) per il 19 dicembre è pari a 37,34 euro al MWh, in aumento  di oltre 4 euro rispetto ai 33,28 euro al MWh del 18 dicembre. Lo rileva il Gme, Gestore dei mercati energetici.In questo contesto, se il blocco del canale di Suez dovesse continuare e protrarsi oltre la fine dell’anno, potrebbe saltare anche l’atteso taglio delle tariffe del gas a gennaio, intorno al 4%, con altrettanto bonus dimezzato per il primo trimestre 2024 della luce. In questo caso da un calo previsto nell’ordine dell’8% si scenderebbe a meno 4-5% nel conto dell’elettricità. “Si rischia di interrompere la tendenza forte al ribasso”, ha avvertito il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli.

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