L’Unem, associazione di Confindustria che raggruppa le aziende del settore petrolifero, stima un aumento della bolletta petrolifera per l’Italia di 4,9 miliardi di euro nel 2021, a quota 16,7 miliardi contro gli 11,8 dello scorso anno. Una parte di questa maggiore spesa è dovuta all’aumento dei prezzi, stimati crescere di 3,7 miliardi rispetto all’anno scorso. La restante parte e cioè 1,2 miliardi è imputabile alla ripresa dei consumi top un periodo di forte depressione dovuto alla pandemia Covid. Questi calcoli si traducono in un sovrapprezzo fiscale sui carburanti di 7-10 centesimi al litro per gli automobilisti italiani.
L’Unem ha riunito l’assemblea annuale per fare il punto sulla situazione del settore, influenzata radicalmente dalla discesa dei consumi causata dalla pandemia e dalla conseguente caduta dei prezzi del petrolio scesi ai minimi ma che negli ultimi mesi hanno ripreso a correre, spinti dalla ripresa economica mondiale.
A livello percentuale, nel 2020, la domanda di energia in Italia è scesa del 9,3% a fronte del crollo del 16% mostrato dal petrolio. Nei primi 5 mesi del 2021 il gas ha recuperato più della metà del calo, le rinnovabili sono cresciute di oltre il 2%, mentre il petrolio continua a registrare una forte contrazione, ma con un trend in recupero a seguito delle riaperture.
“La domanda di energia ha ripreso a crescere in modo significativo” ed è “in larga parte coperta dalle fonti fossili che sono ancora dominanti, e lo saranno ancora per diversi decenni in assenza di soluzioni realmente alternative nel soddisfare i fabbisogni essenziali soprattutto nelle zone più povere del Pianeta”, ha sottolineato il presidente Spinaci, facendo presente che nel 2021 la domanda di energia dovrebbe crescere del 4,6%. L’80% della richiesta sarà coperta da fonti fossili”. Nel dettaglio, la domanda di petrolio, nonostante un recupero stimato del 6,2%, nel 2021 sarà ancora inferiore del 3% rispetto al 2019. L’oro nero risulta “ancora la prima fonte di energia con una quota di oltre il 30%, seguita dal carbone con il 26% e dal gas con il 23%”, continua l’Unem.
Per quanto riguarda il ruolo delle rinnovabili, il settore si attesta oggi intorno al 16% e copre circa il 30% della generazione elettrica grazie soprattutto alla fonte idroelettrica, con l’eolico e il fotovoltaico che insieme si attestano intorno al 9%. “Ci rendiamo conto che (le rinnovabili, ndr.) non riescono ancora a coprire il solo incremento di domanda atteso”, ha commentato Spinaci. In questo contesto occorre sottolineare però che, dopo il +3% messo a segno nel 2020, per il settore nel 2021 è stimata un’ulteriore crescita del 3,9%.
Passando al gas naturale e al carbone, sono gli unici settori che nel 2021 torneranno ai livelli pre-Covid. Il primo, dopo con un progresso del 3,2%, sarà spinto soprattutto dalla crescente domanda di Asia, Medio Oriente e Russia. Il carbone, con un aumento del 4,5%, dovrebbe anch’esso tornare oltre i livelli pre-Covid e avvicinarsi ai picchi del 2014, spinto dalla domanda cinese.